La Germania sta spingendo affinché le nazioni del G7 rinuncino a un impegno che interromperebbe il finanziamento di progetti all’estero sui combustibili fossili entro la fine dell’anno. Sarebbe un’importante inversione di tendenza nell’affrontare il cambiamento climatico poiché la guerra della Russia in Ucraina sconvolge l’accesso alle forniture energetiche.Secondo una bozza di testo visionata da Bloomberg, il G-7 “riconosce che gli investimenti sostenuti pubblicamente nel settore del gas sono necessari come risposta temporanea all’attuale crisi energetica”. Tale finanziamento dovrebbe comunque essere effettuato “in modo coerente con i nostri obiettivi climatici e senza creare effetti di blocco”.
Il testo è in discussione e potrebbe cambiare prima che i leader del G-7 tengano il loro vertice nelle Alpi bavaresi che inizierà domenica, ospitato dal cancelliere Olaf Scholz. Il Regno Unito si oppone alla proposta, hanno affermato due persone. Un portavoce del governo tedesco ha rifiutato di commentare.
Una persona che ha familiarità con le discussioni ha affermato che l’Italia non si è opposta attivamente alla proposta tedesca. L’Italia, come la Germania, è fortemente dipendente dal gas russo. Venerdì, parlando durante una conferenza stampa a Bruxelles, il primo ministro Mario Draghi ha affermato che l’Italia è riuscita a ridurre le importazioni di gas russe dal 40% dell’anno scorso al 25% al momento. Ciò è stato possibile anche firmando nuovi accordi sul gas in paesi tra cui Congo, Algeria e Angola.
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Grande attesa per le prossime olimpiadi invernali che nel 2026 si terranno tra Milano e Cortina d’Ampezzo e, anche se mancano ancora quattro anni all’inizio dei giochi, i preparativi sono già iniziati. Tuttavia, se da un lato c’è chi si prepara a dover offrire uno spettacolo all’altezza delle aspettative, dall’altro, c’è chi si prepara a fare utili all’altezza dei propri interessi.
Fortunatamente la Direzione Investigativa Antimafia non si è lasciata cogliere impreparata e attraverso il Gip di Milano Anna Calabi, con l’accusa di trasferimento fraudolento di beni e valori, ha disposto gli arresti domiciliari per il presunto affiliato alla ‘Ndrangheta Pietro Paolo Portolesi.
Originario di Platì, Portolesi, 53 anni, può vantare un curriculum di tutto rispetto tra chi è dedito ad attività illecite. Infatti, già nel 2011 aveva patteggiato una pena di un anno e otto mesi di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso e, un anno e cinque mesi nel 2013 per turbativa d’asta, eppure, Portolesi è sempre riuscito a raggiungere guadagni molto interessanti (8 milioni di euro totalizzati solo nell’ultimo anno) attraverso numerose società riconducibili a vari prestanomi.
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Proseguono le proteste che negli ultimi giorni stanno attraversando gli Stati Uniti, a seguito dell'ultima sentenza della Corte Suprema che ha annullato il diritto all'aborto.
A New York, Chicago, San Francisco, Seattle e Denver, i dimostranti pro-aborto si sono uniti ai Gay Pride già in programma.
Anche la comunità Lgbt+ è in allerta dopo la sentenza della massima corte perché teme per i diritti conquistati negli anni.
Soprattutto dopo che uno dei saggi, l'ultraconservatore Clarence Thomas, il giorno della sentenza ha anche argomentato che dovrebbero essere riconsiderate "passate decisioni in materia di accesso alla contraccezione, relazioni intime tra persone dello stesso sesso e nozze gay".
Alcuni arresti di manifestanti si sono registrati a New York e a Eugene (Oregon). A Washington sono due i fermati tra le centinaia di persone che hanno protestato davanti alla sede della Corte.
A Portland, in Oregon, una protesta pro-aborto è sfociata in violenza nella notte. Un gruppo di circa 100 manifestanti ha spaccato alcune vetrine e ricoperto di graffiti le auto parcheggiate e le mura di alcuni palazzi."Morte alla Corte Suprema", si leggeva in una delle scritte, secondo quanto riportato dai media americani. Il gruppo si è poi disperso. E' stata la seconda notte di violenze nella città.
Intanto crolla la fiducia degli americani nella Corte Suprema. Secondo un sondaggio della Gallup citato dai media Usa, solo il 25% ha fiducia nell'istituzione contro il 36% di un anno fa.Il precedente minimo storici di fiducia nella Corte Suprema era stato del 30% nel 2014, anno in cui la fiducia nelle principali istituzioni statunitensi in generale ha toccato il fondo, con una media del 31%. Negli ultimi 16 anni in generale il sostegno degli americani al massimo tribunale è crollato: tra il 1973 e il 2006 la media era del 47%.
Accanto all'aborto, si profila una stretta anche sulla cosiddetta pillola del giorno dopo. La governatrice repubblicana del South Dakota ha annunciato che proibirà gli appuntamenti di telemedicina al fine di impedire alle donne di ottenere pillole abortive con la prescrizione online e riceverle per posta.