La Scrittura dà i suoi frutti se non la contraddici, se t’affidi a lei e non obietti, perché quando viene, lei è sovrana, lei è regina della tua mente e più il tuo cuore è puro, meglio lei fa il suo lavoro.
E il suo lavoro è anche pulirti, rigenerarti, donarti ciò che tu ancora non sai. Ogni tuo pensiero personale, paradossalmente, diventa interferenza.
Perché la Scrittura è come un segnale radio da intercettare, tu il ricevitore, un flusso di parole il suono captato.
Elogio della Scrittura Lenta
In estate lasciamoci andare al piacere dello scrivere con lentezza. Prendete un taccuino, un foglio, trovate qualcosa su cui appoggiare la penna. Poi fate correre i pensieri dove vogliono, cercando (senza forzature inutili) di creare nuove connessioni. Le migliori idee nascono nel vuoto, nella noia e nello scorrere del tempo senza cercare di “riempirlo”.
Un grande scrittore ha dedicato questa citazione alla lentezza, ed io voglio condividerla con voi estendendola all’atto dello scrivere.
"Perché è scomparso il piacere della lentezza? Dove mai sono finiti i perdigiorno di un tempo? Dove sono quegli eroi sfaccendati delle canzoni popolari, quei vagabondi che vanno a zonzo da un mulino all’altro e dormono sotto le stelle? Sono scomparsi insieme ai sentieri tra i campi, insieme ai prati e alle radure, insieme alla natura? Un proverbio ceco definisce il loro placido ozio con una metafora: essi contemplano le finestre del buon Dio. Chi contempla le finestre del buon Dio non si annoia; è felice" (Milan Kundera)