Il 30 percento dei detenuti, cioè chi ha una condanna sotto i 4 anni, potrebbe lasciare il carcere. Al posto delle patrie galere ci sarà la semilibertà, la detenzione domiciliare, il lavoro di pubblica utilità e la pena pecuniaria. È questo il quadro della ‘neo – riforma carceraria’ illustrato dalla ministra Marta Cartabia, rispondendo al question time in un’interrogazione sul sovraffollamento carcerario di Lucia Annibali, capogruppo in Commissione Giustizia alla Camera di Italia Viva. Dopo l’apertura delle celle agli ergastolani mafiosi tramite l’abolizione dell’ergastolo ostativo, la nomina di Carlo Ranoldi al Dap e la riforma ‘Ammazza – Processi’, ecco che l’attuale Guardasigilli torna alla carica con un nuovo provvedimento in nome del “fine rieducativo della pena” e dell’obiettivo del “reinserimento sociale”, con il rischio di importare ulteriore criminalità dall’estero e incentivare quella già presente nel Paese. Questa ‘riforma’, il cui testo potrebbe essere pronto entro fine luglio, sta venendo attualmente preparata da 6 gruppi ministeriali, ed è basata sulle deleghe ricevute dal Parlamento per alcuni punti della riforma del processo penale, approvata nell’autunno scorso.In seguito il Consiglio dei Ministri, le commissioni Giustizia di Camera e Senato dovranno dare il loro parere, entro il 19 dicembre.
Inoltre, come riportato su il ‘Fatto Quotidiano’ in un articolo a firma di Antonella Mascali, la ministra ha auspicato che i calcoli sulla libertà anticipata siano fatti in maniera più elastica, con la scusa della pandemia: “In effetti in questi due anni il carcere è stato più duro e afflittivo” ha detto Cartabia.Il ministro, sempre durante il question time, ha detto che “i decreti legislativi sono in fase di elaborazione e saranno perfezionati a breve e portati in Consiglio dei ministri”.
ARTICOLO COMPLETO SU www.vivereinformati.org
Tra aprile e maggio scorsi l’Italia ha donato ben 50 mezzi in forza ai Vigili del Fuoco italiani ai colleghi di Moldavia e Ucraina. Si tratta di autopompe, serbatoi e autobotti inviati per un’operazione che il Sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia, definiva di “solidarietà e generosità”. “Sono mezzi che potranno dare supporto alla popolazione civile – spiegava Sibilia – Li stiamo fornendo in collaborazione con il meccanismo unionale e con la Protezione civile italiana. E’ un supporto materiale alle persone che hanno difficoltà in quei territori”.
Come spiegato da Askanews, i mezzi destinati provengono dai comandi dei Vigili del Fuoco di tutta Italia.
Un’operazione sicuramente benemerita e volta davvero a dare conforto alla popolazione civile, al contrario di quanto avviene con l’invio di armi che alimentano la guerra.
Il punto però è un altro. L’Italia, con l’arrivo del caldo torrido e lo scoppio di incendi, ha mostrato una forte carenza di uomini e mezzi.
Come dimostrano le cronache di questi gironi: l’edizione romana di Repubblica racconta che durante i roghi dei giorni scorsi i residenti di Ostia hanno chiesto un intervento alla caserma di via Celli. Dopo aver atteso un’ora si sono presentati ai cancelli e si sono sentiti rispondere che tutti i mezzi erano al lavoro su un altro incendio ad Ardea. Altri due interventi sono stati negati con la stessa motivazione.
ARTICOLO COMPLETO SU www.vivereinformati.org