Nel tardo pomeriggio di mercoledì un incendio è divampato a Malagrotta. A soli tre anni da quello nella vicina Montestallonara, l’incendio è partito dai gassificatori, in cui si tenevano i cdr, allargatosi poi ai rifiuti non trattati, come si evince dal fumo che da grigio è diventato nero, con enorme pericolo per la salute dei cittadini.
I vigili del fuoco sono ancora a lavoro, più di 70 gli uomini che stanno tentando di domare l’incendio nell’impianto e ne avranno presumibilmente per le prossime ore, mentre al presidio chiamato per ieri stamattina dai cittadini e dai comitati di zona di fronte all’entrata della discarica, l’aria è irrespirabile e brucia gli occhi.
Sono mesi che gli abitanti mandano segnalazioni di miasmi insostenibili per chi abita da queste parti, ma le loro segnalazioni non vengono mai veramente ascoltate e negli ultimi giorni la situazione era addirittura peggiorata.
Gli abitanti della Valle Galeria stanno pensando di abbandonare la zona. Purtroppo ancora una volta le istituzioni falliscono nel momento del massimo bisogno, non essendo previsto nessun piano di evacuazione per situazioni di emergenza come questa. Questo nonostante le numerosi sollecitazioni fatte negli anni da parte dei comitati, essendo la Valle una zona a rischio “Seveso 3” per via della discarica.
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La macchina funziona così. All’inizio di ogni anno il presidente del Consiglio stabilisce la ripartizione dei fondi stanziati dalla legge di bilancio dello Stato tra il Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che è l’organo di coordinamento dei servizi segreti, e le due agenzie operative. Queste sono l’Aise, l’agenzia per la sicurezza esterna che deve scoprire le minacce dall’estero, le spie straniere e l’Aisi, il servizio segreto interno, che si occupa in particolare di antiterrorismo. Il presidente del Consiglio decide anche come ripartire i soldi tra spese ordinarie e fondi riservati.
Questo è il bilancio dei servizi segreti, che viene comunicato al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ma tutti i dati per legge rimangono segreti.
Una cifra, ufficiale, la troviamo spulciando il bilancio dello Stato. Perché la legge di riforma del 2007 stabilisce che nello stato di previsione del ministero dell’Economia venga indicata la spesa per il “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica” (Sisr), composto da Dis, Aise e Aisi.
Questa spesa era di 645,76 milioni di euro all’anno nel 2011 e nel 2012, poi con il governo Monti è stata ridotta a 600 milioni nel 2013. Nel 2014 è risalita a 605 milioni. Dal 2017 è aumentata in maniera sensibile ogni anno: 634,6 milioni, diventati 679,4 milioni nel 2018, 740 milioni nel 2019, 791 milioni nel 2020 e 872 milioni nel 2021. Per quest’anno la legge di bilancio ha previsto un ulteriore incremento a 915 milioni (+4,9%), che dovrebbero diventare 945,1 milioni l’anno prossimo e, secondo le previsioni, 959 milioni nel 2024.
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