Simone Nania

Founder Executive

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Una spiaggia di sabbie colorate fotografata dagli aerei di Google o 60.000 schifezze? Suggerimento: gli americani ne ammucchiano tante così ogni cinque secondi... LA CURA È PEGGIORE DEL MALE? San Francisco, New York e Londra sono già d'accordo, e adesso anche la Cina vuole liberarsi dal cosiddetto inquinamento bianco, ossia dai comuni sacchetti di plastica che inevitabilmente finiscono con l'intasare gli scolmatori di strade e corsi d'acqua. Decisione sensata (non è certo un'idea stravagante), ma i risultati non si vedono: pare sia uno dei classici esempi di "resistenza anche alle migliori idee". In Italia si parla di bando delle borse in plastica a partire dal 2010, ma nessuno si sta muovendo: «Nel 2007 non è stato fatto neppure un passo per rendere operativa questa scelta», denuncia Stefano Ciafani, coordinatore dell'ufficio scientifico di Legambiente.

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Le volpi di gomma cacciano galline plastiche? Anche i polli nel loro piccolo inquinano. Solo negli Usa gli allevamenti di questi animali generano, ogni anno, oltre 400.000 tonnellate di penne e piume che vanno smaltite. LA CURA È PEGGIORE DEL MALE? Non stupisce, visti i numeri, che proprio dagli Stati Uniti arrivi una soluzione per gli scarti dell'industria avicola. Un gruppo di chimici dell'Ars (Agricultural research service), uno dei principali istituti di ricerca statunitensi, ha messo a punto un procedimento per ottenere plastica a partire dalle penne dei polli. Il nuovo materiale ha proprietà paragonabili a quelle del classico polietilene: è facilmente modellabile, è molto resistente e, in più, è anche biodegradabile. Le galline diventano confezioni per le loro uova, e i polli sono i piatti in cui saranno mangiati.

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Su questo argomento non è possibile dare una risposta certa, ma si sono formulate varie ipotesi. La più accreditata fa risalire l’usanza ai primissimi tempi della telefonia, quando tutti i collegamenti venivano effettuati tramite l’operatore, un po’ come accadeva per le interurbane ancora fino al 1970. L’abbonato si metteva in contatto con le centraliniste, che tentavano di prendere la linea e poi avvertivano l’abbonato quando il collegamento era pronto. Da qui forse l’uso di precedere la conversazione con un “pronto”. Il tono brusco con cui “pronto” è pronunciato potrebbe invece essere in relazione col fatto che i primi utenti del telefono furono militari, poliziotti e pompieri: il primo collegamento telefonico a Milano avvenne proprio fra il Municipio e la caserma dei pompieri.

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