Mary Principessa

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LE FAVE SONO UN LEGUME FAVOLOSO PER INTEGRARE FERRO E FIBRE Le fave fresche hanno pochi grassi e calorie: amiche della linea, contengono sostanze che proteggono dal cancro e aiutano contro artrite e osteoporosi. In primavera e fino a giugno, troviamo sui banchi del mercato le fave fresche (dette anche “favette”) che sono di colore verde acceso, avvolte nel loro baccello, mentre durante l’anno sono disponibili quelle secche (di colore biancogiallino). Le fave o favette fresche sono più ricche di vitamine, oligoelementi, sali minerali (in particolare il ferro), fibra anticolesterolo e hanno poche calorie. Inoltre contengono una buona dose di vitamina E, un antiossidante che presiede al nutrimento della pelle. Un motivo in più per introdurre nella nostra alimentazione questo legume e per approfittare, adesso, della disponibilità delle fave novelle di stagione, le migliori dal punto di vista vitaminico. Si tratta di un legume davvero unico, in grado di contrastare l’anemia, vincere la stipsi, e persino proteggere il sistema nervoso. Vegetali ricchi di ferro, magnesio, vitamine del gruppo B e vitamina C (che viene persa con la cottura), le fave hanno poi un elevato contenuto di proteine, di fibre e un apporto calorico inferiore agli altri legumi. Fave: ottima protezione contro diabete e malattie coronariche Tra le fave coltivate in Italia, due sono particolarmente rinomate: quella pugliese di Carpino e quella siciliana di Leonforte. Le prime, più piccole di dimensioni, sono famose per il tegumento friabile, leggero, e per il gusto delicato. Da un punto di vista nutrizionale sono apprezzate per il contenuto di antiossidanti e per la L-dopa, una sostanza chiave per sostenere le funzioni del sistema nervoso. La qualità di Leonforte, invece, è più grande e si contraddistingue per un minor contenuto di zuccheri, fattore decisivo per chi deve seguire un’alimentazione a basso indice glicemico. Utili anche nella prevenzione dei tumori Le fave potrebbero essere anche un ottimo alimento da mettere in una dieta anticancro. Uno studio della australiana Charles Sturt University (CSU) comparso sul British Journal of Nutrition ha scoperto in test di laboratorio che i componenti delle fave del tipo Nura e Rossa sono attivi contro cinque diverse linee di cellule cancerose. Questa azione pare sia legata ai composti fenolici, sostanze che difendono la pianta dai parassiti. Sempre lo stesso studio ha evidenziato anche un effetto benefico delle fave contro la pressione alta. Le fave sono un grande rimedio per artrite e osteoporosi Le fave sono anche eccellenti nella cura della salute articolare perché contengono manganese, un minerale che nel corpo svolge diverse funzioni, soprattutto a livello muscolo-scheletrico. Ne basta una tazza (circa) per soddisfare le necessità nutrizionali di una donna di media corporatura e il 70% di quelle di un uomo. Il manganese difende il sistema endocrino, quello nervoso e quello immunitario. Fave, come scegliere le più buone Le fave fresche sono contenute in un baccello, che dimostra la sua freschezza quando si presenta con un colore verde brillante, erbaceo. Piccole macchioline di colore scuro sono normali, ma ampie zone annerite possono essere espressione di una contaminazione parassitaria. Anche il tegumento può essere mangiato, ma solo quando le fave sono molto “giovani” e fresche e questo è sottile. Se invece è più coriaceo, deve essere eliminato: si può fare abbastanza facilmente partendo da una piccola apertura sul bordo, chiamata “occhio”. Abbina le fave ai cereali e ai cibi ricchi di vitamina c Le proteine contenute in abbondanza nelle fave, sebbene siano di buona qualità, mancano di un particolare aminoacido e per essere meglio assimilate sarebbe opportuno non mangiarle mai da sole ma abbinarle a carboidrati integrali: provale, per esempio, con quinoa, cipollotto rosso, olive nere taggiasche, scorza di limone grattugiata, prezzemolo tritato e coriandolo fresco tritato.

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COME CURARE L’ACNE CON IL SUCCO ESTRATTO DI SEDANO L'acne è causata da batteri streptococchiche si sono rafforzati nel tempo con gli antibiotici, che potresti aver assunto in qualche momento della tua vita o essere stato esposto inconsapevolmente attraverso il cibo e l'acqua. Lo streptococco si annida nel fegato e quando il fegato e il sistema linfatico si indeboliscono, lo streptococco può viaggiare e raggiungere la pelle. Il grasso del sebo viene prodotto per cercare di impedire allo streptococco di causare danni alla pelle. Poiché lo streptococco è stato ben alimentato dagli alimenti di cui ci si nutre, come latticini,uova,glutine,olio di canola, mais e soia, insieme a una pletora di tossine nel fegato, diventa estremamente vitale a questo punto. Il grasso del sebo non è sufficiente per fermarlo. Ora il sistema immunitario della pelle prende il sopravvento, portando la produzione del grasso del sebo a volumi ancora maggiori come ultimo tentativo di intrappolare i batteri e salvaguardare la pelle. Quando lo streptococco è forte, combatte e sopravvive ai linfociti e alle cellule killer appena sotto l'epidermide. Si arrampica sullo strato esterno della pelle e come risultato produce l'acne cistica. Le epidemie possono essere lievi o devastanti. Ciò che determina un lieve tra l'aggravante e l'estremo caso di acne, incluso quanti ceppi di streptococco avete, quante tossine come metalli pesantisono presenti nel fegato e tessuto sottocutaneo perché lo streptococco si alimenti, quanti antibiotici hai usato o in qualche modo ingerito per tutta la vita, cosa è successo prima della tua vita che hai ereditato, che tipo di adrenalina e come aumenta durante la tua vita quotidiana, quanto è importante la tua esposizione ai pesticidi e come è la tua dieta. Sali di ammasso di sodio non scoperti dentro il succo di sedano agiscono come un antisettico ed espongono e distruggono i batteri dello streptococco. Il succo di sedano aiuta anche a disintossicare e rafforzare il fegato in modo tale che il batterio non lo trova più come posto così felice da farlo annidare. Il succo di sedano rafforza anche il sistema immunitario in modo che possa aiutare a uccidere lo streptococco e fare in modo da prevenire che diventi acne in futuro. I linfociti su cui fai affidamento per fermare lo streptococco nelle autostrade linfatiche si nutrono anche di vitamine e minerali presenti nel succo di sedano.

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L’INVECCHIAMENTO È REVERSIBILE, FATTI RINGIOVANIRE TOPI ANZIANI Topi anziani sono stati ringiovaniti e la loro vita è stata allungata del 30% riprogrammando le loro cellule. La stessa tecnica ha dimostrato di funzionare anche su cellule umane in provetta. È la prima volta che si dimostra che il processo di invecchiamento non ha un’unica direzione e che non è irreversibile. Pubblicato sulla rivista Cell, il risultato si deve al gruppo coordinato da Juan Carlos Izpisua Belmonte, dell’Istituto Salk per gli Studi Biologici a La Jolla, in California. ‘‘Dimostriamo – ha detto Belmonte – che il processo di invecchiamento potrebbe essere invertito.” Riprogrammazione parziale Nell’esperimento i ricercatori hanno utilizzato una versione ‘ridotta’ della tecnica introdotta nel 2006 dal giapponese Shinya Yamanaka per far tornare ‘bambine’ le cellule adulte e basata su un cocktail di 4 geni, chiamati Oct-3/4, Sox2, c-Myc, e Klf4. Le cellule così ottenute sono pluripotenti, ossia capaci di seguire diverse direzioni nello sviluppo, e vengono cchiamate Cellule staminali plupotenti indotte (Ips). Finora adottata solo su cellule, questa tecnica prevede che le cellule adulte siano immerse nel cocktail di geni per circa tre settimane. Per applicarla su animali vivi il gruppo di Belmonte ha deciso di prendere una ‘scorciatoia’, abbreviando i tempi da tre settimane a soli quattro giorni. I rischi L’obiettivo non era infatti riportare le cellule dei topi anziani ad essere nuovamente bambine, ma farle ringiovanire appena un po’: quanto basta per garantire una buona salute. Un’impresa non facile, considerando che uno dei rischi maggiori di questa stimolazione delle cellule in animali vivi è la formazione di tumori. Per questo motivo il gruppo californiano ha integrato il cocktail di geni con un antibiotico a largo spettro, nella giusta quantità per impedire la formazione di tumori senza altri effetti collaterali. I test sulle cellule … Il primo passo è stato sperimentare la tecnica su colture di cellule umane e di topo e tutte sono ‘ringiovanite’, nel senso che le disfunzioni molecolari associate all’età si sono ridotte. Incoraggiati da questo risultato, i ricercatori hanno applicato la stessa tecnica in topi vivi, utilizzati come modello dell’invecchiamento precoce. Gli animali erano stati infatti modificati in modo da avere una malattia genetica rara chiamata progeria. … e quelli sui topi anziani Nei topi anziani è stato iniettato quindi il cocktail di geni in modo da far regredire le cellule nel tempo, ma in modo parziale, più l’antibiotico. I ricercatori hanno osservato così che negli animali sono migliorate le condizioni di cuore e sistema vascolare, così come quelle di pancreas e muscoli. Non sono comparsi tumori e in generale la loro vita si è allungata del 30%, ossia da una media di 18 mesi a 24 mesi. Ancora molto tempo per i test sull’uomo Nonostante il successo, il passo verso un’eventuale sperimentazione di questa tecnica nell’uomo non sarà breve. ”I topi non sono esseri umani e sappiamo che sarà molto più complesso ringiovanire una persona”, ha rilevato Belmonte. ”Ma lo studio – ha concluso – dimostra che – , a differenza di quanto si riteneva finora – l’invecchiamento è un processo ‘plastico’, sul quale si può intervenire”.

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