La Vita è un mistero, ma la si può ridurre ad un Problema!

Nel cuore dell'India, un turista italiano si recò in visita da un maestro spirituale, la cui saggezza era rinomata in tutto il mondo. Dopo anni di devozione verso gli insegnamenti di questo maestro, l'italiano sentì il richiamo a incontrarlo di persona. Quando finalmente entrò nella stanza del maestro, rimase sbalordito: la stanza era spoglia, senza alcun mobilio tranne una semplice stuoia di paglia sulla quale il maestro sedeva.

Confuso e stupito, l'italiano non riusciva a comprendere come una personalità così illustre potesse vivere in un ambiente così semplice e privo di comfort. Non poté fare a meno di chiedere: "Dove sono tutti i suoi mobili, maestro?"

Il vecchio saggio, con un sorriso sereno, rispose con un'altra domanda: "Caro amico, dove sono i tuoi mobili?"

Perplesso, l'italiano replicò: "Sono qui solo per qualche giorno come turista. Non potevo certo portare con me tutti i miei mobili."

Il maestro rispose pacatamente: "Anch'io sono un turista qui per un breve periodo. Un giorno me ne andrò, come te."

Questa breve storia, tramandata da generazioni, offre una lezione preziosa sul non-attaccamento. È naturale avere preferenze e cercare il comfort nella vita, ma l'attaccamento è la radice della sofferenza. Ci attacchiamo alle cose materiali, alle relazioni, persino alla vita stessa, e questo attaccamento ci porta disagio e dolore.

Quando temiamo la morte e ci aggrappiamo disperatamente alla vita, investiamo le nostre energie nella difesa e nel rifiuto dell'inevitabile. Tuttavia, quando accettiamo la natura transitoria della vita e smettiamo di temere la morte, troviamo spazio per gioire pienamente di ogni istante che ci è concesso.

Una via per superare il timore della morte e abbracciare la pienezza della vita è ascoltare le parole degli esperti dell'aldilà, come il Dott. Marco Cesati Cassin. In una recente intervista, già vista da migliaia di persone, Marco Cesati Cassin offre illuminanti prospettive sulla vita, la morte e l'aldilà, aiutandoci a comprendere che la vita è un mistero che non necessariamente dobbiamo ridurre a un problema.

Link per l’intervista: https://youtu.be/W239GInVTXo

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Nella vastità dei confini emotivi, la solitudine emerge come una terra di scoperta, non di isolamento. 

Un viaggio attraverso questa dimensione interiore rivela non solo il potere della propria autonomia di pensiero, ma anche il cammino verso un'intima interdipendenza evolutiva. 

Recentemente ho avuto il privilegio di intervistare lo psicologo Claudio Luraschi, il cui lavoro incanta per la sua profonda comprensione della mente umana. 

Durante la nostra conversazione, Luraschi ha distinto la solitudine dall'isolamento, delineando la sua visione illuminante su questo tema complesso. 

Link dell’intervista: https://youtu.be/8u6axrOifKQ​

Egli argomenta che la solitudine, lontana dall'essere un mero stato di essere soli, rappresenta un'esplorazione interiore che conduce all'indipendenza autentica. 

Chi abbraccia la solitudine non come una condanna, ma come un'opportunità, si apre alla possibilità di sviluppare un'autonomia di pensiero che è fondamentale per l'evoluzione personale. 

Luraschi evidenzia che la dipendenza emotiva, spesso travestita da bisogno di connessione costante con gli altri, può fungere da ostacolo verso la vera indipendenza. 

Questa dipendenza può manifestarsi in molteplici forme, come la ricerca costante di approvazione o il timore dell'abbandono. 

Tuttavia, è solo attraverso l'affermazione della propria autonomia che si apre la strada all'interdipendenza consapevole e costruttiva. L'interdipendenza, come spiega Luraschi, è la vera strategia evolutiva. 

È il ponte che collega l'autonomia individuale alla collaborazione reciproca, dove il desiderio di migliorare se stessi e il mondo circostante si intrecciano in un armonioso balletto di crescita personale e collettiva. 

Questo processo di auto-realizzazione non solo ci conduce a una connessione più profonda con noi stessi, ma anche a una riduzione significativa della sofferenza. 

Attraverso la consapevolezza della nostra indipendenza e l'impegno per una collaborazione significativa, possiamo trasformare la nostra esistenza in un sentiero illuminato dalla consapevolezza e dalla gratitudine. 

Nell'epoca della longevità, questo messaggio riveste un'importanza ancora maggiore. 

Le persone che entrano nella seconda metà della loro vita hanno l'opportunità unica di abbracciare questa filosofia, trovando così un senso profondo e duraturo nell'esistenza. 

L'intervista con Claudio Luraschi > https://youtu.be/8u6axrOifKQ offre un viaggio affascinante attraverso questi concetti, illuminando la via verso una vita più piena e significativa. 

Invito tutti voi a guardare l'intervista completa per immergervi completamente in questa prospettiva affascinante sulla solitudine, la sofferenza e l'interdipendenza evolutiva.

IL VERO SIGNIFICATO DEL CARNEVALE: RIVELARE LA NOSTRA VERA NATURA.

In un mondo dominato dalle apparenze e dalle maschere che indossiamo ogni giorno, il Carnevale rappresenta un momento di riflessione profonda sul nostro essere autentico. Riflettendo sul significato profondo del Carnevale, emergono antiche radici che ci conducono a comprendere la sua essenza più vera.

Come Chantal Dejean illustra eloquentemente (http://www.chantaldejean.com/) , il Carnevale non è solo una festa di gioia e spensieratezza, ma ha radici che affondano nell'antichità, risalenti agli egizi, dove già si celebrava una festa in maschera in onore di Iside. Questo rito antico, anche se rivestito di rituali e simboli differenti, condivide il nucleo centrale del Carnevale moderno: la rinuncia alla carne, l'atto di "carne-levare".

Ma cosa significa veramente "levare la carne"? Va oltre la mera rinuncia alla materialità fisica. Il Carnevale, nel suo significato più profondo, ci invita a spogliarci delle maschere e delle illusioni che ci separano dalla nostra essenza autentica. La "carne" diventa il simbolo delle costruzioni sociali, delle identità superficiali e delle maschere che indossiamo per adattarci al mondo esterno.

Attraverso il Carnevale, abbiamo l'opportunità di dare sfogo agli ultimi desideri e piaceri effimeri che ancora ci legano a queste maschere. È il momento di riconoscere e accettare l'effimero delle nostre identità costruite, per prepararci all'essenza stessa della quaresima: la rinascita dell'anima nella carne fisica.

In questo contesto, la quaresima non è solo un periodo di privazione, ma diventa un'opportunità di rivelazione e di trasformazione interiore. Levare i veli che ci separano dal nostro vero Sé significa abbandonare gli schemi mentali, i condizionamenti e le maschere che ci impediscono di esprimere la nostra autenticità.

Quando il Carnevale giunge al termine, ci troviamo di fronte alla scelta cruciale: continuare ad indossare le maschere familiari o abbracciare la nudità del nostro vero volto.

È un invito a rinunciare alle sovrastrutture e agli orpelli che ci tengono legati alla superficie delle cose, per abbracciare la nostra essenza più autentica e profonda.

In definitiva, il Carnevale ci insegna che la vera gioia e la vera liberazione derivano dallo sgretolare le maschere che ci separano dalla nostra vera natura. È un invito a celebrare non solo la fine di una festa, ma l'inizio di un viaggio interiore verso la rinascita e la trasformazione dell'anima.

Questo è soprattutto valido ed importante quando si entra nella seconda metà della vita, questo perché la vita non è una prova generale, ma un’occasione meravigliosa da utilizzare al meglio.

Chi volesse approfondire questi argomenti può visionare l’intervista fatta a Marco Cesati Cassin nella quale vengono svelate molte interessanti informazioni sul viaggio dell’anima.

​https://youtu.be/W239GInVTXo​