Gianmario Governato

Top Founder Senior

Sulla felicità...

2018-09-06 21:45:49

Salute e felicità sono parole che dovrebbero sempre viaggiare l’una accanto all’altra. C'è una felicità artificiale, forzata, fatta di sorrisi stereotipati, di frasi costruite sul “tutto va bene”, di dimostrazioni artefatte di gioia… C’è una felicità che nasce dall’avere qualcosa o qualcuno, dagli attaccamenti e dal raggiungimento degli obiettivi… Queste sono le felicità effimere che noi tutti ben conosciamo, sempre legate a fatti esterni, al “fuori”… Ma c’è una felicità che scaturisce dal profondo, che è come l’amore, che nasce da quel luogo sconosciuto e fuori dal tempo che è la nostra interiorità. E’ la felicità del bambino, quando ride senza un perchè, vicina alla dimensione del mistero, della magia, dell’incanto, della fantasia, delle immagini, insomma la felicità dell’anima, lontana dai ragionamenti, dai progetti, dai moralismi, dai giudizi, in una parola lontana dal mondo dei pensieri. Solo quando si è in armonia col proprio mondo interno, si sperimenta la vera pace, la vera gioia, la felicità autentica, che, come ci insegnano i taoisti, è impermanente, è come il lampo : cercare di far durare l’istante felice il più a lungo possibile, crea infelicità… Ma più ci arrendiamo, più diventiamo cedevoli, più siamo in accordo con le leggi dell’anima, più i “momenti felici” verranno a trovarci : il segreto per essere felici è affidarsi sempre di più alla nostra essenza, lasciare che la nostra “vera natura” sia protagonista assoluta della nostra vita.

Gianmario Governato

Top Founder Senior

Lo stress...leggiamolo diversamente...

2018-09-04 16:03:51

Normalmente lo attribuiamo al vivere quotidiano, alle corse che la giornata impone, al traffico, al lavoro, al partner, ai figli, così ci immaginiamo subito, come rifugio e salvezza, una vita "tranquilla", luogo comune di cui diventiamo vittime... La realtà interiore è ben altra... Il vero stress, nasce invece da un modo di pensare errato, da una mentalità sbagliata che ci induce ad inseguire una vita troppo "normale". Allora lo stress nasce dalle abitudini, dalla noia, dal modellarsi ad una vita che spesso altri hanno scelto per noi...partner, familiari, amici, società... Siamo su questa terra per questo? La forza dell'energia creativa che ci ha costruiti, che ha sviluppato il progetto dell'evoluzione non può essere utilizzata solo per lo shopping, per progettare le vacanze, per spettegolare con le persone oppure per lamentarci del passato e per consumarci in continue aspettative... Non dovremmo stupirci se l'energia profonda che ci appartiene, così compressa e soppressa, impazzisca e ci travolga nello stress. Oggi, diversamente dal passato, possiamo spesso sciegliere la vita che vogliamo vivere : serve solo più consapevolezza e creatività... Ma, è una chiave che non usiamo e finiamo per essere incanalati nel gregge, in una vita comune fatta di luoghi comuni : inseguiamo tutti le stesse cose, ci mescoliamo alla massa, non sappiamo più stare soli con noi stessi, non sappiamo più guardarci dentro... Lo stress nasce proprio da questa abitudine a voler essere "normali" a tutti i costi, a voler essere come tutti gli altri... Un automatismo malato che ci vuole condurre ad una vita "tranquilla", che presto si rivela vuota e priva di stimoli. E' sempre tranquillo il mare? La noia diventa un terreno fertile che fa ingigantire lo stress. Non riusciamo a vedere che dentro di noi esiste uno spazio interno che si rinnova solo attraverso gli ostacoli e che diventa invece sterile di fronte ad una vita piatta. Se è vero che nella vita abbiamo un compito, è quello di permettere alle forze che ci animano di esprimersi. Dobbiamo sviluppare una funzione essenziale : la capacità di attendere, come fa la natura, che il frutto arrivi a maturazione, senza avere la pretesa di pilotare il processo... Il vero antistress sta nel frequentare questo spazio interno e lasciare che sia lui a condurci...

Gianmario Governato

Top Founder Senior

Possiamo scegliere tra il paradiso e l’inferno.

2018-08-21 14:42:38

C’è una storia che racconta di un uomo che lascia il mondo e giunge alle porte del paradiso, dove un angelo gli fa vedere un’anteprima del paradiso e dell’inferno. Entrambi i luoghi, però, mostrano esattamente lo stesso scenario: le persone stanno sedute intorno a un pentolone colmo di stufato, e ciascuna ha in mano un cucchiaio di legno dal manico molto lungo. Confuso, l’uomo dice all’angelo: «Questi non possono essere il paradiso e l’inferno. Sembrano la stessa cosa». Al che l’angelo gli risponde: «No, perché all’inferno la gente è frustrata e affamata; cerca disperatamente di nutrirsi ma, per quanto ci provi, non riesce a portarsi il cibo alla bocca usando quei cucchiai scomodi, dal manico lunghissimo. In paradiso, invece, le persone sono sane e felici perché si nutrono a vicenda». Berg, Yehuda.

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