Stefano Rossi

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MUSICA DELLA BUONANOTTE - NEL GIORNO DEL SUO SESSANTANOVESIMO COMPLEANNO NON POTEVA MANCARE UN OMAGGIO A "THE BOSS" BRUCE.

23/09/2018, 19:30

"THE RIVER". La canzone fu eseguita in pubblico per la prima volta durante i concerti dell'evento No Nukes organizzati dal collettivo antinuclearista Musicians United for Safe Energy al Madison Square Garden nel settembre del 1979, molto prima di essere pubblicata. In questa occasione, Springsteen raccontò di essere stato ispirato, nella stesura del brano, dalla vicenda familiare di sua sorella Virginia, rimasta incinta a 17 anni, e del cognato. LEGGETE QUESTO BEL COMMENTO Nel testo di questa canzone sentiamo Steinbeck, Faulkner, Hemingway e il titanismo di una America chiusa, triste, nostalgica. Siamo intorno agli anni ’20 del Novecento. Il protagonista della canzone (che chiameremo Jonas) nasce in un paesino sul fondo di una valle, circondato dalla campagna e dotato di tutte le caratteristiche tipiche dei piccoli villaggi rurali americani del tempo: immobilità sociale, forte senso di comunità, legami di sangue, una certa inquietudine o ostilità per ciò che non rientra nell’ordinario: l’eterno ritorno dell’identico, il serpente che si morde la coda. È proprio all’interno di questo contesto che Jonas conosce Mary, e se ne innamora. Entrambi condividono la smania di evasione che è tipica dell’adolescenza, a cui però si unisce in questo caso anche lo sfizio di ribellarsi alle figure genitoriali forti e autoritarie e, soprattutto, il desiderio di fuggire – almeno per qualche ora – all’ambiente grigio e opprimente del paese in cui vivono, verso «campi più verdi». Nella notte, dopo qualche sassolino lanciato sulle finestre, sfrecciano in strade tortuose con la macchina “presa in prestito” a un fratello (magari segretamente consenziente) verso il fiume; un fiume che rappresenta qui la vita – ma non la vita vuota e insoddisfatta di chi ritiene di non aver avuto ciò di cui aveva bisogno. Il fiume rappresenta la vita completa, realizzata, in cui tutto scorre e si rimescola per realizzare un’armonia magari ingenua ed effimera ma comunque sempre tale da riempire l’individuo. Un’armonia che – in questo caso – non dura a lungo: Mary rimane incinta. Potevano forse i due innamorati mantenere il segreto o affidarsi alla discrezione dei loro genitori? Chiaramente no. È l’America degli anni ’20: una gravidanza implica necessariamente un matrimonio. Un amore adolescenziale sta per diventare qualcosa di serio e qualcosa sembra iniziare a scricchiolare e incrinarsi. L’assenza di gioia e sorrisi durante le nozze è presagio oscuro; ma nonostante tutto, Jonas e Mary trovano la forza per celebrare a modo loro il matrimonio – tornando giù al fiume, a guardarsi, tuffarsi, fare l’amore. Dopo quella volta, andare al fiume non sarà più per loro la stessa cosa. Il resto del racconto è storia di tristezza, di nostalgia, di ore passate a guardare il televisore senza parlarsi né guardarsi. Mary si comporta «come se non gliene importasse» di quel che erano loro due e di quello che sono diventati, mentre Jonas «come se non ricordasse». Ma questo non è vero: Jonas ricorda, ricorda tutto; ed è questo il dramma. Nell’ultima parte della canzone questi ricordi sembrano assalirlo, con una forza che opprime il petto e rende il cuore pesante, fino a portarlo a una triste domanda «Un sogno che non si realizza | è solo una bugia | oppure è qualcosa di peggio?». Come scrisse Eraclito, «non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va». Jonas torna ogni notte al fiume – come legato da una maledizione oscura – a ricordare con nostalgia dei tempi passati; ma ormai i giochi sono fatti, e nel fiume non scorre più acqua. Quel che è fatto è fatto; ormai, lo si può solo raccontare da ubriaco a un forestiero capitato per caso nel bar dove vai ogni notte, dopo aver rimirato un passato ormai secco. (Jerome Lumiere)

Stefano Rossi

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MUSICA - 23/9/1930, NASCE RAY CHARLES.

23/09/2018, 14:30

Lui, Ray Charles, è cieco dall'età di 7 anni (forse per un glaucoma, più probabilmente per un'infezione non curata dovuta all'acqua saponata, come accadde a molti bluesmen dell'epoca) e percorre quella strada in salita che lo porterà a diventare "The Genius", il re del soul ma anche del jazz, e del gospel e del country e del pop. Non vedeva, e quello che aveva visto non gli era affatto piaciuto (la povertà, la segregazione, la morte del fratellino annegato in una tinozza da bucato), però aveva imparato a suonare meravigliosamente il pianoforte, prima quello classico, che abbandonò immediatamente quando alla radio ascoltava il jazz raffinato di Nat King Cole o il colorito blues d'autore di Charles Brown. E poi aveva quella voce scura, roca, furente ed evocativa che giocava con i mille colori del suo animo irrequieto, alternando misticismo arcaico e modernissima sensualità. Nulla poteva fermare il suo slancio interpretativo, né l'handicap né l'eroina che ne minò il fisico e la psiche per oltre vent'anni (celebri e clamorosi i suoi arresti e processi per possesso di sostanze stupefacenti) come accadeva in quel periodo alla maggior parte dei neri del chitlin' circuit, il circuito dei locali di blues e jazz. Nonostante parta svantaggiato, Ray ha una marcia in più... E - a differenza di molti artisti itineranti non vedenti come il reverendo Gary Davis - gira da solo, senza accompagnatore né bastone, scoprendo un modo di vivere tutto suo... "Vede" ascoltando il canto del colibrì in mezzo a mille rumori, conquista le donne più carine tastando loro i polsi, soprattutto riempie il vuoto dei suoi occhi con il calore del gospel, del soul e del blues. In lui si sposano sacro e profano, diavolo e acquasanta, emozione e pop. Non a caso si piazza decimo nella classifica di Rolling Stone dei 100 più grandi artisti di tutti i tempi, anticipato solo da Aretha Franklin e seguito sul podio da Elvis! Ray fu una superstar e al tempo stesso un emarginato (nello splendido film biografico Ray, con Jamie Foxx nel ruolo del protagonista, sono molte le scene in cui i compagni d'avventura gli dicono frasi tipo: "non voglio fare da balia a un cieco tutta la notte") e un combattente contro l'emarginazione. Anche in questo caso pagò dazio. Primo artista a rifiutarsi di suonare solo nei club per neri, nel 1961 è "esiliato a vita" dalla Georgia, e sarà riabilitato solo molti anni dopo. Solo nel 1979 - dopo i conflitti per i diritti civili - Ray Charles interpretò una attanagliante versione di Georgia on My Mind (l'evergreen di Hoagy Carmichael) davanti al "governo" della Georgia, che in quell'occasione adottò il brano come inno ufficiale dello Stato. La carriera di Charles è punteggiata di memorabili successi come What'I'd Say, Leave My Woman Alone, Hit the Road Jack e da tredici Grammy. Per vedere un sunto veramente ben fatto della sua vita andate a ripescare il citato film Ray. Ma è nel 1957, con il contratto con la Atlantic di Ahmet Ertegum, che diventa una stella di prima grandezza in tutto il mondo (nel '90 si classificò al secondo posto a Sanremo in coppia con Toto Cutugno). Del '57 è il primo album qui contenuto, Ray Charles, che porta primi in classifica classici come I've Got a Woman, A Fool For You, Maryann, Drown In My Own Tears, riprese da decine di artisti. Arriva poi The Great Ray Charles, il suo primo album jazz, con The Ray scritta per lui da Quincy Jones. Nel '58 nasce Yes Indeed!, che con le nuove tecnologie a otto piste spazia dal blues al soul al country con classici come Hit The Road Jack e l'incalzante country Leave My Woman ALone, ripresa poi dal vivo da John Fogerty. I capolavori si sprecano nel '59 con What I'd Say (il suo primo disco d'oro) e brani con orchestra come Come Rain Or Come Shine.The Genius After Hours raccoglie brani perlopiù jazz del '56 e The Genius Sings the Blues è una compilation con classici r'n'b come The Night Time Is the Right Time, ripresa poi dai Creedence. (Il Giornale.it)

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SCUOLA - 23/9/1943, RICORDO DI SALVO D’ACQUISTO, IL CARABINIERE CHE SALVO' 22 PERSONE DALLA FURIA NAZISTA.

23/09/2018, 10:26

Come ogni anno il 23 settembre ci sono le celebrazioni in ricordo di Salvo D’Acquisto, il giovane carabiniere napoletano ucciso vicino Roma dai nazisti. Egli si autoaccusò di una rappresaglia alle porte di Roma per evitare una strage di innocenti da parte dei tedeschi. Il suo gesto salvò 22 vite. Le sue spoglie riposano nella chiesa di Santa Chiara in piazza del Gesù. Salvo D'Acquisto non aveva nemmeno 23 anni quando fu ucciso, il 23 settembre del 1943, dalle SS naziste, le sanguinarie Schutz-staffeln che – in rappresaglia d'una esplosione a Torrimpietra, alle porte di Roma – volevano ammazzare 22 persone innocenti. Il vicebrigadiere napoletano Salvo d'Acquisto, si accusò dell'atto salvando tutti dalla ferocia dei militari tedeschi. Fu per questo trudicato a Torre di Palidoro (Roma) poco distante la stazione nella quale prestava servizio, lungo la via Aurelia, oggi comune di Fiumicino. Oggi, come ogni anno, a Napoli, una serie di cerimonie pubbliche ne rinnovano il ricordo e esaltano le eroiche gesta. Salvo d'Acquisto è sepolto nella basilica di Santa Chiara di Napoli dove ad ogni anniversario, il comandante interregionale dell'Arma depone fiori. Le celebrazioni proseguono poi in quella che un tempo era conosciuta come piazza Carità alla presenza delle autorità civili e militari con la deposizione di una corona di alloro dinanzi il monumento al carabiniere eroe, medaglia d'oro al valor militare con la seguente motivazione: «Esempio luminoso d'altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme a 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così — da solo — impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell'Arma». A Salvo D'Acquisto fu attribuita la frase: «Se muoio per altri cento, rinasco altre cento volte: Dio è con me e io non ho paura!» che sarebbe stata pronunciata poco prima dell'esecuzione nazista.  La Chiesa Cattolica lo riconosce come "Servo di Dio". Sono decine le caserme e le scuole intitolate al vicebrigadiere partenopeo la cui storia di coraggio nel 1974 ha ispirato un film con Massimo Ranieri nelle vesti del protagonista. Nel 2003 la Rai per rinnovarne il ricordo ha prodotto e mandato in onda in prima serata una fiction ispirata alle sue gesta con Beppe Fiorello.

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