Scrivere che passione

Founder Junior

Intervistare con il cuore e le emozioni

2019-03-26 15:38:25

Durante i miei due anni di Master universitario in Giornalismo ho appreso metodi e tecniche di scrittura, ma sono altre le cose che ricordo con grande piacere di questo percorso di formazione. Ad esempio, come dimenticare le prime interviste fatte con penna e registratore a seguito e il cuore impazzito mentre formulavo le domande accuratamente confezionate il giorno prima al personaggio di turno? L’intervista è un banco di prova importante per un giornalista o aspirante tale. Le interviste vanno fatte con il cuore, e lasciandosi andare alle emozioni, così diceva un mio professore, ex direttore di un grande quotidiano pugliese. Senza empatia tra chi intervista e chi si trova dall’altra parte non verrà mai fuori nulla di buono. O meglio, potrà rivelarsi un’intervista perfetta dal punto di vista stilistico e tecnico, ma mancherà quell’aspetto emozionale che è imprescindibile, soprattutto quando si va a scandagliare la vita personale di qualcuno.Intervistare qualcuno è difficile perché bisogna saper dosare bene la professionalità con la necessità di realizzare una chiacchierata piacevole in cui vien voglia di raccontare e raccontarsi. Con alcune persone è più facile, vien quasi naturale, con altre un po’ meno. Di regola, è sempre meglio “studiare” prima il personaggio che si avrà di fronte raccogliendo aneddoti, informazioni, notizie da altri colleghi. Creare un clima di empatia è fondamentale quando l’intervista mira a tirar fuori informazioni sulla vita privata ed emozioni legate a determinati avvenimenti. Ricordo di aver intervistato l’autore di un libro che parlava di cucina e di essermi commossa perché quando parlava di sua madre morta da poco le brillavano gli occhi. Sua mamma e le ricette che preparava in casa sono state il filo conduttore di un’intervista bellissima che mi ha lasciato davvero soddisfatta. Riuscire a trasmettere le emozioni provate durante l’intervista in un articolo è altrettanto difficile, ma ci si può riuscire con un po’ di allenamento e pratica costante. Molte interviste “falliscono” sul nascere se non si ha il tatto di aspettare che la conversazione prenda una certa piega prima di chiedere qualcosa di molto personale o di “delicato”. E non sempre il lettore, purchè non si tratti di un giornale di gossip, vuole sapere se l’intervistato ama ancora la moglie o sta pensando di farsi un’amante. La delicatezza e il tatto ripagano sempre: creando il giusto clima l’intervista darà i frutti sperati e sarà un piacere per entrambi restare a chiacchierare anche “sforando” le domande iniziali. Chi si aspettava un post tecnico e consigli su come redigere l’intervista perfetta, oggi resta deluso. Ma scrivere è anche (e soprattutto) emozionare ed emozionarsi. #gocamgo

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Founder Junior

Tempestività: i casi in cui serve davvero nella scrittura

2019-03-24 15:49:35

Ciao e buona domenica. Oggi vorrei parlarti di un argomento che sta alla base del giornalismo e del blogging: la tempestività. Immagina di partecipare alla presentazione di un libro a cui è presente l'autore, e che trovi così interessante da volerne parlare nel tuo blog. Oppure, meglio ancora, riesci ad intervistarlo, quindi non vedi l'ora di raccontarlo sul tuo blog/sito. Purtroppo, però, per motivi diversi non hai la possibilità di pubblicare quel giorno stesso, e neppure il giorno dopo. Non c'è problema: il libro è sempre lì, l'autore anche, puoi semplicemente decontestualizzare l'articolo e parlarne quando vuoi, senza riportare riferimenti di luogo, di tempo e di spazio. Non è così se devi parlare/scrivere di un evento che è avvenuto in un momento preciso e che ha bisogno di essere raccontato in tempo reale, o recensito al massimo il giorno dopo. Scrivere di un evento che si è tenuto una settimana prima perde sicuramente di attualità ed interesse. Le notizie devono essere il più possibile "fresche", aggiornate per essere interessanti. Molti giornalisti fanno la gara a chi pubblica prima: ma essere tempestivi non significa sempre essere esaustivi. Per accaparrarsi il primato sulla notizia o evento, si rischia di scrivere poco e in maniera frettolosa. Meglio, sicuramente, approfondire e scrivere eliminando i riferimenti temporali, che spesso diventano antipatici "paletti" per chi scrive. Per fortuna la maggior parte dei blog è strutturata come un diario personale oppure è tematica, quindi non c'è l'impellenza di riportare notizie fresche appena accadute (requisito invece imprescindibile per un quotidiano, che sia cartaceo oppure online). E tu, come preferisci scrivere? Con tempestività, riportando in tempo reale ciò che accade (documentando il tutto con immagini, fotografie, video), oppure preferisci l'approfondimento delle singole tematiche?

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Founder Junior

Come raccontare storie che emozionano: lo storytelling applicato

2019-03-22 15:36:14

Ti è mai capitato di leggere un libro e di restarne incollato/a, con la voglia di proseguire nella lettura nonostante l’impellenza di doverti dedicare ad altro? A me sì, proprio in questi ultimi giorni. Non ti dirò il titolo del libro che mi ha così colpito facendomi perdere preziose ore di sonno, ma una cosa voglio dirtela: si tratta di un libro che non propone novità dal punto di vista dei concetti, ma il modo in cui tocca alcuni punti salienti è davvero esemplare.Ogni capitolo/paragrafo inizia con una storia. Uomini conosciuti direttamente dall’autore (anche di questo non ti parlerò perchè credo sia più utile parlare di quello che il libro mi ha lasciato come insegnamento diciamo così “tecnico”), poeti d’altri tempi o semplici padri di famiglia animano ogni singolo capitolo, facendo trasparire un concetto di fondo assai importante.Non importa l’epoca, non importa il contesto storico, uomini di 5 secoli fa e altri di 20 anni fa hanno dei punti di congiunzione, spaventosamente enormi.Per portare aventi questa tesi (che ognuno di noi può provare) l’autore contrappone il comportamento di un semplice contadino al pensiero di poeti come Montaigne o autori di fama internazionale come William Shakespeare. Le storie hanno una forza travolgente: ci fanno immedesimare, ci suscitano emozioni, ci fanno vivere vite parallele alla nostra. Le storie possono essere raccontate anche “senza raccontarle”. Il punto è che siamo tutti affamati di curiosità, di emozioni, di sensazioni. Vogliamo averle sulla pelle, vogliamo sentirle strisciare, vogliamo assaporarle. Studiare o leggere qualcosa utilizzando espedienti che stimolano i nostri cinque sensi ci permette di ricordare più a lungo e meglio i concetti appresi. Se nella mia storia inserisco un inserto in cui descrivo il momento in cui preparavo la moka per il caffè, inizierai a sentire odore di caffè nella tua stanza, o comunque a sapere cosa si prova quando lo si sente. Se scrivo che sto toccando una seta, cercherai di capire come ci si sente a sfiorarla.Se raccontiamo una storia, il nostro pubblico la vivrà insieme a noi.

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