Stefano Rossi

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MUSICA IN GITA - PAVANA, IL MULINO DI GUCCINI.

2018-08-10 20:13:36

Pavana, non solo il luogo dove Francesco Guccini ha trascorso la sua infanzia, anche se modenese di nascita, ma anche il paese natio di mio padre. Tante sono le storie che fanno per me di questo luogo un mito, tante le estati passate qua. Ed ancora oggi una visita è d'obbligo. Questo è il mulino dove Guccini ha trascorso, probabilmente, i suoi anni migliori, dove ha vissuto con la classica famiglia del Novecento, dove si stava assieme nonni, zii, gatti, maiale ed altro. Questo è anche il posto da cui partì suo zio Enrico, Amerigo nella canzone, in cerca di fortuna per l' America, perché in quel tempo eravamo noi Italiani gli emigranti, anche se oggi sembra che spesso non ce lo ricordiamo. Questo é anche il posto dove Guccini vive ancora oggi, non al Mulino in una casa poco distante. Oggi, purtroppo, non c'era, era in ospedale per dei controlli, un suo parente ci ha fatto entrare nel vecchio mulino e ci ha fatto vedere come funzionava. Mi sarebbe piaciuto vederlo e portargli i saluti di mio padre, si conoscevano come succede spesso nei piccoli paesi e Guccini, nonostante il grande successo, è rimasto una persona semplice e spontanea. Il testo di "Amerigo Probabilmente uscì chiudendo dietro a se la porta verde, qualcuno si era alzato a preparargli in fretta un caffè d' orzo. Non so se si girò, non era il tipo d' uomo che si perde in nostalgie da ricchi, e andò per la sua strada senza sforzo. Quand' io l' ho conosciuto, o inizio a ricordarlo, era già vecchio o così a me sembrava, ma allora non andavo ancora a scuola. Colpiva il cranio raso e un misterioso e strano suo apparecchio, un cinto d' ernia che sembrava una fondina per la pistola. Ma quel mattino aveva il viso dei vent' anni senza rughe e rabbia ed avventura e ancora vaghe idee di socialismo, parole dure al padre e dietro tradizione di fame e fughe E per il suo lavoro, quello che schianta e uccide: "il fatalismo". Ma quel mattino aveva quel sentimento nuovo per casa e madre e per scacciarlo aveva in corpo il primo vino di una cantina e già sentiva in faccia l' odore d' olio e mare che fa Le Havre, e già sentiva in bocca l' odore della polvere della mina. L' America era allora, per me i G.I. di Roosvelt, la quinta armata, l' America era Atlantide, l' America era il cuore, era il destino, l' America era Life, sorrisi e denti bianchi su patinata, l' America era il mondo sognante e misterioso di Paperino. L' America era allora per me provincia dolce, mondo di pace, perduto paradiso, malinconia sottile, nevrosi lenta, e Gunga-Din e Ringo, gli eroi di Casablanca e di Fort Apache, un sogno lungo il suono continuo ed ossessivo che fa il Limentra. Non so come la vide quando la nave offrì New York vicino, dei grattacieli il bosco, città di feci e strade, urla, castello e Pavana un ricordo lasciato tra i castagni dell' Appennino, l' inglese un suono strano che lo feriva al cuore come un coltello. E fu lavoro e sangue e fu fatica uguale mattina e sera, per anni da prigione, di birra e di puttane, di giorni duri, di negri ed irlandesi, polacchi ed italiani nella miniera, sudore d' antracite in Pennsylvania, Arkansas, Texas, Missouri. Tornò come fan molti, due soldi e giovinezza ormai finita, l' America era un angolo, l' America era un' ombra, nebbia sottile, l' America era un' ernia, un gioco di quei tanti che fa la vita, e dire boss per capo e ton per tonnellata, "raif" per fucile. Quand' io l' ho conosciuto o inizio a ricordarlo era già vecchio, sprezzante come i giovani, gli scivolavo accanto senza afferrarlo e non capivo che quell' uomo era il mio volto, era il mio specchio finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo, finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo, finché non verrà il tempo in faccia a tutto il mondo per rincontrarlo.

Stefano Rossi

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MUSICA - 10/8/1947, NASCE UN RE DEL "PROGRESSIVE" NONCHÉ FLAUTISTA AUTODIDATTA, IAN ANDERSON DEI JETHRO TULL. "BOUREE" DI BACH.

2018-08-10 12:23:18

Quando si parla di passione alcuni personaggi sono un esempio per tutti. Grazie alla passione ed alle doti personali, Ian Anderson è un esempio di grande polistrumentista. La carriera di Anderson è sempre stata caratterizzata da un'immagine fortemente distintiva sulla scena, che è stata spesso in contrasto con una diffusa cultura della musica rock. Mentre abitualmente ha tratto ispirazione dal folklore inglese, in tempi diversi da elementi stilistici del giullare medievale, menestrello elisabettiano, signorotto di campagna inglese o proprietario terriero scozzese, altre volte è apparso come un astronauta, motociclista, pirata o vagabondo. Il suo personaggio ha spesso comportato un elevato grado di auto-parodia. Oltre che cantante solista, Anderson è un polistrumentista eccezionale. Negli album dei Jethro Tull Anderson ha suonato occasionalmente una varietà di altri strumenti, tra cui armonica a bocca, chitarra elettrica, basso, sassofono, tastiere, percussioni, organo Hammond, trombone e violino. La sua pratica con la chitarra non è andata comunque certo sprecata in quanto ha continuato a suonare la chitarra acustica, utilizzandola sia come melodica sia come strumento ritmico. Così come è estremamente rinomata la sua tecnica di chitarra acustica, altrettanto celebre è il suo approccio in chiave rock/blues al flauto traverso che ha ispirato numerosi altri artisti. Come flautista, Anderson è un autodidatta, e si è in parte ispirato alla tecnica di Roland Kirk. Secondo le note di copertina del primo album dei Tull, This Was, aveva cominciato a suonare il flauto solo pochi mesi prima di incidere il disco. Un brano particolarmente noto dei Jethro Tull, Bourée, libere ed estrose variazioni da un tema di J.S. Bach, è considerato paradigmatico della sua tecnica. La sua famosa tendenza a stare su una gamba sola mentre suona il flauto è nata per caso. Come riportato nel video Nothing Is Easy: Live at the Isle of Wight 1970, era stato incline a stare su una gamba mentre suonava l'armonica, tenendo il microfono per stare in equilibrio. Durante lunghe prove al Marquee Club, un giornalista lo descrisse, sbagliando, come in piedi su una gamba sola a suonare un flauto. Decise così di sfruttare questa reputazione, anche se con qualche difficoltà. I suoi primi tentativi sono visibili nel video The Rolling Stones Rock and Roll Circus. Più tardi nel corso degli anni fu sorpreso nel venire a conoscenza delle rappresentazioni iconiche delle varie divinità che suonano il flauto, in particolare Krishna e Cocopelli, che li mostrano in piedi su una gamba sola.

Stefano Rossi

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MUSICA - 9 AGOSTO 1919, ALL' ETÀ DI 62 ANNI MUORE RUGGERO LEONCAVALLO, COMPOSITORE VERISTA DI MELODRAMMI. " MATTINATA ".

2018-08-09 19:55:48

Ruggero Leoncavallo fu uno degli esponenti più importanti del melodramma verista: ebbe, soprattutto nei Pagliacci, forte senso drammatico e generosa ispirazione melodica, di immediata efficacia; tuttavia, pur avendo basi culturali più solide di altri veristi (era infatti laureato in lettere, cosa che gli permise di scrivere da sé i libretti di alcune sue opere), rimase confinato nella problematica della “giovane scuola" italiana, tra influssi di Bizet, di Verdi e lontani echi di Wagner. Tentò di svincolarsi dal verismo, ad esempio nella Bohème (1897), dalla vena comico-sentimentale, negli Zingari (1912), di gusto esotico, in Goffredo Mameli (1916) e in Edipo re (1920), ma non fu più in grado di ritrovare quella concisione, quel vigore espressivo e quella vena melodica impetuosa ed incisiva che caratterizzano il suo capolavoro, Pagliacci, quintessenza del verismo musicale (ne è esempio il celebre Prologo).

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