Mentre l’Europa è stretta nella morsa della crisi energetica, i pozzi di petrolio in Libia sono chiusi dallo scorso febbraio. In Italia e in Europa non se ne parla, per non dover scendere nei dettagli di una guerra che noi promuoviamo, di cui però, per fortuna del governo italiano, non si è accorto nessuno. Finora.
Ma come si è arrivati a questa situazione? Lo scorso dicembre le elezioni in Libia erano state misteriosamente cancellate ad una settimana dal voto. Perché? Saif Gheddafi, figlio del colonnello, era dato a oltre il 50% nei sondaggi e sarebbe diventato presidente della Libia.
In risposta a questa brutale ingerenza nella vita politica libica, lo scorso febbraio il parlamento vota così la fiducia a Fathi Bashagha, dopo che questi aveva a sua volta riconosciuto l’autorità dell’Esercito Nazionale Libico di Khalifa Haftar.
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La macchina funziona così. All’inizio di ogni anno il presidente del Consiglio stabilisce la ripartizione dei fondi stanziati dalla legge di bilancio dello Stato tra il Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che è l’organo di coordinamento dei servizi segreti, e le due agenzie operative. Queste sono l’Aise, l’agenzia per la sicurezza esterna che deve scoprire le minacce dall’estero, le spie straniere e l’Aisi, il servizio segreto interno, che si occupa in particolare di antiterrorismo. Il presidente del Consiglio decide anche come ripartire i soldi tra spese ordinarie e fondi riservati.
Questo è il bilancio dei servizi segreti, che viene comunicato al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ma tutti i dati per legge rimangono segreti.
Questa spesa era di 645,76 milioni di euro all’anno nel 2011 e nel 2012, poi con il governo Monti è stata ridotta a 600 milioni nel 2013. Nel 2014 è risalita a 605 milioni. Dal 2017 è aumentata in maniera sensibile ogni anno: 634,6 milioni, diventati 679,4 milioni nel 2018, 740 milioni nel 2019, 791 milioni nel 2020 e 872 milioni nel 2021. Per quest’anno la legge di bilancio ha previsto un ulteriore incremento a 915 milioni (+4,9%), che dovrebbero diventare 945,1 milioni l’anno prossimo e, secondo le previsioni, 959 milioni nel 2024.
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