Roberto De Luca

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Granciporro 🦀 gran-ci-pòr-ro SIGNIFICATO Grosso crostaceo; errore madornale ETIMOLOGIA dal veneziano gransiporo, composto di granso ‘granchio’, derivato dal latino cancer, e poro ‘paguro’, derivato dal greco páguros. Questa parola vive una sorte peculiare. Infatti, bontà sua, è citata spesso e volentieri come parola desueta 'da salvare', in affreschi che cercano sempre di dipingere la lingua italiana come un castello di sabbia che sta smottando. La realtà è ben diversa — e qui vedremo virtù e limiti del granciporro. Egli è un granciporro, o Cancer Pagurus (in una foto di Hans Hillewaert). Si tratta di un granchione di mare, europeo, specie delle coste atlantiche, e suo davvero malgrado è considerato una specialità ittica prelibata dai gourmand del continente. Perciò rileviamo subito che il suo nome non è un termine desueto, essendo corrente e usato in pescherie e ristoranti, almeno. Però ha qualcosa di fortemente antiquato, no? Ebbene, questo suo nome, emerso in lingua veneziana come gransiporo, è frutto della composizione del nome del granchio e quello del paguro. Che quel 'granci' parli di un 'granchio' non ci stupisce; è invece curioso che quel 'poro' prima e 'porro' poi sia un'alterazione del greco páguros (letteralmente codaroccia). Il dato interessante è che 'granciporro' è tratto da questo binomio nel Cinquecento, mentre sarà solo nel corso del Settecento che Carlo Linneo ordinerà la tassonomia del 'Sistema della Natura' con binomi latini, e il suo sarà mantenuto come Cancer Pagurus. Peraltro è un nome che al nostro orecchio suona piuttosto fuorviante, non solo per l'abbaglio del 'porro', ma anche perché questo simpatico crostaceo decapode non è parente stretto del paguro: il granciporro è un granchio, il paguro no. Ora, 'granciporro' può anche essere usato, con un gusto altamente rétro, per significare l'errore madornale, l'abbaglio, lo strafalcione. In effetti, è giusto un sinonimo di 'granchio' nella locuzione 'prendere un granchio'. Dopo aver realizzato che mi sono arrabbiato con la persona sbagliata, posso scusarmi per il gran granciporro che ho preso, posso notare che il sussiegoso commentatore della notizia ha preso un granciporro per la fretta di esprimersi, ma posso anche dire di essermi accorto del granciporro e di essermi corretto appena in tempo. Resta da capire perché questi crostacei siano attratti nella sfera semantica dell'errore — ma pare sia un antico e semplice uso di mare, per cui pescando ti sembra che abbia abboccato chissà che pesce e invece è un granchio furibondo che ti straccia la lenza. Hai preso un granchio, o un granciporro. La simpatia della parola è una virtù di grande valore. Scusarsi per un granciporro mette sulla tavolozza della nostra espressività il tono prezioso del ridicolo. D'altra parte è un termine che, seppur non desueto in quanto termine specifico, non è diffuso, e può non essere compreso, e dar segno di affettazione. (Fonte unaparolaalgiorno.it)

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METAMÒRFOSI 😉🤨🧐🤔 metamòrfoṡi s. f. [dal gr. μεταμόρϕωσις, der. di μεταμορϕόω«trasformare», comp. di μετα- «meta-» e μορϕή «forma»]. – 1. Trasformazione, e in partic. trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa, come elemento tipico di racconti mitologici o di fantasia, spesso soggetto di opere letterarie, spec. del mondo classico, nelle quali il termine è usato anche come titolo (nella traduz. ital.), soprattutto al plur.: le «Metamorfosi» di Ovidio, di Apuleio, di Nicandro di Colofone; «La metamorfosi»(ted. Die Verwandlung) di Franz Kafka. 2.a. In zoologia, l’insieme dei cambiamenti morfologici e fisiologici, implicanti un diverso rapporto dell’organismo con l’ambiente, che dallo stadio larvale conducono allo stadio adulto, tipici di alcuni pesci (anguilla), degli anfibî e di molti invertebrati. Negli insetti può essere graduale e incompleta (insetti emimetaboli, come le cavallette) o completa (insetti olometaboli, come le farfalle). b. In botanica, ogni profonda modificazione nella conformazione esterna e nella struttura interna di una pianta cormofita, comparsa e affermatasi nel corso dell’evoluzione, in quanto ha costituito un vantaggio selettivo nell’adattamento funzionale o ecologico a mutamenti ambientali. 3. In senso estens. e fig., cambiamento, modificazione in genere, nell’aspetto, nel carattere, nella condotta, nell’atteggiamento morale o spirituale d’una persona, ecc.: le m. di Fregoli(famoso trasformista del teatro di varietà, 1867-1936) sulla scena; il suo modo di pensare ha subìto una m. radicale (Fonte Treccani)

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Carboidrati I carboidrati, detti anche glucidi (dal greco "glucos" = dolce) sono sostanze formate da carbonio ed acqua e sono contenuti principalmente negli alimenti di origine vegetale. Il gruppo alimentare che li contiene in maggiore quantità è quello dei cereali. I carboidrati hanno un ruolo fondamentale nell'alimentazione umana in quanto rappresentano la principale fonte di energia per l’organismo. In media forniscono 4 kcal per grammo, anche se il loro valore energetico oscilla dalle 3,74 kcal del glucosio alle 4,2 Kcal dell'amido. In base alla loro struttura chimica i carboidrati possono essere classificati in semplici e complessi. I carboidrati (o glucidi) semplici, comunemente chiamati zuccheri, comprendono: monosaccaridi, dalla struttura chimica molto semplice, come glucosio, fruttosio e galattosio disaccaridi, formati dall'unione di due monosaccaridi, come saccarosio (glucosio + fruttosio), lattosio (glucosio + galattosio) e maltosio (glucosio + glucosio) oligosaccaridi, formati da due a dieci molecole di monosaccaridi, come le maltodestrine (solitamente utilizzate come integratori energetici) In natura esistono centinaia di monosaccaridi che si differenziano per il numero di atomi di carbonio presenti nella loro catena. Tuttavia, quelli formati da sei atomi di carbonio (gli esosi) come fruttosio, glucosio e galattosio, sono i più importanti dal punto di vista nutrizionale. Tra tutti, quello di maggiore interesse è il glucosio, che costituisce la forma nella quale devono essere trasformati gli altri zuccheri per poter essere utilizzati dal nostro organismo. I carboidrati (o glucidi) complessi possono essere anche definiti polisaccaridi, poiché formati dall'unione di numerose (da dieci a migliaia) molecole di monosaccaridi. Si dividono in polisaccaridi di origine vegetale (amidi e fibre) e polisaccaridi di origine animale (glicogeno, riserva di carboidrati nel muscolo, che viene utilizzato durante un’attività fisica). (Fonte https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/c/carboidrati)

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