Laura Lupini

Facebook Addiction: la dipendenza dal Social Network. – Psicologia – Un gruppo di ricerca dell'università di Bergen ha sviluppato la Facebook Addiction Scale: per misuare il livello di dipendenza degli utenti. La pervasività di Facebook nella nostra quotidianità sta inevitabilmente portando le scienze psicologiche a occuparsene, sia dal punto di vista clinico che di ricerca. Al punto che presso la University of Bergen è in corso il progetto di ricerca Facebook Addiction. Il progetto di ricerca ha già prodotto dati da poco pubblicati su Psychological Reports nonché la messa a punto di uno strumento specifico per la valutazione del grado di dipendenza da Facebook. La Bergen Facebook Addiction Scale (BFAS) sviluppata dalla Facoltà di Psicologia della University of Bergen in collaborazione con la Bergen Clinics Foundation (Norvegia) è stata somministrata a 423 studenti, insieme ad altre scale self-report (quali ad esempio, Addictive Tendencies Scale, Online Sociability Scale, Facebook Attitude Scale, etc). Ecco alcuni esempi di items: Senti l’impulso di usare Facebook sempre di più Utilizzi facebook per distrarti da tuoi problemi personali Hai cercato di diminuire l’utilizzo di Facebook ma non ci sei riuscito Utilizzi così tanto Facebook che questo crea un impatto negative sul tuo lavoro o studio Ai soggetti è richiesto di rispondere secondo una scala likert a 5 passi, da (1) molto raramente a (5) molto spesso. La struttura fattoriale della scala è risultata buona, così come il coefficiente alfa e il test-retest. Dai dati emerge come la dipendenza da Facebook si verifichi maggiormente negli utenti più giovani; sembrerebbe inoltre che le persone che presentino punteggi maggiori di ansia sociale utilizzino Facebook per più tempo rispetto a individui con minori punteggi in questo costrutto. E’ emerso inoltre che le persone con elevati livelli di dipendenza da Facebook tendenzialmente presentano una disregolazione dei ritmi sonno-veglia. Sarebbero invece meno a rischio di dipendenza da Facebook le persone più organizzate e più ambiziose che tendono ad utilizzare il social network come parte integrante nel loro lavoro in termini di networking; anche l’essere donne sembra essere un fattore protettivo dall’insorgenza della Facebook addiction. La Facebook Addiction rappresenta un fenomeno da non sottovalutare, che sempre più spesso riscontriamo anche in terapia in associazione ad altri sintomi psicopatologici: ora abbiamo a disposizione uno strumento standardizzato per un assessment più puntuale di questo aspetto.

Laura Lupini

Blogga che ti passa: i benefici psicologici del diario online Il blogging può indurre benefici psicologici negli adolescenti che soffrono di ansia sociale e disagio emotivo, migliorare la loro autostima e aiutarli a comprendere meglio i loro amici, aumentando anche il numero di comportamenti prosociali. Secondo una recente ricerca, pubblicata dalla American Psychological Association, il blogging può indurre benefici psicologici negli adolescenti che soffrono di ansia sociale e disagio emotivo, migliorare la loro autostima e aiutarli a comprendere meglio i loro amici, aumentando anche il numero di comportamenti prosociali. “La ricerca ha dimostrato che scrivere un diario personale e altre forme di scrittura espressiva sono un ottimo modo per liberare lo stress emotivo o anche solo sentirsi meglio”, ha detto l’autore principale dello studio, Meyran Boniel-Nissim, PhD, della University of Haifa, Israele. “Gli adolescenti comunque passano molto tempo on-line, quindi il blog permette la libera espressione e facilita la comunicazione con gli altri.” In particolare gli studenti più tormentati, che normalmente esprimono le loro ansie e le preoccupazioni sociali in un diario, hanno goduto degli effetti benefici del blogging, che si sono rivelati maggiori rispetto all’uso del tradizionale diario privato; anche la possibilità di ricevere commenti da parte della comunità on-line ha intensificato questi benefici. “Nonostante il cyberbullismo e gli abusi on-line siano comuni, abbiamo notato che quasi tutte le risposte ricevute ai messaggi pubblicati sul blog dai partecipanti allo studio, sono state positive e di supporto”, ha detto il co-autore dello studio, Azy Barak, PhD. L’unico limite dello studio è stato, secondo gli stessi ricercatori, la mancanza di proporzione tra i partecipanti dei due sessi (124 femmine e 37 maschi). Tuttavia, i ricercatori hanno analizzato i risultati separatamente per sesso e hanno scoperto che i ragazzi e le ragazze hanno reagito in modo simile alle situazioni sperimentali e che non c’erano grandi differenze nei risultati; la ricerca futura dovrebbe comunque verificare sperimentalmente eventuali differenze di genere.

Laura Lupini

Twitter Global Mood: misurare la temperatura emotiva del pianeta. E il mondo, svegliandosi allegro, si addormenta triste… Grazie a Twitter, un gruppo di ricerca ha misurato il “global mood” fotografato in diversi momenti della giornata. I ricercatori della Cornell University, sul numero di Science di settembre, riferiscono i risultati di uno degli studi che ha visto partecipare il maggior numero di soggetti nella storia della ricerca: 2.4 milioni, distribuiti in 84 paesi. Come hanno fatto? Miracoli della rete, e in particolare del desiderio, tutto umano, di condividere (dalle poltrone di casa, beninteso e solo se mi fa arrabbiare, agitare o divertire, come scrivevo in un altro articolo di State of Mind) informazioni personali su internet. Grazie a Twitter, infatti, Scott Golder e Micheal Macy, hanno monitorato l’attitude (poco traducibile in italiano, se non con uno scadente “stato mentale generale” o “atteggiamento”) di 2.4 milioni di utenti Twitter e sembra abbiamo rilevato che le persone in tutto il mondo, si svegliano generalmente di buonumore e che, entro la serata, questo “positive attitude” si deteriora, man mano che la giornata procede. Tracciando l’espressione emotiva spontanea dei soggetti, tramite i loro tweets (ovvero i micro-messaggini da centoquaranta caratteri lanciati nella rete dagli utenti Twitter) per un periodo di due anni, i ricercatori hanno rilevato il circolo “mi sveglio felice-vado a letto triste-mi risveglio felice”. Sembra, quindi, che ciò che succede durante la giornata giochi un ruolo molto importante nel determinare sia le emozioni legate al “positive attitude” (PA), come entusiasmo, gioia, vigilanza sia quelle legate al “negative attitude” (NA) come distress, paura e rabbia. L’utilizzo in concerto di Twitter e di un software per il monitoraggio del lessico ha permesso ai ricercatori della Cornell University di scoprire due picchi giornalieri in cui i tweets sono connotati in senso positivo: di prima mattina e intorno a mezzanotte. I risultati di questa ricerca aprono la strada a molte riflessioni. Sembra che il sonno svolga una funzione regolatoria anche per quanto riguarda il tono dell’umore. Nelle persone “sufficientemente sane”, infatti, questo “ciclo emotivo giornaliero” sembra non dare alcun disagio particolare (a meno di un po’ di fastidio e sgradevolezza). Interessante chiedersi cosa succede quando qualcosa in questo processo globale, forse naturale e simile in tutti noi esseri umani si inceppa, sia verso il polo positivo della “mattina presto” sia verso quello negativo “dell’ora dell’happy hour”. E voi, come vi siete svegliati oggi?

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