Simone Nania

Founder Executive

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Un'eruzione a base di magma e lapilli è uno spettacolo affascinante. Purtroppo, circa la metà dei vulcani in attività ha eruzioni esplosive, con nubi ardenti e colate di fango. Anche l'Italia ha le sue soluzioni per quanto riguarda i rifiuti. Una delle più fantasiose è stata riportata alla ribalta dai recenti problemi campani: sfruttare il magma dei vulcani come enorme inceneritore ecologico. Un'idea che viene spesso riproposta, forse perché sembra molto semplice. Ma non è così. Nella camera magmatica superficiale si trovano rocce fuse, dicchi e filoni magmatici che non lasciano spazio ad altro materiale. Ma, anche se ci fosse il posto, la camera è collegata al cratere da condotti piuttosto stretti e sarebbe impossibile introdurre i rifiuti "contro" la pressione dai gas vulcanici. E se anche fosse tecnicamente possibile, la spazzatura verrebbe in parte vaporizzata, e in parte ci ricadrebbe sulla testa senza neppure regalare lo spettacolo di un'eruzione.

Simone Nania

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Finalmente liberi di dare della "spazzatura" all'arte senza paura di offendere nessuno! Anzi, gli artisti che hanno realizzato il drago-trash nel famoso Jardin des Plantes di Parigi ne sarebbero onorati, avendo creato la loro opera a partire da lattine, cartone, tappi e sacchetti di plastica, nell'ambito delle iniziative per la Giornata della Terra. Riciclare la spazzatura non è un'idea tanto nuova, ma ogni tanto qualcuno la elabora e ci tira fuori qualche cosa di originale. È il caso di un ingegnere dell'università di Leeds (UK), che ha realizzato un materiale da costruzione a partire dalla peggiore spazzatura (vetri rotti, ceneri derivate dagli inceneritori e scorie varie, pressate e aggregate grazie al bitume). Questi "bitubloks", come li ha chiamati, sembrano avere caratteristiche anche migliori dei classici mattoni, che non sono neppure di grande aiuto nello smaltimento dei rifiuti. Questo è un altro tassello importante nella visione del nostro futuro di spazzatura: abiti, confezioni per alimenti, carta, materassi, mobili e via dicendo, e presto anche case dove, mattoni a parte, avremo anche tanti sacchetti di spazzatura.

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Questa lampadina rischia di diventare un ricordo. Che cosa ha combinato? Ha centocinquantanni e ormai lavora poco e male. (Costa poco, però.) È stata la California la prima a decidere di ridurre l'uso di lampadine a incandescenza, seguita dall'Australia. Poi anche l'Irlanda ha sposato l'idea e, nel dicembre 2007, l'Italia si è unita al gruppo: la messa al bando diventerà (o "dovrebbe diventare"?) esecutiva nel 2011. Altre nazioni europee stanno progettando di prendere, a breve, la stessa strada. A decretare la fine della vecchia lampadina a incandescenza è il suo scarso rendimento: trasforma in luce solamente il 5% circa dell'energia. Un niente rispetto alle nuove, decantate lampade fluorescenti compatte, che vantano rendimenti del 25-40%. Col piccolo particolare che le fluorescenti compatte contengono mercurio e polveri fluorescenti (appunto): tutte sostanze tossiche da smaltire, prima o poi.

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