Stefano Rossi

Top Founder President

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MUSICA - I TALENT SBARCANO NEL MONDO DELLA CLASSICA.

2018-09-28 13:50:45

L' appuntamento. La terza edizione di "Ove Arte of Italy" sostiene Amadeus Factory che è partita venerdì 14 con la selezione di musicisti e cantanti di undici conservatori. Così un format innovativo può coniugare la qualità e lo "svecchiamento".

ELIO E LE MERAVIGLIE DELL’OPERA «ROSSINI? PIÙ PRECOCE DI FEDEZ».

"Al Festival di Pesaro ho capito che di polveroso questo mondo non ha nulla". Il primo a scommetterci è lui. «Se alla gente piace la gara, perché non usarla per far conoscere e amare la più bella delle musiche?» si chiede Elio, icona di quella terra di mezzo tra classica e pop che non conosce confini. Ed Elio, diplomato in flauto al Conservatorio di Milano, carriera abbandonata per meglio trasgredire in musica, sarà l’impareggiabile entertainer della finalissima del 1° dicembre al Teatro Dal Verme di Milano di «Amadeus Factory», seconda edizione del format della classica promosso dalla rivista musicale, ideato e curato da Biagio Scuderi. Serata che si annuncia di grande impatto spettacolare e altissima tensione, visto che a sfidarsi per il titolo di «talento dell’anno» saranno i quattro che sui 40 iniziali, hanno superato tutte le prove. «Posso immaginare il batticuore — prosegue Elio, che è pure testimonial della campagna Ovs Arts of Italy 2018, a sostegno della lirica —. Esibirsi davanti a un doppio pubblico, la giuria di esperti e quella del pubblico, è sostenere un doppio giudizio da brivido. Dopo tanti Sanremo ne so qualcosa... Ma ne vale la pena».Anche perché la posta in palio è altissima. «La musica e l’opera sono il nostro patrimonio nazionale, purtroppo più considerato all’estero che in patria. E anch’io, pur se uscito da studi tradizionali, a lungo ho pensato che l’opera fosse noiosa, roba “da vecchi”. A farmi cambiare idea è stato un musicista come Azio Corghi, che mi ha chiamato per una sua opera «Isabelle», al Festival rossininano di Pesaro e lì ho incontrato un mondo che di vecchio e polveroso non aveva proprio niente. Folgorato da tanti giovani bravissimi e simpatici e da una musica capace di sedurci dopo secoli».Una via di Damasco che l’ha spinto verso la mission impossible di far tornare l’opera alle sue radici popolari. «Con l’aiuto dei miei autori più congeniali, Mozart e Rossini, ho iniziato a portare in scena i loro titoli a modo mio, e di recente, insieme con un regista spiritoso e colto come Francesco Micheli, a raccontare anche la vita di quei geni della musica. Che sono uomini come noi, con gli stessi nostri dubbi e problemi. Ma con una marcia in più. Rossini aveva 24 anni quando scrisse il Barbiere, più giovane di Fedez e Sfera Ebbasta!». Quindi, «se resistono ancora tanti pregiudizi la colpa non è dell’opera o della classica ma di come è presentata. Questo talent non è una profanazione ma una buona idea».Il torneo comincia oggi. I concorrenti sulla linea di partenza, ciascuno ad affilare le sue armi: la tastiera di un pianoforte, l’archetto di un violino, i piatti delle percussioni... O anche solo schiarirsi la voce, lo strumento sommo. Uno su quaranta ce la farà.«Si parte da una rosa ristretta, farne parte è già una vittoria — assicura Biagio Scuderi —. La prima scrematura, fatta dai direttori degli istituti di provenienza, è una garanzia di qualità. Calcolando che ogni conservatorio ha circa mille studenti, oltre 10 mila in totale, è evidente che i 40 selezionati, anzi 45 visto che alcuni sono ensemble, sono di sicuro i migliori».Una pattuglia agguerritissima, pronta a sfidarsi all’ultima nota. Oggi la prima tornata al Conservatorio di Milano, sede di tutte le prove, davanti ai giurati, musicisti autorevoli quali Beatrice Rana per il piano, Enrico Bronzi per la cameristica, Monica Bacelli per il canto, Enrico Pieranunzi per il jazz. E Ottavio Dantone, presidente.«Ben vengano sfide, talent, tutto ciò che può dare visibilità ai giovani musicisti. Il mondo sta cambiando in fretta, la classica deve adeguarsi» sostiene Cristina Frosini, direttrice del Conservatorio di Milano. Che oltre a ospitare le audizioni ha mandato in gara anche quattro studenti dei suoi corsi. «E non è così scontato — aggiunge — visto che su 77 conservatori italiani solo 11 hanno risposto all’appello. Forse un po’ per distrazione, forse per una certa diffidenza nei confronti di nuove formule».«Ogni mezzo è buono per diffondere la buona musica purché non venga meno la qualità» — rincalza Ottavio Dantone, direttore cultore del barocco, ora a Zurigo sul podio de «La verità in cimento» di Vivaldi —. E la qualità qui è garantita da una giuria di alto livello e concorrenti di sicura preparazione. Dimostrare di essere bravi davanti a artisti di fama è difficile. Il talent può essere una bella palestra per questi giovani. Il futuro della musica sono loro, ma per riuscire devono farsi conoscere». (Corriere della Sera)