Roberto De Luca

Founder Junior

Di tutte le bestie selvagge, l'ignoranza è la più difficile da trattare. Platone

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#28Ottobre 1984. Maratona di New York. 26° di temperatura (una follia per il periodo). 96% di umidità alla partenza e 65% all'arrivo. Con il pettorale numero 100, prende il via un vicentino di nome Orlando Pizzolato. E dire che a New York, il giovane 26enne non sarebbe dovuto nemmeno partire. La federazione infatti si sbagliò a completare l'iscrizione e Pizzolato riuscì ad ottenere in extremis l'ultimo pettorale disponibile per gli atleti di riguardo (il 100 appunto). L'anno prima concluse la gara al 27° posto, in 2h15'28", a più di 6' dal vincitore. Per gli americani era il classico "underdog", uno con poche chance di vittoria. Pizzolato però in gara si sente ispirato e in un momento di follia, attacca. Al 15° km stacca tutti gli avversari. Un'azione considerata da pazzi viste anche le condizioni climatiche. Ma alcune volte la linea che separa la follia dalla genialità è alquanto sottile. Dietro si organizzano, ma iniziano le prime crisi. Anche Pizzolato, arrivato al 30°km soffre: i crampi e i dolori allo stomaco lo portano a fermarsi più di una volta. Ma lui, con tenacia, resiste e riparte. La gara si trasforma. Non più una gara a chi è il più veloce, ma a chi riesce a resistere più a lungo. Al 40°km, quando il traguardo sembra ad un passo, Pizzolato è braccato a soli 10" da David Murphy. Il cronista con il suo "Ciao Orlendo" sentenzia già la sua fine. Ma è lì che da dentro riesce a ritrovare una forza nascosta che lo porta ad accelerare nuovamente. In 2000 metri rifila ben 33" al suo avversario più vicino. Orlando Pizzolato arriva così al traguardo, sfinito. Lo taglia davanti a tutti in 2h14'53". Si butta a terra. È il primo italiano (ed Europeo) a conquistare la maratona della Grande Mela. Ma forse non se ne rende conto. Troppo stanco anche per pensare: "All’arrivo ero esausto, mi tremavano le gambe, le ginocchia non mi ressero allora feci finta di inginocchiarmi e di baciare l’asfalto". Il giorno dopo la carta stampata, incredula sul risultato, esordisce con una sua foto a tutta pagina e l'iconica scritta "Who was that guy? (Chi era quel ragazzo?)". Beh, da quel momento, l'hanno iniziato a conoscere un po' tutti.

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