Laura Lupini

7 segnali che ci indicano un problema mentale Prima di iniziare ad affrontare l’argomento di questo articolo, è bene sottolineare che non esistono menti “normali” e menti “anormali”. Se ci fate caso, ciò che in un dato luogo e periodo storico era considerato “normale”, in un’altra epoca o in un altro paese può essere stato ritenuto patologico. La mente e il comportamento umano hanno manifestazioni molto varie, e il fatto che una cosa sia fuori dal comune non significa per forza che sia un problema. Tuttavia, è anche buona norma ricordare che la mente può avere dei problemi o ammalarsi. Per esempio, è questo il caso delle persone che sviluppano idee o comportamenti che danneggiano in modo sistematico loro stessi o gli altri oppure quando vi sono gravi difficoltà a distinguere tra fantasia e realtà. “Le catene della schiavitù legano soltanto le mani: è la mente a rendere l’uomo libero o schiavo.” -Franz Grillparzer- La maggiore difficoltà delle persone che soffrono di problemi psicologici è quella di non essere consapevoli dei loro stessi problemi. In generale, si verifica spesso una relazione incrociata: più sono gravi i problemi psicologici di una persona, minore è la sua consapevolezza degli stessi. Questo si deve al fatto che si tratta di una difficoltà che ha origina nella mente, ed è la mente stessa a dover valutare l’entità del problema. Per questo motivo, è estremamente importante prestare attenzione ai sintomi. Questi si definiscono come tratti, segni o caratteristiche comportamentali. Non danno una diagnosi definitiva, ma possono suggerire l’esistenza di una certa difficoltà a livello mentale. A seguire ve ne descriveremo sette. 1. La percezione e i problemi mentali La percezione è la capacità di conoscere il mondo attraverso i sensi. Udito, vista, tatto, gusto e olfatto. L’ideale è percepire il colore, l’odore, la forma, ecc. per come sono davvero. Naturalmente ci sono dei margini di cambiamento, perché il nostro sistema percettivo spesso ci fa degli “scherzetti”, e non per questo significa che la nostra mente abbia un serio problema. 2. L’organizzazione del pensiero È comprensibile che ci capiti di avere momenti o periodi della nostra vita in cui siamo più distratti e dispersivi. 3. Il contenuto del pensiero Il più lampante è quello della fissazione e del pensiero ossessivo. 4. Lo stato di coscienza Ogni giorno si verificano diversi fatti che sfuggono alla nostra coscienza. Se una persona compie un’azione senza avere la più pallida idea del perché, per chi o come l’ha fatto, è bene interpretarlo come un segnale d’allarme. 5. La mente e l’attenzione I problemi di attenzione hanno a che fare con l’assenza o l’eccesso di concentrazione. 6. La memoria e il riconoscimento I problemi di memoria e di riconoscimento possono avere diverse cause. Insorgono per colpa dello stress, della fatica o dell’eccesso di stimoli. 7. Il linguaggio e la mente Il linguaggio è il principale veicolo del pensiero. Un linguaggio chiaro è sinonimo di una mente chiara. Viceversa, ogni volta che si verifica un problema di natura mentale, questo si riflette in un linguaggio confuso, disorganizzato o poco pertinente ed adeguato al contesto. All’interno del campo del linguaggio rientrano anche le espressioni non strettamente verbali, come il tono di voce o i gesti. Una persona che non è in grado di sostenere lo sguardo o che fa movimenti eccessivi quando parla, potrebbe avere un problema. Ricordate che anche in questo caso, come per gli altri sintomi, è sempre fondamentale che la diagnosi venga fatta da un professionista.

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Laura Lupini

Come affrontare la paura del cambiamento? È una domanda difficile. Non esiste una formula segreta. Tutti i cambiamenti sono soggetti a più di una variabile, alcune delle quali non dipendono da noi. Questo è un aspetto che non dobbiamo dimenticare, ma che non deve scoraggiarci. Quando decidiamo di operare un cambiamento nella nostra vita, è molto importante chiarire la motivazione che ci spinge a farlo. Se abbiamo già capito il perché della nostra decisione, siamo a metà strada. Il cambiamento può spaventare, è una reazione normale. La paura è un’emozione che ci mette in guardia di fronte ai pericoli; dobbiamo ascoltarla e capire cosa ci sta dicendo; e dobbiamo ascoltare noi stessi. Un buon esercizio è quello di dare un nome alla paura, darle un volto: così sarà più facile capire su quale terreno ci stiamo avventurando. Questo, insieme alle risposte circa le nostre motivazioni, ci darà la forza necessaria per affrontare il cambiamento. Rischiare per crescere Questo non significa che dobbiamo vivere rischiando continuamente, ma quando sentiamo che un aspetto della nostra vita non va per il verso giusto, è necessario affrontare il rischio e cambiare. Essere prudenti nel prendere una decisione importante è un atteggiamento sempre valido, ma non dobbiamo restare bloccati in una situazione che percepiamo come stretta o che preclude la nostra crescita. A volte non è necessario fare un cambiamento grande, bensì modificare piccoli dettagli che fanno la differenza. L’importante è esserne coscienti, coltivare la forza necessaria per andare avanti e cominciare a essere coraggiosi. Siamo i soli responsabili della nostra felicità, spetta a noi la decisione di percorrere una strada o un’altra.

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Laura Lupini

Paura del cambiamento: come assumersi il rischio? Se avete paura del cambiamento e questo vi ha ostacolato tutta la vostra vita, non pensiate di essere i soli. È un atteggiamento molto comune e lo è per un motivo preciso. La paura di cambiare può essere utile in alcune circostanze, ma in altre è paralizzante. Approfondiamo insieme. La paura del cambiamento è un sentimento utile quando si tratta di adattarci a una situazione, ma può diventare un serio ostacolo. È qualcosa che abbiamo appreso nel corso della vita, ereditato dai nostri genitori, maestri, amici o perfino dalla cultura di appartenenza. La saggezza popolare spesso ci consiglia di essere cauti nel prendere una decisione che conduce a un cambiamento. Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa ne è un chiaro esempio, i protagonisti incarnano il vecchio detto “è meglio un male già noto che un bene non sperimentato”. Il buon senso popolare ci avverte dei possibili rischi connessi al cambiamento. Tuttavia, se preso alla lettera, questo consiglio diventa un limite che ci impedisce di cambiare quando è vitale. Preferiamo evitare il rischio e tenerci il “male”, scomodo, ma familiare, piuttosto che affrontare l’ignoto. Detto in altre parole, scegliamo di restare nella nostra zona di comfort. La zona di comfort è quel luogo o stato mentale in cui ci sentiamo, apparentemente, comodi e sicuri. Questa sensazione è dovuta al fatto che sostiamo in una dimensione che conosciamo e da cui sappiamo cosa attenderci. La zona di comfort può essere anche un luogo fisico, ma sempre legato a quel senso di sicurezza e agio mentale che non necessariamente è sinonimo di benessere. Non è negativa di per sé, ma lo diventa quando ci adagiamo pur sapendo che non è sano, che frena la nostra crescita personale e la felicità. Quando diventa un ceppo che ci blocca, dobbiamo iniziare a porci qualche domanda. Ma come fare? In primo luogo, riflettendo sui motivi del nostro comportamento e, soprattutto, capendo cosa vogliamo ottenere. Sostiamo lì per abitudine o per necessità? Questa sensazione di sicurezza nasce dalla paura o piuttosto dalla comodità? Se non cambiamo niente, avvertiremo senz’altro che i rischi sono minori. Ma è sempre così? In realtà, restare dove siamo comporta un rischio enorme, quello di non essere mai felici. Fare un passo fa paura, terrorizza a volte, ma è solo paura dell’ignoto. Perché il cambiamento fa tanta paura? Quante proposte abbiamo rifiutato per evitare un rischio? Forse tante e in tutti gli ambiti della nostra vita. A volte decidiamo di accettare una situazione sgradevole. Preferiamo sopportare pur di non affrontare le possibili conseguenze negative del cambiamento, dimenticando le possibili conseguenze positive. E la nostra felicità? Essere prudenti è un atteggiamento positivo e vantaggioso, ci protegge in molte situazioni. Chi non rischia, tuttavia, né vince né perde. In altre parole, restiamo in quello stato di normalità che abbiamo creato. Tuttavia, la vita è continuo cambiamento e, a volte, dobbiamo assumerci un rischio per crescere come esseri umani, come coppia, come professionisti, economicamente. Il cambiamento ci spaventa, perché è carico di incertezza, dell’impossibilità di prevedere risultati e conseguenze. Potrebbe portare a un miglioramento o forse no. La questione è che ci sono momenti in cui rischiare è essenziale e non sempre le cose vanno poi male.

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