Simone Nania

Founder Executive

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Le vacanze sono agli sgoccioli e per molti è arrivato il momento di salutare il mare. Ma c’è qualche fortunello che in acqua – dolce – ci vive, e non ha di questi problemi. Come questa ninfa – o larva – di libellula (sottorodine Anisoptera), che sembra sorridere soddisfatta in questa foto ingrandita. Soltanto quando si sentirà pronta a “maturare” la piccoletta uscirà dall’acqua, respirerà a pieni polmoni (e non più con le branchie) e, attaccata a un ramo o a una roccia, si libererà dal suo esoscheletro larvale, per assumere fattezze e colori di una libellula adulta. Fino ad allora – per un periodo che può durare dai pochi mesi a diversi anni – potrà sguazzare indisturbata nel suo corso d’acqua, a caccia di girini, piccoli pesci e altre prelibatezze acquatiche.

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C’è chi guardando questa larva d’ortottero (l’ordine di insetti a cui appartengono anche grilli e cavallette) si lecca i baffi. E la pregusta bollita, ripiena o intinta nel cioccolato. Non stiamo parlando di un cuoco cinese o africano ma di un insospettabile chef belga, che alla cucina di questi e altri animaletti ha addirittura dedicato un libro di ricette. Molto gradito - pare - dai palati d’Oltralpe, tanto che prelibatezze come bignè di grilli e cavallette fritte spopolano già sui tavoli di feste e pranzi di nozze. Ma anche in Italia c'è chi va ghiotto di queste bestioline, l’estate scorsa un museo di scienze naturali di Bergamo ha organizzato una serata gastronomica dal titolo "Insetti che bontà". Con un menù a base di grilli, tarme e bachi da seta.

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Se pensate che il vostro naso sia un po’ sproporzionato consolatevi con la foto di un punteruolo del Perù (Rhinastus latesternus). In realtà questa specie di proboscide – detta “rostro” – è una caratteristica comune a tutta la sua famiglia, che appartiene all’ordine dei coleotteri e che comprende più di 60 mila specie di insetti “nasuti” simili a questo. Sulla punta del rostro si trova l’apparato boccale masticatore, che i punteruoli utilizzano per sgranocchiare foglie, frutti e radici. Inutile dire che questo loro “appetito” non è particolarmente gradito ai contadini, che si vedono spesso danneggiare frutti e verdure.

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