Simone Nania
Founder Executive
Per saltare da un muro di immondizia ci vuole coraggio, soprattutto quando al di sotto scorre un rivolo di liquido tossico (il percolato). I bambini della foto vivono in una baraccopoli nell'area di Ghazipur, nella zona orientale della capitale indiana New Delhi. Hanno solo 11 anni ma sono già esperti raccoglitori di rifiuti in questa immensa discarica a cielo aperto (a pochi chilometri dal maestoso tempio di Akshardham), dov'è operativo anche un centro di recupero e riciclaggio. La povertà a New Delhi affligge circa la metà dei suoi 15 milioni di abitanti
Simone Nania
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L'unico commento possibile per questa immagine è il racconto crudo del fatto: il ragazzo è uno dei tanti che nuotano nelle acque inquinate del fiume indiano Yamuna per raccogliere le offerte lanciate dai fedeli. C'è però, in questo caso, una "curiosità" da aggiungere: lo scatto è datato 5 giugno (era il 2010), ossia la giornata che buona parte del mondo dedica all'ambiente. L'avvelenamento delle acque è uno problemi più seri che affligge la maggioranza povera della popolazione indiana che, in molti casi, ancora oggi, non ha accesso all'acqua potabile. La mancanza di un sistema fognario in gran parte del Paese e la totale assenza di leggi che proibiscano alle aziende di scaricare i loro rifiuti nel più vicino corso d'acqua fa sì che ogni ruscello, lago o fiume sia una discarica di liquami a cielo aperto. Una delle situazioni più critiche riguarda il Gange, il grande fiume sacro agli induisti: secondo il Ministero indiano per l'ambiente ogni giorno vi finiscono dentro quasi 3 miliardi di litri di acque reflue, di cui poco meno di un terzo trattate dai depuratori. In più, le grandi dighe idroelettriche costruite lungo il suo corso favoriscono la crescita di organismi vegetali (eutrofizzazione) mutando definitivamente l'ecosistema del fiume
Simone Nania
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