Stefano Rossi
Top Founder President
MUSICA - IL 16 AGOSTO 1977 MUORE ELVIS PRESLEY, AVEVA 42 ANNI. ECCO IL RICORDO DELLA VOCE DEGLI U2, BONO.
2018-08-16 20:00:54
Tupelo, Mississippi, e da Memphis, Tennessee, arrivò questo donnaiolo pallido che metteva l’ombretto – un dandy che rischiava la pelle vestendosi da gay e comportandosi come un nero. Non siamo a New York e nemmeno a New Orleans; siamo a Memphis, negli anni cinquanta. E lui era un punk. Era un rivoluzionario. Elvis ha cambiato ogni cosa – musicalmente, sessualmente, politicamente. In lui c’era tutto, in quella voce elastica e in quel corpo. E mentre lui cambiava forma, così faceva il mondo: un’icona di stile dei fifties che poteva dimostrare le potenzialità dei sixties, e poi non l’ha più fatto. Negli anni settanta ha trasformato la celebrità in una competizione, ma paradossalmente più tornava sulla Terra più i suoi fan lo trattavano come una divinità. Nei suoi ultimi concerti aveva una voce enorme, e tutti piangevano vere lacrime mentre il messia della musica cantava del suo cuore stanco e trasformava i club in templi. In Elvis c’era l’archetipo del rock. La sua estensione vocale, le altezze del gospel. Poi il fango – il fango del Delta, il blues. La liberazione sessuale. Le controversie. Cambiare il modo in cui le persone vedono il mondo. Elvis era tutto. Quando ho visto lo special del ’68 avevo solo otto anni – un vantaggio, probabilmente. Non avevo la capacità critica per distinguere le contraddizioni di Elvis, perché vedevo tutto quello di cui avevo bisogno: chitarra, basso, batteria, un performer stufo della distanza con il suo pubblico; una carica sessuale paragonabile alla sete di divinità. Ma è quella danza la cosa più difficile da spiegare – fianchi che si agitavano ovunque, dall’Europa all’Africa, e credo che questo sia il senso più profondo dell’America. Per un irlandese era la sua voce a spiegare cosa c’era di sexy negli USA, e la danza mostrava l’energia di un mondo nuovo, pronto a rinascere e mostrarci nuove idee su razza, religione, moda, pace e amore. Una volta ho incontrato Coretta Scott King, John Lewis e alcuni degli altri leader dei movimenti per i diritti civili americani. Mi hanno ricordato che il rock & roll combatteva contro un apartheid culturale: credo che senza l’influenza della black music sulla cultura pop avrebbero trovato ancora più ostacoli sulla loro strada. Elvis faceva esattamente quello che chiedeva il movimento: distruggeva ogni barriera. Di solito non è ricordato come una figura politica, ma la politica è proprio questo: cambiare il modo in cui le persone vedono il mondo.Negli anni ’80 siamo andati a Memphis, nei Sun Studio, dove è esploso il rock & roll. Jack Clement, il cowboy di Elvis, ci ha fatto strada nello studio: volevamo registrare alcuni brani nelle stesse stanze dove Elvis incise Mistery Train. A un certo punto Clement ha ritrovato il vecchio microfono valvolare che usava all’epoca del Re; il riverbero era lo stesso. Potete ascoltarlo nelle sue incisioni al Sun, e per me quello è il vero Elvis. Il Re non sapeva ancora di essere il Re. Non sapeva dove quel treno l’avrebbe portato, e per questo volevamo salirci insieme a lui. Jerry Schilling, l’unico della mafia di Memphis a non averlo venduto, mi ha detto che quando Elvis si sentiva giù di corda andava nella sua vecchia palestra, dove poteva suonare un pianoforte. Senza nessuno nella sala con lui, la sua voce suonava sempre gospel. Schilling dice che non l’ha mai visto così felice come quando cantava da solo, in una sorta di sicurezza spirituale. Il disprezzo di sé era dietro l’angolo, mentre registrava speciali per la TV. Sul comodino c’era la Bibbia, ma Elvis non credeva che la grazia di dio fosse abbastanza meravigliosa. Alcuni dicono che fu l’esercito a spezzare il suo spirito, altri Hollywood o Las Vegas. Al mondo del rock & roll, comunque, non piaceva vedere il suo re obbligato a fare qualcosa. Secondo me è stato più il suo matrimonio, o sua madre – oppure una frattura più sottile e antica, come la perdita del gemello Jesse. Perché vogliamo che i nostri idoli muoiano su una croce? Perché, se poi non lo fanno, rivogliamo i nostri soldi indietro? Elvis, alla fine, ha divorato l'America prima che l'America ricordasse lui
Stefano Rossi
Top Founder President
MUSICA - Eʼ MORTA ARETHA FRANKLIN, ADDIO ALLA REGINA DEL SOUL. LʼARTISTA SI É SPENTA A 76 ANNI. "I SAY A LITTLE PRAYER".
2018-08-16 17:33:07
Addio a una leggenda, una voce e una personalità simbolo della musica e della cultura afroamericana che ha rappresentato un patrimonio universale. Il mondo della musica piange Aretha Franklin, conosciuta come la Regina del Soul, anche se la sua storia è andata ben oltre i confini di genere. Durante la carriera ha pubblicato 41 album in studio, è stata la prima donna a essere ammessa nella Rock and Roll Hall of Fame e ha vinto ben 21 Grammy Awards, 8 consecutivamente tra il 1968 e il 1975. CAUSE DELLA MORTE - Nel comunicato dell'agente Gwendolyn Quinn si legge che la cantante è morta giovedì mattina 16 agosto alle 9:50 locali (le 15.50 in Italia) nella sua casa di Detroit, circondata da familiari e persone care. "La causa ufficiale della morte è stata l'avanzare del cancro del pancreas di tipo neuroendocrino, che è stato confermato dal suo oncologo, il dott. Phillips del Karmanos Cancer Institute di Detroit, nel Michigan" (da TGCOM24). I Say a Little Prayer è una canzone scritta dai compositori Burt Bacharach e Hal David per la cantante Dionne Warwick nel 1967. Nel corso degli anni I Say a Little Prayer è diventato uno standard musicale per le cantanti soul e R&B, ed è stata interpretata da numerose artiste. La prima a registrarne una cover nel 1968 fu Aretha Franklin, che la inserì nell'album Aretha Now. Il singolo pubblicato dalla Franklin riuscì a scalare la Billboard Hot 100 fino ad arrivare alla decima posizione.
Stefano Rossi
Top Founder President
MUSICA - MADONNA COMPIE 60 ANNI. "LIKE A VIRGIN" (NON PROPRIO😁😁).
2018-08-16 17:06:56