Stefano Rossi

Top Founder President

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MUSICA ED ECOLOGIA - BANDA OSIRIS: "L'ARTE NON CAMBIA LA VITA, MA LA MUSICA CREA SOGNI"

2018-09-27 19:01:11

Irreversibile. Una parola che avevamo sempre associato alla pensione, cioè essere alla fine di qualcosa, del lavoro o del nostro ruolo all’interno del processo produttivo. Irreversibile. La stessa parola in uno spettacolo con il meteorologo Luca Mercalli, messa in relazione alla condizione del nostro pianeta, ci ha tragicamente colpito. Anche qui siamo alla fine, non si può tornare indietro. Tutto ciò che da oggi in avanti faremo per migliorare le condizioni della terra non riuscirà a risanare gli errori del passato. Nessun tasto rewind. Possiamo solo peggiorare, un’ipotesi non certo allettante per il nostro futuro. Niente più Eden rigoglioso, né pomeriggi con i fauni di Debussy e neppure Montagne verdi in compagnia di Marcella. E forse anche Le quattro stagioni di Vivaldi dovranno essere accorpate. Dovremo convivere con inondazioni, uragani, estati che sembrano inverni, inverni che sembrano estati, deserti che avanzano, foreste che scompaiono, ghiacciai che si sciolgono: un clima impazzito, il tempo non sarà più quello di prima, l’unica cosa che a noi della Banda Osiris può fare piacere, visto che con il tempo (quello musicale) abbiamo sempre avuto non pochi problemi. E riuscire a conservare tutto questo sfacelo sarà già una vittoria. Il nostro lessico comune sarà Team permeato da termini ambientalisti come ecologia, riciclo (strumento che gli artisti hanno sempre utilizzato a profusione), decrescita, km zero, ignorando che stiamo guidando un’automobile con sei miliardi di posti, a benzina o elettrica, lanciata contro un muro. Vediamo l’ostacolo avvicinarsi ma non possiamo fermarla. Se gli scienziati e i politici hanno fallito, possiamo credere che l’arte possa fermare l’automobile? No. L’arte può cambiare il corso della Storia? No. La scultura di una balena assemblata con la plastica raccolta negli oceani ha impedito l’inquinamento delle acque? Il cemento in via Gluck è diminuito? Nel 1995, Michael Jackson in un brano, Earth Song, parlava delle ferite sanguinanti della Terra, di estinzioni di specie animali, di balene piangenti, di devastazioni dei mari, dopo più di vent’anni confrontiamole con le condizioni di oggi. Solo una sinfonia è riuscita incessantemente negli ultimi duecento anni a rimanere in testa alle classifiche lanciando un messaggio che ha condizionato l’esistenza di tutti noi. Una sinfonia perfetta eseguita da un gruppo, il Capitale, composta con solo quattro note: FA RE SOL DO. Gli artisti quindi non sono in grado di cambiare la società né, a differenza di Socrate che espelleva i poeti dalla sua Repubblica ideale, sono pericolosi. Hanno però un potere: quello di creare dei sogni, delle illusioni. Possono trasmettere ai fruitori delle loro opere una speranza, l’idea che ci siano La Banda Osiris, composta da Sandro Berti, Gianluigi Carlone, Roberto Carlone, Giancarlo Macrì delle persone che non sono d’accordo con le ingiustizie del mondo e che attraverso la condivisione, la forza della compartecipazione esprimano il loro dissenso. Diseducatori del presente. Generatori di indignazione. Cosa possiamo fare oggi, visto che siamo consapevoli della nostra situazione? Enunciare, informare, denunciare, ovvero generare sussulti: per anni abbiamo pensato che il ruolo dell’arte potesse essere questo. E se, oltre a «rivelare» e informare, l’arte aiutasse a guarire, ricomporre? Il termine ecologia deriva dall’unione di due parole greche: oikos, casa, abitazione, e logia discorso. Parlare della nostra casa, del nostro pianeta quindi. Ed è quello che vogliamo fare con lo spettacolo «Acquadueo». Parlare dell’acqua, dei suoi problemi, immaginare vie di fuga. Come bambini giocarci. Aiutati da uno scienziato o meglio un filosofo della scienza, Telmo Pievani, andremo a esplorare tutti i suoi lati per una risorsa che lati non ha. Tutto questo non potrà salvare il mondo, ma potrà riuscire a farci sollevare il piede dall’acceleratore, a diminuire la velocità prima dell’impatto. Il vate Celentano negli anni 60 spingeva per andare a 100 all’ora, altri tempi, un altro mondo. Andremo piano e suoneremo sull’acqua.

Stefano Rossi

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MUSICA - IL GRANDE VIOLINISTA ITALIANO SALVATORE ACCARDO COMPIE 77 ANNI.

2018-09-26 19:28:35

Questa la lettera che indirizza alle sue piccole gemelline Ines e Irene. Auguro anche a voi di crescere con la musica, felicemente come il vostro papà. La musica è fondamentale per ogni essere umano e non si può vivere senza: un filosofo tedesco, Friedrich Nietzsche, si spinse fino a scrivere che l’esistenza, privata della musica, sarebbe un errore. È un linguaggio dell’anima che arriva dritto al cuore delle persone e ci circonda in ogni luogo e in ogni tempo. Il talento per la musica è la premessa, ed è uno straordinario regalo che può essere sciupato da un cattivo insegnante, da una famiglia inadeguata o da uno Stato che non fa la sua parte. È importante che nel nostro Paese si ricostruisca una educazione musicale di base. Perché purtroppo sembra che da noi attualmente si diventi appassionati di musica solo per folgorazione divina, per tradizione familiare o perché un amico un giorno ti porta a un concerto. Mai per educazione. Il sogno della mia vita è che i giovani possano scegliere che musica ascoltare. Dopo averla conosciuta tutta però: Mozart e Beethoven compresi. Alle mie figlie voglio dare la possibilità di scegliere quale musica amare. Aveva ragione Leonard Bernstein quando affermava che non importa che la musica sia classica, jazz o rock, l’importante è che sia bella. Un universo da esplorare interamente, senza limitarsi a qualche pianeta. La musica è anche dialogo. Per questo consiglio a tutti gli studenti di suonarne molta da camera: così imparano che la libertà di uno strumentista deve tener conto di quella dell’altro. E per questo non amo molto il direttore-dittatore. Chi va sul podio è un musicista che ha come strumento l’orchestra. Musicista fra musicisti, insomma. Per fortuna, nella crisi imperante nuovi orizzonti per l’educazione musicale arrivano da lontano. Dal Venezuela. Apprezzo molto “el Sistema” di José Antonio Abreu, un metodo per la promozione sociale dell’infanzia e della gioventù attraverso un percorso innovativo di didattica musicale. Questo raffinato intellettuale ha infatti messo a punto un paradigma educativo e dal 1975 con il suo lavoro ha salvato migliaia di bambini e ragazzi dalla strada e da tutte le sue brutture. Alla base del sistema c’è il principio per cui ogni bambino fin da piccolo inizia a studiare uno strumento. Non importa quale, quello che conta è che la musica entri a far parte integrante dell’istruzione di base. Tutti crescono con la musica e formano delle orchestre, e da queste sono venuti fuori fior di musicisti. Ora l’abbiamo importato in Italia. Ogni nazione, ogni Stato è diverso e non si può copiare pari pari quello che fa un altro paese, bisogna adattarlo. Ma ciò che la nostra classe dirigente dovrebbe capire è che la musica è importante dal punto di vista sociale perché arricchisce chiunque l’avvicini. Ed è anche terapeutica: Mozart e Vivaldi in alcuni casi sono quasi miracolosi, quando vengono impiegati per curare chi è affetto dalla sindrome di Down o da autismo. Concludo la mia lettera, care gemelline, con un invito alla speranza. Non dovete farvi condizionare dal momento buio che stiamo attraversando. Se non chiudiamo gli occhi, se rimaniamo svegli e ci diamo da fare ognuno con le armi che ha a disposizione, sono sicuro che ci lasceremo questa notte alle spalle. Dovremo fare in modo che si creino le condizioni per una rinascita culturale. Noi insegnanti e artisti ce la mettiamo tutta e secondo me bisogna lavorare proprio sui più giovani, per fare in modo che apprendano. Che cambino questo percorso di crisi solo all’apparenza ineluttabile.

Stefano Rossi

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MUSICA DELLA BUONANOTTE - NEL GIORNO DEL SUO SESSANTANOVESIMO COMPLEANNO NON POTEVA MANCARE UN OMAGGIO A "THE BOSS" BRUCE.

2018-09-23 19:30:28

"THE RIVER". La canzone fu eseguita in pubblico per la prima volta durante i concerti dell'evento No Nukes organizzati dal collettivo antinuclearista Musicians United for Safe Energy al Madison Square Garden nel settembre del 1979, molto prima di essere pubblicata. In questa occasione, Springsteen raccontò di essere stato ispirato, nella stesura del brano, dalla vicenda familiare di sua sorella Virginia, rimasta incinta a 17 anni, e del cognato. LEGGETE QUESTO BEL COMMENTO Nel testo di questa canzone sentiamo Steinbeck, Faulkner, Hemingway e il titanismo di una America chiusa, triste, nostalgica. Siamo intorno agli anni ’20 del Novecento. Il protagonista della canzone (che chiameremo Jonas) nasce in un paesino sul fondo di una valle, circondato dalla campagna e dotato di tutte le caratteristiche tipiche dei piccoli villaggi rurali americani del tempo: immobilità sociale, forte senso di comunità, legami di sangue, una certa inquietudine o ostilità per ciò che non rientra nell’ordinario: l’eterno ritorno dell’identico, il serpente che si morde la coda. È proprio all’interno di questo contesto che Jonas conosce Mary, e se ne innamora. Entrambi condividono la smania di evasione che è tipica dell’adolescenza, a cui però si unisce in questo caso anche lo sfizio di ribellarsi alle figure genitoriali forti e autoritarie e, soprattutto, il desiderio di fuggire – almeno per qualche ora – all’ambiente grigio e opprimente del paese in cui vivono, verso «campi più verdi». Nella notte, dopo qualche sassolino lanciato sulle finestre, sfrecciano in strade tortuose con la macchina “presa in prestito” a un fratello (magari segretamente consenziente) verso il fiume; un fiume che rappresenta qui la vita – ma non la vita vuota e insoddisfatta di chi ritiene di non aver avuto ciò di cui aveva bisogno. Il fiume rappresenta la vita completa, realizzata, in cui tutto scorre e si rimescola per realizzare un’armonia magari ingenua ed effimera ma comunque sempre tale da riempire l’individuo. Un’armonia che – in questo caso – non dura a lungo: Mary rimane incinta. Potevano forse i due innamorati mantenere il segreto o affidarsi alla discrezione dei loro genitori? Chiaramente no. È l’America degli anni ’20: una gravidanza implica necessariamente un matrimonio. Un amore adolescenziale sta per diventare qualcosa di serio e qualcosa sembra iniziare a scricchiolare e incrinarsi. L’assenza di gioia e sorrisi durante le nozze è presagio oscuro; ma nonostante tutto, Jonas e Mary trovano la forza per celebrare a modo loro il matrimonio – tornando giù al fiume, a guardarsi, tuffarsi, fare l’amore. Dopo quella volta, andare al fiume non sarà più per loro la stessa cosa. Il resto del racconto è storia di tristezza, di nostalgia, di ore passate a guardare il televisore senza parlarsi né guardarsi. Mary si comporta «come se non gliene importasse» di quel che erano loro due e di quello che sono diventati, mentre Jonas «come se non ricordasse». Ma questo non è vero: Jonas ricorda, ricorda tutto; ed è questo il dramma. Nell’ultima parte della canzone questi ricordi sembrano assalirlo, con una forza che opprime il petto e rende il cuore pesante, fino a portarlo a una triste domanda «Un sogno che non si realizza | è solo una bugia | oppure è qualcosa di peggio?». Come scrisse Eraclito, «non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va». Jonas torna ogni notte al fiume – come legato da una maledizione oscura – a ricordare con nostalgia dei tempi passati; ma ormai i giochi sono fatti, e nel fiume non scorre più acqua. Quel che è fatto è fatto; ormai, lo si può solo raccontare da ubriaco a un forestiero capitato per caso nel bar dove vai ogni notte, dopo aver rimirato un passato ormai secco. (Jerome Lumiere)

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