Gianmario Governato

Top Founder Senior

Un breve suggerimento

2018-08-14 15:18:16

Per recuperare il benessere psico-fisico

Gianmario Governato

Top Founder Senior

Il "vuoto"come terapia

2018-08-13 23:39:25

Il vuoto…non c'è nulla che ci spaventa più del vuoto e questo perchè ne abbiamo una conoscenza errata, lo valutiamo negativamente come “mancanza”, “nulla”. La fisica quantistica, così come ne parlava la mistica di tutti i tempi, oggi sostiene che il concetto di vuoto vada totalmente rivisitato, che non ci sia niente di più pieno di energia del cosiddetto “spazio vuoto”. E' un “campo energetico”, un oceano di potenzialità. Esso non contiene particelle e tuttavia tutte le particelle sorgono come “eccitazioni" al suo interno. Oggi si parla molto del saper “fare vuoto” e la Meditazione nelle sue varie sfaccettature diventa una delle vie preferenziali. Ma sappiamo davvero cosa significa “cercare il vuoto” della mente e quali possono essere i risvolti terapeutici? C’è vuoto e vuoto…c’è la vita “vuota”, priva di significato, inutile di colui che si sente depresso, e c’è la “via del vuoto” come farmaco che rigenera. Diceva il saggio Huang-po “gli uomini hanno paura di abbandonare le loro menti, perché temono di precipitare nel vuoto senza potersi arrestare. Non sanno che il vuoto non è veramente vuoto, perché è il regno della Via autentica.” Cosa significa? Il vuoto che serve come terapia è una dimensione senza pensieri, è quel buio che ritroviamo dietro agli occhi quando li chiudiamo, è quella del bambino quando si incanta. I grandi saggi di tutti i tempi suggeriscono di incontrare tutti i giorni “momenti di vuoto”, dove i pensieri e le preoccupazioni quotidiane non sono più protagoniste, dove serve soltanto “affidarsi al vuoto” e…annullarsi, entrare in questo spazio visibile e segreto che c’è in ognuno di noi per incontrare la nostra essenza e dunque la prevenzione e la cura dei nostri disagi. Continua il saggio “qualsiasi cosa ti accada, qualsiasi problema ti affligga, tu rifugiati nel vuoto…nasconditi”… Non serve cercare la strategia giusta per risolvere i problemi, non serve chiedersi continuamente se lasciare il partner oppure no, se cambiare vita o continuare a trascinarsi nella vita che abbiamo. Non serve ragionare…spiegare…capire…operazioni mentali che servono solo a ingigantire e a cronicizzare il malessere, serve cercare quel vuoto che ha poteri terapeutici magici, più di qualsiasi “sforzo di volontà”. Il vuoto allora ci ricorda che, diversamente da come abitualmente pensiamo, non siamo noi gli attori protagonisti della nostra vita, ci ricorda che incessantemente qualcosa dentro di noi sa cosa fare per noi e dove condurci per stare bene…ma….serve affidarsi…cedere. Come scriveva Eraclito “l’intima natura delle cose ama nascondersi, proprio l’opposto di ciò che facciamo noi che riempiamo la vita di parole spesso inutili e non sappiamo che mentre le parole accrescono il disagio, il vuoto lo guarisce. Viviamo la malattia del “pieno”, quella di una mente sempre troppo occupata e pre-occupata, la malattia della nostra civiltà…

Gianmario Governato

Top Founder Senior

Lo sguardo che cura...

2018-08-06 14:32:10


I nostri occhi non sono fatti solo per vedere il mondo intorno a noi. I nostri occhi sono fatti per produrre lo “sguardo interiore”, che non è lo sguardo legato al particolare, al dettaglio, ma quello dell’infinito, dove una cosa richiama un’altra e poi un’altra, un’altra e un’altra ancora….siamo nel mondo dell’analogia e del simbolo. E’ lo sguardo che ci serve per produrre guarigione e per comprendere come funziona proviamo a pensare al modo con cui guardiamo ad esempio un prato. In genere possiamo fare due cose, o portare l’attenzione su un gruppetto di fili d’erba , oppure lasciare che lo sguardo si perda, sull’insieme del prato… Allo stesso modo, se vogliamo stare bene, dobbiamo guardare i disturbi che ci vengono a trovare, come se fossero infiniti, come se fossero parte di una fiaba: “c’era una volta un attacco di rabbia che è venuto a trovare proprio me. Rabbia, ti prego, dimmi cosa devo fare". E la rabbia risponde: "lascia fare a me. Voglio portarti in un posto dove si è tanto arrabbiati, dove c’è tanto fuoco, tanta guerra. Tu però vienimi dietro, accompagnami”. Possiamo fare ancora meglio, provate a pensare alla rabbia come ad una vera e propria immagine, ad esempio l’immagine di un condottiero. Per alcuni di noi la rabbia può essere è il volto di un nobile moschettiere, per altri il volto di un ribelle sotto tortura. Ciò che conta è vedere i nostri disturbi come lo spazio di un panorama, usare uno sguardo “panoramico”. Se lo sguardo diventa “largo”, la coscienza si allarga e, come per incanto, succede che i disturbi accolti e trasformati in immagini, lasciano spazio alla consapevolezza e al benessere.

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60