IL LIBRO ROSSO DI JUNG

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«Che cosa s’intenda con la parola “archetipo” è espresso molto chiaramente dal suo rapporto con il mito, le dottrine esoteriche e la fiaba. Ma se tentiamo di scoprire che cosa sia “psicologicamente” un archetipo, le cose si complicano. Finora, nelle indagini mitologiche, ci si è sempre limitati a far ricorso a rappresentazioni solari, lunari, meteorologiche, vegetali o d’altro genere, ma non si è mai accettata la tesi che i miti siano in primo luogo manifestazioni psichiche che rivelano l’essenza dell’anima. All’uomo primitivo non importa quasi affatto conoscere la spiegazione oggettiva dei fenomeni evidenti; egli sente invece la perentoria necessità, o meglio, la sua psiche inconscia avverte l’irresistibile impulso di far risalire ogni esperienza sensibile a un accadere psichico. Al primitivo non basta veder sorgere e tramontare il sole: quell’osservazione esteriore deve costituire al tempo stesso anche un “accadimento psichico”, e cioè il sole nel suo peregrinare deve rappresentare il destino di un dio o di un eroe il quale, in fin dei conti, non vive che nell’anima dell’uomo. Tutti i fenomeni naturali mitizzati, come estate e inverno, fasi lunari, stagioni delle piogge ecc., non sono affatto allegorie di quegli avvenimenti oggettivi, ma piuttosto espressioni simboliche dell’interno e inconscio dramma dell’anima il quale diventa accessibile alla coscienza umana per mezzo della proiezione, del riflesso cioè nei fenomeni naturali. La proiezione è così radicata che sono occorsi alcuni millenni di civiltà per separarla, sia pure in misura relativa, dall’oggetto esterno. L’uomo primitivo è di una soggettività così impressionante per noi che si sarebbe dovuto pensare subito a collegare i miti alla vita psichica. La sua conoscenza della natura è essenzialmente linguaggio e rivestimento esteriore di un processo psichico inconscio; ma proprio perché quest’ultimo è inconscio, per spiegare il mito si è pensato a tutto fuorché alla psiche. Non si sapeva che la psiche contiene tutte quelle immagini dalle quali i miti sono sorti, e che il nostro inconscio è un soggetto attivo e passivo, il cui dramma l’uomo primitivo ritrova per analogia in tutti i processi naturali grandi e piccini. “Nel tuo petto sono le stelle del tuo destino”, dice Seni a Wallenstein; il che dovrebbe soddisfare ogni astrologo, solo che si sapesse qualcosa dei segreti del cuore. Ma finora se n’è avuta una comprensione limitata; né mi azzardo ad asserire che le cose siano oggi a un punto migliore» --- Carl Gustav Jung, Gli archetipi dell'inconscio collettivo Letture Junghiane

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Noi, medici dell’Anima, ricorriamo all’antichissima arte dell’interpretazione dei sogni, perché dobbiamo educare degli adulti, che non si lasciano più guidare come bambini. Perciò dobbiamo far parlare l’Anima dell’uomo stesso, in modo che egli comprenda dall’interno come stanno le cose per lui. — Jung, lo sviluppo della personalità Vol. 17.

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Profumo d' Autunno : Buongiorno Camers !!!

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