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4. Mancanza di integrazione sociale Gli psicologi generalmente concordano sul fatto che il nostro cervello funzioni al meglio quando abbiamo l’opportunità di socializzare con gli altri. Il sito Web Psychology Today afferma che la mancanza di contatto sociale può portare a depressione, sentimenti di solitudine e persino influire sulla nostra capacità di ricordare le cose. I bambini che non ricevono abbastanza contatti sociali con i loro genitori e coetanei hanno maggiori probabilità di sviluppare problemi psicosociali. Negli adulti, la mancanza di integrazione sociale può anche portare alla formazione di cattive abitudini come il bere e l’abuso di droghe. Per evitare una mancanza di integrazione sociale, è importante cercare modi per socializzare con gli altri. Ad esempio, l’Università del Michigan ha studiato in che modo l’integrazione sociale può aiutare a potenziare le capacità mentali. I ricercatori hanno riferito che anche solo parlare regolarmente per 10 minuti al giorno può aumentare la memoria e le prestazioni mentali. Per evitare una mancanza di integrazione sociale è importante cercare modi per incontrarsi e socializzare con gli altri. I consulenti dell’Università della Florida raccomandano di unirsi a una palestra, un centro sociale o iscriversi a un corso di attività. L’attività fisica ti aiuterà a sentirti meglio e ti darà l’opportunità di incontrare altre persone. Anche solo prendere il telefono per chiamare un parente o un amico può aiutarti a socializzare di più e mantenere attivo il tuo cervello. 5. Privazione del sonno Tutti noi ci sentiamo molto più riposati quando dormiamo bene la notte. Tuttavia, avere l’abitudine di non dormire a sufficienza può avere un effetto dannoso sul cervello. Dr. Hansa D. Bhargava su WebMD dice che la privazione del sonno ha un impatto negativo sul cervello a causa di quanto segue: I tuoi processi mentali rallentano ed è più difficile eseguire attività. Ti rende più smemorato e influenza la memoria a breve termine. L’apprendimento è più difficile. Provoca irritabilità e sbalzi d’umore. Tuttavia, la privazione del sonno può effettivamente danneggiare fisicamente il cervello. Il National Institute of Neurological Disorders and Stroke ha riferito che quando dormiamo, le strutture cellulari nel cervello si alterano per eliminare le tossine che si sono accumulate durante il giorno.11 Pertanto, per evitare disturbi degenerativi del cervello, è importante dormire sempre bene . Tuttavia, ci sono molti altri modi in cui la mancanza di sonno ha un impatto negativo sul corpo di cui si può leggere nell’articolo 23 pericoli di privazione del sonno. 6. Fumare Fumare è un’abitudine dannosa per il tuo cervello e altri organi nel tuo corpo. Un team di ricercatori ha scoperto che i fumatori cronici sperimentano un calo della funzione della dopamina nel cervello. Questo calo della dopamina è un fattore che porta alla dipendenza e aumenta anche la possibilità di recidiva quando si tenta di smettere. I ricercatori hanno scoperto che quando una persona smette di fumare, i livelli di dopamina si normalizzano, dimostrando così che la bassa funzione della dopamina non è un precursore del fumo. I medici hanno anche visto che i fumatori hanno una corteccia più sottile rispetto ai non fumatori. Questa parte del cervello è essenziale per la memoria, il linguaggio e la percezione. I medici concordano sul fatto che una corteccia più sottile è collegata al declino mentale. Smettere di fumare ti aiuterà a migliorare le tue capacità mentali e ti aiuterà a goderti una vita più sana. È possibile smettere di fumare e ho scritto circa 5 modi naturali scientificamente provati per smettere di fumare. 7. Troppo zucchero Oltre a causare il rigonfiamento del girovita e aumentare il rischio di diabete di tipo 2 a causa dell’obesità, troppo zucchero può anche avere un effetto dannoso sul cervello.

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“Abbandonare la scrittura a mano significa non usare il cervello”. Ed è quello che fa effettivamente Maria Teresa Morasso, grafologa, che da anni tiene a Palazzo Ducale corsi – che registrano sempre il tutto esaurito – a insegnanti che vogliono comprendere meglio chi hanno davanti, cioè i proprio studenti, grandi e piccoli. Infatti dopo il corso sull’Educazione al Segno Grafico, dedicato alle maestre della scuola primaria, è la volta dei corsi “L’osservazione grafologica: uno strumento per conoscere gli allievi” (4 lezioni per gli insegnanti di medie inferiori e superiori, ma anche per educatori e genitori: 28 novembre, 5, 12 e 19 dicembre) e“Adolescenti e scrittura a mano: un problema o un’opportunità?”. “Per aiutarli nella comprensione delle loro caratteristiche, ma anche dei loro disagi – spiega – L’analisi della scrittura consente anche di mettere a fuoco il loro potenziale, che per loro può essere ancora sconosciuto e inconsapevole. Anche per poterli orientare nelle scelte di vita e scolastiche”. Maria Teresa, infatti, è specializzata in Educazione del gesto grafico e svolge attività formativa per il personale della scuola. La scrittura manuale è da più di trent’anni suo oggetto di interesse e di indagine – si è laureata alla facoltà di Urbino -, finalizzata alla consulenza professionale e, in ambito culturale più ampio, all’approfondimento conoscitivo di personalità in campo letterario, storico, artistico, musicale, scientifico. “La scrittura ci rappresenta in tutte le nostre caratteristiche: intellettive, emozionali, affettive. Attraverso la lettura approfondita del segno grafico, possiamo individuare per esempio la qualità dell’intelligenza: come la usa e verso cosa è orientata, se verso il piano più pratico o più speculativo, e se la persona tende più ad analizzare gli elementi che osserva o se ha un atteggiamento più intuitivo e impulsivo”. Non a caso, infatti, a Gennaio condurrà un incontro sul genio: “Paganini e Hendrix: il linguaggio nelle mani”. È fondamentale, infatti, ricordare che la scrittura manuale comporta un uso specifico del nostro cervello: “Abbandonare la scrittura a mano significa non usare il cervello. È più in linea col nostro pensiero e quindi favorisce lo sviluppo del pensiero critico, la capacità di concentrazione, di memoria e di sintesi. In particolare il corsivo meglio rappresenta la coesione col nostro pensiero”. L’importanza del segno grafico, della scrittura a mano nei diversi caratteri, del resto, era ed è ben nota anche a chi ha rivoluzionato il mondo digitale. Modello e maestro per Steve Jobs, infatti, è stato un sacerdote calligrafo di origine italiana: Robert Palladino. Si sa, infatti, che Jobs aveva compreso bene il valore della calligrafia: lui stesso aveva seguito un corso – senza finire l’Università – sulla bella grafia, che gli sarebbe servito per realizzare per il primo MacIntosh i caratteri tipografici che tutti conosciamo e usiamo. Insomma la scrittura non solo è la nostra “impronta”, ma anche è un importantissimo strumento, perché per esercitare l’intelligenza non è sufficiente digitare su una testiera o col touch screen. Come, scrive Jonathan Coopersmith, docente di Storia alla Texas A&M University, “Storicamente, la tecnologia ci ha resi o singolarmente più stupidi o singolarmente più intelligenti e collettivamente più intelligenti”.

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“Abbandonare la scrittura a mano significa non usare il cervello Ha preso il via a Palazzo Ducale il suo corso “L’osservazione grafologica: uno strumento per conoscere gli allievi” per meglio comprendere gli adolescenti attraverso la loro grafia. Intervista alla grafologa Maria Teresa Morasso, che ci ha fatto un’analisi grafologica. È come il DNA o le impronte digitali: indicano la nostra unicità, nessuno li ha uguali a noi né può imitarli (anche se la scienza ormai è in grado di “ritoccare” il DNA). In questo caso, però, non si parla di genetica, ma di scrittura. Rigorosamente manuale, sia chiaro. La grafia, infatti, termine che deriva dal greco e che significa anche “disegno”, “descrizione”, “studio”, “trattato”, richiama il nostro carattere, quello interiore – non il font usato per digitare su pc e smartphone – e la nostra emotività. Perché è da come tracciamo il segno grafico, qualsiasi sia la lettera, che facciamo comprendere, a chi ha studiato la materia, che tipo di persone siamo. Insomma, potremmo affermare: dimmi come scrivi e ti dirò chi sei.

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