Roberto Galante
Founder Junior
NON VERRÀ MAI ESPOSTA AL MOMA DI NEW YORK, MA È CONSIDERATA L' AUTO PIÙ ECOSOSTENIBILE AL MONDO...... Ha uno stile smaccatamente vintage ma un cuore futuristico: è Nobe 100, il veicolo elettrico a tre ruote creato da startup estone. Progettata da un gruppo di ex studenti dell’Università tecnica di Tallinn, la minicar viene promossa oggi come “l’auto più sostenibile del mondo”. Un’etichetta giustificata, secondo i suoi creatori, dalla completa riciclabilità e sostituzione di tutti i suoi componenti. “Si tratta di una combinazione fra il romanticismo delle auto d’epoca e l’innovazione dei veicoli elettrici a zero emissioni, che mette fine all’usa e getta – si legge nella pagina Indiegogo dedicata al progetto – Ogni pezzo è aggiornabile. Vuoi un nuovo volante? Fatto. Una nuova batteria? Fatto. Una nuova scocca? Fatto. E ti abbiamo detto che puoi parcheggiarla anche sul muro?” La possibilità di rinnovare Nobe 100 in ogni elemento per poterne estendere il ciclo di vita, è la caratteristica principale del nuovo mezzo, accanto alla sua incredibile leggerezza: solo 600 kg, meno della meta del peso di una MINI, che le permetterebbe di essere, eventualmente, “parcheggiata verticalmente” (tramite apposito meccanismo di sostegno). “Nobe 100 è il primo veicolo a trazione integrale a tre ruote: è l’auto più sostenibile disponibile sul mercato e anche la più elegante”. L' obiettivo era quello di reinventare l’auto per un futuro più verde, e allo stesso tempo celebrarne la sua storia come un’icona del design”. Il mezzo, stando alle dichiarazioni dell’azienda, ha un’autonomia di circa 260km con una singola carica, raggiungendo una velocità massima di 130 kmh. Oggi le prime dieci Nobe 100 sono disponibili per il pre-ordine tramite la campagna Indiegogo, un crowdfund avviato per raccogliere 100.000 dollari con cui aumentare la produzione dei veicoli. La società estone ha spiegato che il suo obiettivo è quello di “decentrare” il processo di costruzione al fine di facilitare una più rapida espansione a livello globale.
Roberto Galante
Founder Junior
ARTICOLI USA E GETTA ECOCOMPATIBILI? Anche gli articoli usa e getta possono essere ecocompatibili. A dimostrarlo è un nuovo studio, realizzato in Svezia, dedicato alla produzione di bioplastica dai rifiuti di frutta. La ricerca s’inserisce sulla scia dei tanti progetti nati negli ultimi anni per trovare un sostituto ecologico e funzionale alla plastica tradizionale. Perché, malgrado in molti casi esistano già alternative convenzionali su cui fare affidamento, l’uso della plastica offre vantaggi innegabili a partire dalla leggerezza e dalla resistenza. Sostituire tutte le bottiglie in PET con contenitori in vetro ad esempio, significherebbe avere prodotti più costosi, pesanti e fragili, il cui trasporto inciderebbe in maniera più pesante sull’ambiente. Per trovare un giusto compromesso tra sostenibilità ed efficienza, il mondo del packaging sta esplorando materiali alternativi e a basso impatto ambientale. Nel dettaglio sono stati utilizzati gli scarti di mele e arance. “Entrambi contengono molta acqua e materia organica e, se buttati in discarica, rilasciano grandi quantità di metano. Sono anche difficili da bruciare a causa della percentuale acquosa e non funzionano bene come alimenti animali a causa degli alti livelli di zucchero e del basso pH”. Il progetto ha testato due differenti metodologie di produzione della bioplastica. La prima è chiamata colata da soluzione (solution casting): una soluzione di polimero, in idoneo solvente, viene letteralmente colata in uno strato sottile su un nastro che scorre in un forno. Il film risultante potrebbe essere utilizzato per confezionare gli alimenti o diventare un sacchetto per l’umido domestico. Con il secondo metodo, sono stati creati bicchieri e posate dalla massa residua organica attraverso lo stampaggio a compressione: una volta utilizzate le stoviglie possono essere trasformate in compost o addirittura mangiate. Ovviamente ci sono ancora alcuni problemi da risolvere, a partire dalla alta solubilità in acqua, ma è auspicabile che la bioplastica possa essere commercialmente valida entro dieci anni.
Roberto Galante
Founder Junior