IL LIBRO ROSSO DI JUNG

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Nel Prologo del Libro rosso, nel brano in cui invoca la sua anima, Jung con un linguaggio potente, così si esprime: "Approda al luogo dell'anima colui il cui desiderio si distoglie dalle cose esteriori. Se non la trova, viene sopraffatto dall'orrore del vuoto.(...).quanti, infatti, oggigiorno sono in contatto con la propria anima? senz’anima non c’è via che consenta di trascendere questo tempo. (…). La visione dell’alluvione mi sopraffece e percepii lo spirito del profondo, senza tuttavia comprenderlo. Esso però mi forzò causandomi un insopportabile, intimo struggimento, e io dissi: Anima mia, dove sei?” ( L.R. p.210) Questo appassionato appello di Jung alla propria anima ritrovata, ci tocca nei punti più vulnerabili del nostro essere e nelle zone più ferite della nostra psiche…l’anima è un’immagine archetipica, espressione del divino che ci connette con la nostra essenza più intima. L'Anima è il Tutto che si svela in noi. E come si svela? Tramite le immagini simboliche. Platone sprofonda l’origine del destino nel bacino comune dell’origine cosmica. E’ difficile non ravvisare il parallelo fra i paradigmi di vita di cui parla Platone e gli archetipi di cui parla Jung. Entrambi sono preesistenti all’esistenza dell’individuo, entrambi improntano le modalità dell’esistenza dell’individuo. Gli archetipi non sono creazioni fantastiche. Sono immagini primordiali , che affondano le origini nel passato collettivo e dominano la struttura dell’inconscio sia personale che di tutta la collettività. Con la loro fascinazione potente si impongono alla parte razionale della psiche, suggestionandola e esercitando una spinta vitale che ne modifica gli assetti, favorendo lo sviluppo della personalità individuale. Un' immagine contiene un simbolismo che svela i significati inconsci di ciò che accade, recupera il significato della nostra storia personale, dei bisogni rimossi, delle emozioni non riconosciute, delle regole limitanti e ci aiuta a comunicare con la nostra anima. La personalità dell'individuo, viene smontata pezzo per pezzo, per poi essere ricostruita, in tutta la sua autenticità e potenzialità, con la spinta di un'energia emozionale che si sprigiona dai nuovi significati riconosciuti. Rudolf Steiner scrive: “Ciascuno di noi è chiamato a diventare uno spirito libero così come ogni seme di rosa è chiamato a diventare una rosa ”. Per comunicare con la propria Anima, è necessario essere integrati, aver individuato il proprio sé. La capacità di saper decifrare ciò che accade sia nell'esperienza quotidiana, sia nei propri messaggi inconsci, ci dà un’incredibile potere creativo, una profonda forza rigeneratrice. Si avverte una forte risonanza, una sincronicità, tra ciò che si sente dentro di sè e ciò che accade fuori di sé, come se il mondo esterno rispondesse o anticipasse ciò che già nel Sé è maturo per realizzarsi. Nei sogni, nelle visioni, nelle fantasie, negli episodi sincronici della vita, si presentano, una serie di simboli, di circostanze, che tracciano una mappa che chiede di essere seguita. Cosa accade? È l’Anima finalmente ritrovata, che ci rivela la dimensione spirituale dell’esistenza. Come dice Eliot: Non possiamo smettere di esplorare, e alla fine della nostra esplorazione ritorneremo da dove eravamo partiti e conosceremo quel posto per la prima volta . Meta di questo viaggio è individuarsi e rivolgersi verso il Sé, verso l’unità e la totalità della personalità nella sua parte conscia e in quella inconscia.. , come lo definisce Jung: l’armonia pacificata, la composizione di ogni conflitto, l’integrazione di tutti gli opposti, la realizzazione suprema, l’archetipo degli archetipi: il Sé. Tratto liberamente da: [http://centrostudipsicologiaeletteratura.org/2019/12/i-segreti-del-daimon/](http://centrostudipsicologiaeletteratura.org/2019/12/i-segreti-del-daimon/) MGMonaco, I segreti del

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Deponi il ruolo di “ Personaggio Ammirato”....e diventa quello che sei “ «Chi ha la fortuna o la disgrazia di possedere un talento particolare è vittima dell’illusione di essere quello stesso talento. Perciò ne è sovente anche il buffone. Un talento particolare è qualcosa che sta al di fuori di me. Io non sono identico a esso. La natura del talento non ha nulla a che fare con la natura della persona che ne è fornita. Sovente esso vive alle spese del carattere di chi ne è portatore. La sua personalità è segnata dagli svantaggi del suo talento, anzi persino dal suo opposto. Di conseguenza, egli non è mai all’altezza del suo talento, ma ne resta sempre al di sotto. Se accetta il suo Altro, egli diviene capace di reggere il proprio talento senza svantaggio. Se invece vuol vivere solo nel suo talento, rifiutando perciò il suo Altro, perde di vista la misura, poiché la natura del suo talento trascende l’umano ed è un fenomeno naturale. Trascenderà lui stesso l’umano, diverrà lui stesso un fenomeno naturale, cosa che in realtà non è. Tutti scorgeranno il suo errore, ed egli sarà vittima della loro derisione. Allora dirà che sono gli altri a deriderlo, mentre a renderlo ridicolo è soltanto il fatto che trascura il proprio Altro» C.G. Jung Libro Rosso Pg 247

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Condivido questo brevissimo e istruttivo racconto che ci riporta Jung nella sua autobiografia, esemplare proprio del nocciolo dell’umiltà: “Quando mi si dice che sono un sapiente, o un saggio, mi rifiuto di crederlo. Un uomo una volta immerse un cappello in un fiume e lo ritrasse colmo d’acqua. Che vuole dire? Non sono quel fiume. Sono in riva al fiume, ma non faccio nulla. Altri si trovano sulla riva dello stesso fiume, ma molti di loro pensano di doverlo fare essi stessi. Io non faccio nulla. Non penso mai di essere colui che si debba preoccupare che le ciliege abbiano gambi. Sto lì a guardare e ammiro ciò che la natura sa fare. C’è una bella antica leggenda di un rabbino. Uno studente andò da lui e disse: “Nei tempi passati vi furono uomini che videro Dio in faccia. Perché questo non succede più?” il rabbino rispose: “Perché oggi nessuno sa chinarsi tanto”. Bisogna chinarsi un poco, per attingere l’acqua dal fiume.” (Carl Gustav Jung – Ricordi, Sogni, Riflessioni)

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