IL LIBRO ROSSO DI JUNG
Founder President
"Dovrà essere ridotto il raggio della vita esteriore. Molta più intimità, fuochi solitari, caverne, grandi foreste oscure,piccoli insediamenti di pochi individui, fiumi dal pigro corso,silenti notti invernali ed estive, poche navi e pochi carri,e tener nascosto in casa ciò che è raro e prezioso. Da lontano i viandanti si mettono in cammino su strade solitarie e vedono le cose più varie. La fretta diventa impossibile, cresce la pazienza.Tace il frastuono del giorno secolare, e all’interno divampa il fuoco che scalda. Attorno al fuoco siedono le ombre di un tempo, si lamentano sommesse e danno notizie del passato. (…)Tra noi arde un antico fuoco segreto che manda poca luce e grande calore. Il fuoco ancestrale, che ha vinto ogni necessità, deve tornare ad ardere, poiché la notte del mondo è lunga e fredda, e grande è la necessità. Il fuoco ben custodito riunisce quelli che sono lontani e quelli che sono infreddoliti,quelli che non possono vedersi né toccarsi,esso vince la sofferenza e spezza la necessità." Libro Rosso, p.280 Queste parole sembrano risuonano oggi più che mai nel mondo attuale. Sentire nel nostro profondo un "fuoco ancestrale" ci ricongiunge al mondo degli antenati, della discendenza e della tradizione...ad esso bisogna tornare, perchè la notte del mondo è lunga e fredda
IL LIBRO ROSSO DI JUNG
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"Nello studiare la filosofia delle Upanishad, in noi cresce l'impressione che il completamento di questo percorso non è proprio il più semplice dei compiti. La nostra arroganza occidentale verso queste intuizioni del pensiero indiano è un segno della nostra barbara natura, che non ha il più remoto sentore della sua straordinaria profondità e sorprendente accuratezza psicologica. Siamo ancora così ignoranti che abbiamo effettivamente bisogno di leggi dall'esterno, di una tavola della legge e di un Padre sopra". (Carl Gustav Jung, dal suo libro Psychological Types)
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