Stefano Rossi

Top Founder President

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MUSICA - IL FUNAMBOLICO MIKA COMPIE 35 ANNI, "GRACE KELLY".

2018-08-18 20:30:25

Mika, pseudonimo di Michael Holbrook Penniman Jr. (Beirut, 18 agosto 1983), è un cantautore e showman libanese naturalizzato britannico. Immediatamente dopo essersi fatto conoscere dal grande pubblico con Grace Kelly, l'artista è stato molto spesso accostato, grazie al suo stile, ad artisti come Beck, Freddie Mercury, George Michael, gli Scissor Sisters, sia per l'estensione vocale che per la teatralità delle sue composizioni. Il suo cantato è contraddistinto da una possibilità di utilizzo di un'ampia estensione vocale, che gli permette di padroneggiare con facilità la tecnica del falsetto. Le sonorità del cantante si discostavano radicalmente dallo stile sfruttato dalle popstar maschili nel momento in cui ha raggiunto la notorietà, tanto che in precedenza le case discografiche gli avevano chiesto di accostarsi maggiormente allo stile pop contemporaneo e a personaggi come Craig David e Robbie Williams, ricevendo tuttavia un secco rifiuto da parte dell'artista. Nei video musicali e negli spettacoli dal vivo spiccano sempre elementi e abiti da parecchi ricondotti allo stile glam, in precedenza sfruttato da David Bowie. I suoi outfit sono creati da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, designer di Valentino. Dopo l'iniziale ambiguità riguardo alla sua sessualità, il 4 agosto 2012, dalle pagine del settimanale Instinct, fa ufficialmente coming out dichiarando pubblicamente la sua omosessualità. " GRACE KELLY " L'uso virtuosistico del registro di falsetto nella canzone ricordano per alcuni la voce di Freddie Mercury a cui Mika è stato paragonato[7] e che è citato apertamente nel testo della canzone (le parole "So I tried a little Freddie" sono seguite da un breve saggio di sovrincisione vocale di cui Mercury era maestro). Il brano musicale è stato inoltre utilizzato in due episodi della serie televisiva Ugly Betty. Il titolo della canzone si riconduce al personaggio di Grace Kelly, attrice teatrale e cinematografica americana divenuta Principessa di Monaco; il significato della canzone è infatti una bonaria presa in giro ai cantanti che cercano di cambiare stile solo per diventare famosi. Il cantante ha reso noto che ha scritto questa canzone come protesta verso le case discografiche che avevano rifiutato i suoi lavori e gli avevano proposto di crearsi un'immagine a lui non gradita.

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MUSICA - DANIELE SILVESTRI COMPIE 50 ANNI, " SALIRO' ".

2018-08-18 19:37:30

"Salirò" è un brano musicale scritto ed interpretato da Daniele Silvestri, contenuto nel suo quinto album Unò-dué. Ha partecipato con tale canzone al Festival di Sanremo 2002, classificandosi quattordicesimo nella categoria Big. L'arrangiamento è opera di Demo Morselli. Nella serata finale del Festival l'autore è stato accompagnato sul palco dall'attore ed amico Fabio Ferri, che ha animato la canzone con un ironico balletto. Il brano vince il premio della Critica "Mia Martini" del Festival, ed in seguito si aggiudica tre premi all'Italian Music Awards per il miglior singolo, il miglior arrangiamento e la miglior composizione musicale; il videoclip del brano viene inoltre inserito, pur senza risultare vincente, tra i sei migliori italiani dell'anno. Partito da album di forte impegno sociale, ha ripiegato negli anni su canzoni più malinconiche e intimiste, ma senza disdegnare l'allegria contagiosa di "Salirò", il brano presentato a Sanremo, che gli è valso il successo presso il grande pubblico. Il suo album del 2002, Unò Duè, conferma le qualità di autore di Silvestri, a cominciare proprio dalla fine: la struggente "Di padre in figlio" dedicata a un figlio nascituro e a un padre da poco scomparso. I temi sociali tornano in brani come "Il mio nemico" ("Il mio nemico non ha divisa, ama le armi ma non le usa, nella fondina tiene le carte Visa e quando uccide non chiede scusa") o "Manifesto". In altri momenti, a prendere il sopravvento è la forma ballata, come in "Sabbia e sandali", o il rock energico ("Mi interessa"). Ma la voglia di evasione prende corpo nella radiosa "Salirò" (accompagnata a Sanremo dal curioso e fortunato balletto di Fabio Ferri). "Unò, Dué" è un collage di stili e influenze, filtrati attraverso una visione del mondo ironica e contemporaneamente incantata.

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MUSICA - 18/8/1969 QUARTO ED ULTIMO GIORNO DEL FESTIVAL DI WOODSTOCK, ARRIVA JIMY HENDRIX E LA SUA VERSIONE DELL' INNO AMERICANO

2018-08-18 14:02:37

Dopo tre giorni di musica ininterrotta, che era andata avanti ogni giorno fino a mattina inoltrata, Hendrix si esibì per ultimo, nel quarto giorno, davanti ad un pubblico di circa 30mila spettatori, meno di un decimo di quello che aveva assistito alla lunga maratona di tre giorni. Giacca bianca ornata di pelline, blue jeans, catenine d’oro al collo, e una fascia rossa in testa: è così che Hendrix si presenta al pubblico di Woodstock. Sono le nove del mattino del 18 agosto 1969. Insieme a lui la Gypsy Sun and Rainbows che, fatta eccezione per il batterista Mitch Mitchell, comprendevano nuovi musicisti e segnavano la rottura di Hendrix con il bassista degli Experience Noel Redding. Al basso troviamo Billy Cox, alla chitarra ritmica Larry Lee, e alle percussioni Juma Sultan e Jerry Velez. Per arrivare sul posto non fu facile. Ricorda Mitchell che non c’erano né camerini, né qualcosa di simile e che dovettero camminare un chilometro e mezzo in mezzo al fango per raggiungere una casetta dove si potessero cambiare. Hendrix aveva molti dubbi prima del concerto, e, secondo la biografia Jimi Hendrix: una foschia rosso porpora, «era turbato da quanto leggeva sui giornali a proposito dell’enorme numero di spettatori che sarebbero stati presenti al festival». Sempre secondo questa fonte circa otto ore prima della sua performance Hendrix «era deciso a non presentarsi in scena». Ma alla fine tutto andò per il meglio. Anche perché gli organizzatori per lui e la sua band avevano destinato un cachet di 30mila dollari, 18mila per l’esibizione e 12mila per i diritti di ripresa. Juma ricorda come non avessero una scaletta da eseguire. L’esibizione della “band di zingari”, come li definì lo stesso Hendrix sul palco, fu frammentata e slegata per Mitchell. Ma non tutti ci fecero caso, e il live di Woodstock di Hendrix divenne la ciliegina sulla torta di un festival assoluto. Ricorda così Hendrix: «È strano, ma quando siamo saliti sul palco restavano a malapena quindicimila persone. Avevo insistito per suonare con la luce del sole, quindi abbiamo dovuto aspettare il quarto giorno, e per allora molti se l’erano filata». Oltre ai classici brani del repertorio di Hendrix, da Foxy Lady a Purple Haze, da Red House a Hey Joe, oltre a Voodoo Child e alle improvvisazioni di chitarra, il momento più intenso fu quello dell’inno nazionale americano Star Spangled Banner, (che potete gustarvi qua sotto) brano registrato in studio nel marzo del 1969, ma che era giù stato eseguito un anno prima ad Atlanta nell’agosto del 1968. Quella chitarra esplosiva la ricorderanno tutti, unì un’intera generazione di giovani che protestava contro la guerra del Vietnam (anche se Jimi non era così contrario), fu il simbolo di un’epoca, un pezzo di storia degli Stati Uniti, e della musica mondiale. Con queste parole Hendrix ricorderà i giovani che parteciparono a Woodstock: «Se un genitore ha a cuore i propri figli dovrebbe conoscere la musica che ascoltano. Il ruolo della musica è fondamentale in quest’epoca.. .è necessario prenderne coscienza. La musica è più forte della politica. Agli occhi dei ragazzi noi musicisti diventiamo un punto di riferimento, molto più in fretta di quanto faccia il presidente coi suoi discorsi. Ecco perché a Woodstock erano tantissimi».

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