Roberto Galante

Founder Junior

DALLA NAPOLETANA TRADIZIONE DEL CAFFÉ SOSPESO A QUELLA DEL LIBRO.... SOSPESO... IN MODALITA' ECOLOGICA E GREEN..... LIBRI IN CAMBIO DI LATTINE E BOTTIGLIE DA RICICLARE.... Trasformare il riciclo in cultura e la cultura in condivisione: questa la filosofia alla base del progetto “Non rifiutiamoci un libro sospeso” ideato da Michele Gentile, libraio di Polla, in provincia di Salerno, che regala ai bambini del paese un libro ad ogni bottiglia di plastica o lattina d’alluminio portata in libreria. Il progetto va avanti dal 2002, quando Michele Gentile ha inventato il libro sospeso, sulla scorta della tradizione campana del caffè sospeso: chiunque può acquistare in libreria un volume e lasciarlo a disposizione di chi non può permetterselo. In 17 anni, Gentile sostiene che siano stati almeno 10 mila i libri sospesi lasciati dai cittadini di Polla, dei paesi vicini ma anche da molti sostenitori provenienti da tutta Italia. L’idea di coniugare la condivisione della cultura con la sostenibilità è invece più recente: nel 2018, la libreria Ex Libris di Michele Gentile ha raccolto circa 3 quintali di lattine di alluminio, soprattutto grazie alla collaborazione con gli alunni di una scuola vicina. La bottiglie di plastica e le lattine vengono inviate a un’azienda di riciclo della zona e i rimborsi per la raccolta riutilizzati per acquistare nuovi libri. Fonte: www.rinnovabili.it

Roberto Galante

Founder Junior

PROBLEMI PER LE CENTRALI NUCLEARI DI NUOVA GENERAZIONE IN FRANCIA E FINLANDIA.... 🤔🤔🤔 IGn queste settimane sono arrivati gli ennesimi ritardi per il completamento dei reattori EPR a Flamanville e Olkiluoto. Vediamo in breve che cosa Il “nuovo” nucleare in Francia e Finlandia non smette di accumulare ritardi, ostacoli tecnici, extra costi, dubbi sulla sicurezza e sulla manutenzione dei futuri reattori EPR (European Pressurized Reactor), quelli che il consorzio Areva-Siemens sta costruendo a Flamanville e Olkiluoto. Partiamo proprio dai guai che stanno rallentando lo sviluppo della centrale finlandese. Secondo una recentissima nota della compagnia energetica TVO, che gestisce i reattori 1-2 di Olkiluoto realizzati negli anni ’70, l’unità EPR da 1.600 MW di potenza installata (OL3) inizierà a produrre stabilmente energia elettrica a luglio 2020 anziché gennaio di quello stesso anno. È stato il consorzio Areva-Siemens a comunicare a TVO l’ennesimo posticipo della tabella di marcia per completare l’impianto, poiché i lavori non stanno procedendo al ritmo previsto. Ora si parla di caricare il combustibile nucleare nel reattore all’inizio del 2020, per poi connettere per la prima volta la nuova unità alla rete elettrica nei 2-3 mesi successivi. Vedremo se queste saranno le date definitive o se l’entrata in esercizio di Olkiluoto 3 sarà ancora rimandata, com’è stato fatto innumerevoli volte negli ultimi dieci anni: il reattore originariamente avrebbe dovuto cominciare le sue attività nel 2009. Intanto anche l’unità EPR francese di Flamanville rimane avvolta dalle incognite sulla corretta esecuzione dei lavori. Ai primi di luglio, il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, era andato su tutte le furie a causa delle ripetute interruzioni sul cantiere, tanto da annunciare l’avvio di un’indagine indipendente per capire le ragioni delle difficoltà che stanno affossando la tecnologia EPR di nuova generazione. Il suo disappunto riguardava, in particolare, l’ennesimo avviso dell’Autorità francese per la sicurezza nucleare (ASN: Autorité de Sûreté Nucléaire), che imponeva a EDF (proprietaria della centrale) di riparare otto saldature difettose riscontrate su alcuni componenti dell’impianto. L’entrata in funzione del terzo reattore di Flamanville, ricordiamo, era prevista nel 2012; ritardi e problemi hanno fatto lievitare il costo stimato del progetto da circa 3,3 a più di 10 miliardi di euro. Nonostante tutte le “disgrazie” patite dal nucleare in questi anni, l’Agenzia internazionale dell’energia (IEA) in un rapporto uscito lo scorso maggio ha ripetuto la tesi dell’essenzialità dell’atomo per realizzare un mix elettrico più pulito, in grado di rinunciare all’impiego di fonti fossili. Una tesi, però, ampiamente criticata da chi sostiene l’idea della transizione energetica verso il 100% di fonti rinnovabili. Investire nel nucleare è anacronistico, per una serie di motivi: tempi di costruzione lunghissimi, costi molto elevati in confronto alle sempre più competitive risorse rinnovabili (parchi eolici-fotovoltaici), rischi per la sicurezza e per lo smaltimento delle scorie radioattive. E poi, poiché le rinnovabili producono elettricità a costi in continuo calo, non si capisce perché il vuoto lasciato dall’atomo si dovrebbe riempire con il gas o il carbone (come fa intendere la IEA quando parla di un aumento per le emissioni di CO2 con la progressiva perdita di capacità nucleare), piuttosto che con l’eolico, il solare e le batterie per l’accumulo. Il governo francese, intanto, punta a ridurre al 50% la quota dell’atomo sulla generazione elettrica totale nel 2035 (non più 2025 come inizialmente proposto) chiudendo 4-6 vecchi reattori entro il 2028 secondo le indicazioni della programmazione pluriennale dell’energia pubblicata lo scorso gennaio. Parigi punta anche a raddoppiare la potenza installata nelle rinnovabili in confronto al livello del 2017, arrivando così a 102-113 GW di capacità cumulativa tra una decina di anni...

Roberto Galante

Founder Junior

DIMOSTRATA SCIENTIFICAMENTE LA CORRELAZIONE FRA TASSO DI INQUINAMENTO, CAMBIAMENTI CLIMATICI E LIVELLI NUTRITIVI DEI NOSTRI CIBI Pubblicata sulla rivista Lancet Planetary Health la più estesa ricerca sugli effetti del cambiamento climatico rispetto alla disponibilità globali di alimenti e nutrienti: entro i prossimi 30 anni, l’aumento di concentrazione di diossido di carbonio dovrebbe portare alla riduzione di nutrienti fondamentali in colture come grano, riso, mais, orzo, patate e soia mettendo a rischio la salute alimentare di grande fasce di popolazione, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Mentre l’aumento di anidride carbonica può accelerare la crescita di alcune piante, diversi studi hanno dimostrato che al contempo può ridurre la concentrazione di micronutrienti. Secondo i risultati dello studio, i livelli stimati di CO2 di qui al 2050 porteranno a una perdita di nutrienti media del 3% in colture come grano, riso, mais, orzo, patate e soia. Proteine, ferro e zinco dovrebbero calare rispettivamente del 19,5%, del 14,4% e del 14,% in tutte le regioni del Pianeta. A soffrire particolarmente il crollo della disponibilità di proteine saranno le popolazioni la cui dieta più si basa sul grano e sui suoi derivati come quelle dell’ex Unione Sovietica, del Medio Oriente, del Nord Africa e dell’Europa dell’est. Nel Sud dell’Asia, saranno invece le carenze di ferro a produrre gli effetti più preoccupanti sulla salute delle persone: considerando che l’India già attualmente rappresenta il Paese con il maggior tasso di anemia al mondo, la situazione in futuro non potrà che divenire più difficile. Come già suggerito da altri report delle Nazioni Unite, gli effetti del cambiamento climatico e il conseguente calo nella disponibilità di nutrienti nelle colture colpiranno soprattutto le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo: i ricercatori prevedono che il fenomeno sarà particolarmente grave in Asia meridionale, Medio Oriente, Africa sub sahariana, Maghreb e nei Paesi dell’ex URSS. Regioni già al momento con i più alti tassi di denutrizione al mondo e nelle quali è prevista buona arte della crescita demografica globale. “In generale, le persone che vivono in nazioni in via di sviluppo tendono a ricevere buona arte dei loro nutrienti da alimenti di origine vegetale, che a loro volta contengono biodisponibilità inferiori rispetto agli alimenti di origine animale”. Gli effetti del cambiamento climatico, soprattutto l’innalzamento delle temperature e le ondate di siccità, rischiano di compromettere i miglioramenti tecnici che permettono colture sempre più nutrienti e diffuse. Gli autori dello studio, inoltre, avvertono che estendendo la ricerca alla seconda metà del secolo, quando l’impatto del climate change dovrebbe manifestarsi con maggiore incisività, è molto probabile che la riduzione dei nutrienti risulti ancora più marcata. “L’alimentazione e la salute degli esseri umani sono argomenti estremamente complessi da prevedere, ma riducendo la disponibilità di nutrienti essenziali, il cambiamento climatico complicherà ulteriormente gli sforzi per eliminare la malnutrizione in tutto il mondo “. Fonte: rinnovabili.it

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