Laura Lupini

Hanno azione lassativa grazie alle fibre, limitano l’assorbimento degli zuccheri, favoriscono il senso della sazietà, rinforzano unghie e capelli grazie a vitamine e sali minerali, proteggono la pelle dai raggi UV

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Laura Lupini

L’acqua regola la temperatura, lubrifica le articolazioni, trasporta l’ossigeno e i nutrienti alle cellule, protegge gli organi, aiuta il corpo ad assorbire i nutrienti, ricopre il 75% della massa muscolare

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Laura Lupini

Isteria maschile: esiste davvero? Jean-Martin Charcot, mentore di Freud, diede a suo tempo una definizione di isteria maschile, riportando casi evidenti, al fine di defemminizzare la suddetta malattia. Oggigiorno il concetto di “isteria” è stato assorbito da altre diagnosi. Nel XIX secolo, acquisì una certa popolarità in quanto disturbo diagnosticato non di rado, soprattutto alle donne. Ora, lo stesso Jean-Martin Charcot, mentore di Freud, diede a suo tempo una definizione di isteria maschile, riportando casi evidenti al fine di defemminizzare la suddetta malattia. Se c’è una cosa che risulta davvero curiosa è il modo in cui la storia tende a sessualizzare determinate categorie, disturbi o dimensioni, incasellandoli in un determinato genere. Così, qualunque dimostrazione di instabilità, di effusione emotiva, di disturbo nervoso accompagnato da emicranie, dolori addominali, sconforto, ecc, per molto tempo fu esclusiva femminile. Nel corso del XVIII secolo andava di moda essere un uomo isterico. Sotto questo termine venivano incasellati quei comportamenti più raffinati, sensibili e civili. Probabilmente si trascurò il fatto che Sigmund Freud avesse cercato di convincere la Società di Medicina di Vienna, nel 1886, dell’esistenza dell’isteria maschile e dell’etichetta clinica che egli stesso aveva coniato a suo tempo. Tuttavia, in quell’occasione i suoi colleghi non vollero accettare né dimostrarono interesse per quella dimensione diagnostica ereditata da Ippocrate e che in origine alludeva a come, in teoria, l’utero femminile riuscisse ad alterare il comportamento e la volontà della donna. Ma come accettare che il genere maschile poteva presentare gli stessi sbalzi nervosi, le stesse somatizzazioni e gli stessi comportamenti dissociativi? Sembra che l’isteria maschile esistesse allora ed esista tutt’ora; eppure, tutto quell’insieme di sintomi è oggi raccolto sotto etichette cliniche più definite. Precedenti dell’isteria o dolore da passione In uno studio condotto dall’Università di Toronto e pubblicato sulla rivista European Neurology ci viene spiegato che il concetto di “isteria” vive tra noi da circa quattromila anni. Ci sono papiri egizi che parlano del fenomeno dell’utero “errante” e di come questo organo potesse persino arrivare alla gola della donna nel caso in cui ella fosse molto passionale o venisse deprivata dal punto di vista sessuale. Il primo riferimento storico giunto fino a noi riguardo all’isteria maschile compare in un’opera di William Shakespeare: lo stesso Rey Lear definisce “dolore appassionato” quel tipo di sofferenza generata dall’isteria. Dovremo, tuttavia, aspettare il XIX secolo prima che l’attenzione di Jean-Martin Charcot venga attirata da questa dimensione, tra il 1865 e il 1893. Per elaborare i suoi studi, egli si basò su altri realizzati dai suoi colleghi, come quello di Paul Briquet e del suo libro Traité clinique et therapeutique de l’hystérie. In questo trattato si metteva da parte la relazione tra l’isteria e l’utero per parlare già di un disturbo mentale che, secondo il Dottor Briquet, avrebbe origine nel cervello. Lo definì con l’espressione “la nervrosi dell’encefalo” e sembrava colpire in egual misura uomini e donne. Quali sono le caratteristiche dell’isteria maschile? Nonostante Charcot e Freud si siano sforzati di essere imparziali al momento di descrivere la sintomatologia dell’isteria, senza fare differenza tra femminile e maschile, il luogo comune voleva altro. Le donne isteriche, ad esempio, presentavano atteggiamenti appassionati, marcatamente emotivi e dalle condotte sessuali deviate. Di conseguenza, l’isteria maschile attribuiva agli uomini i tratti femminili più stereotipati: sensibilità, sbalzi d’umore e condotte effeminate. Al tempo stesso, per nostra informazione, nel XIX secolo si giunse alla conclusione che l’isteria maschile deriverebbe dall’ansia. Una profonda ansia dovuta all’impossibilità di manifestare quella condotta e quei ruoli chiaramente “maschili” che la società richiedeva.

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