Roberto Galante
Founder Junior
Vincenzo Lancia, era un oculato imprenditore, attento non solo alla tecnica ma anche ai costi. Nel 1922 la Lancia aveva cominciato la produzione della Lambda, che per la prima volta adottava la carrozzeria portante in lamiera; usava quindi grandi quantità di ossigeno per la saldatura. Vincenzo Lancia dava un gran peso ai fattori economici, oltre che a quelli tecnici, ed il costo finale della saldatura era, in questo caso, abbastanza rievante. Ecco una eccezionale memoria dell'Ing. Vico d'Incerti: "La Ditta fornitrice, l'unica allora esistente a Torino, faceva pagare l'ossigeno alla Lancia molto più che alla Fiat. Mi venne allora un'idea: perchè non produrre noi stessi l'ossigeno, utilizzando l'energia dei motori in sala prova che andava perduta ? Azionare dei compressori con i motori in prova poteva, in teoria, con opportuni accorgimenti, essere possibile. Una base logica c'era: il procedimento per ricavare l'ossigeno, messo a punto dalla tedesca Linde, era basato sulla compressione iniziale dell'aria, ad altissima pressione, ed al successivo raffreddamento sino a renderla liquida; da questa poi l'ossigeno veniva separato dall'azoto sfruttando le differenze dei punti di ebollizione dei due elementi. Studiai a fondo il problema. Naturalmente non tardai a rilevare molte gravi difficoltà tecniche e molti inconvenienti, non ultimo il pericolo insito in un complesso del genere sistemato accanto ai reparti di lavorazione. I miei studi ed i miei calcoli furono condensati in una relazione corredata di disegni di progetto e densa di dati, dai quali risultava la notevole economia che l'azienda avrebbe potuto realizzare. Non so se Vincenzo Lancia, dopo averla letta, ne fosse rimasto del tutto convinto, ma il fatto è che mandò a chiamare il titolare dell'azienda fornitrice e, in mia presenza, gli pose l'aut-aut: o l'ossigeno ci veniva fornito al prezzo da noi calcolato, o lui avrebbe dato corso alla realizzazione del progetto. Il fornitore piuttosto costernato, chiese una copia della mia relazione per sottoporre i dati all'esame dei suoi tecnici, nell'evidente speranza di poterli dimostrare sbagliati. Due settimane dopo, invece, portò la risposta: veniva accettato il prezzo da noi proposto" (cit. Lancia,Bazzi,Ferrari - Pionieri dell'automobile, Nunzia Manicardi, Ed. Il Fiorino Modena) www.savelancia.it
Roberto Galante
Founder Junior
NUOVI STUDI SULLE CELLE FOTOVOLTAICHE Lo scorso dicembre, alcuni ricercatori del laboratorio di Oxford PV, hanno illuminato una lampada con una piccola cella solare avente un centimetro quadrato di superficie. Si trattava in realtà di due celle, impilate una sull’altra: quella in basso era del tipo a Silicio utilizzata nei pannelli solari standard, ma la cima era in Perovskite, un materiale con una struttura cristallina particolarmente adatto a trasformare la luce in elettricità. I ricercatori del laboratorio di Oxford PV si sono riuniti dietro ad un Pc, in attesa del calcolo dell’efficienza della cella collegata ad una sonda: la cella aveva convertito il 28% dell’energia solare in elettricità, un nuovo record di efficienza. I pannelli in Silicio dominano il mercato con una quota del 95% circa, nonostante esso non sia un materiale particolarmente efficiente, poiché utilizza principalmente la luce della zona rossa e infrarossa dello spettro solare. I pannelli solari in Silicio più efficienti sul mercato raggiungono meno del 23% di efficienza, mentre il massimo teorico per un singolo strato di Silicio è di circa il 29%. La Perovskite, invece, può essere regolata per lavorare su diverse parti dello spettro solare, in special modo per la zona blu. Accoppiati in una singola cella, i due materiali possono convertire più fotoni in elettroni di quanto possano fare da soli.
Roberto Galante
Founder Junior