Matteo Salvini protagonista in campo: nello spazio di Silvio Berlusconi22.12.2018
2018-12-22 07:41:17
Matteo Salvini protagonista in campo: nello spazio di Silvio Berlusconi22.12.2018 00.00 di Mauro Sumaarticolo letto 16591 volteFotoMatteo Salvini sta occupando in tutto e per tutto lo spazio mediatico che era di Silvio Berlusconi. Su Liedholm e su Sacchi, su Capello e su Tabarez, su Zaccheroni e su Ancelotti, su Leonardo e su Allegri, su Seedorf e su Inzaghi, su Mihajlovic e su Montella, per finire allo stesso Gattuso: intere generazioni di cronisti hanno trascorsi giorni, settimane e mesi appesi ai sussurri del presidentissimo sull'allenatore di turno. Per il titolo, per l'apertura di pagina, per il nuovo tema di discussione e di interesse di lì ad un mese. Normale in fondo, per un presidente che ha sempre amato così a fondo il calcio da parlarne in prima persona. Da investirci. Da prendersi tutte le responsabilità e il vento in faccia che questo comporta. Oggi la sirena delle dichiarazioni però ha cambiato ruolo e sembianze. Non è un presidente, ma un tifoso. Non è un premier, ma quasi. E' Matteo Salvini: oggi lo spazio che era di Silvio, è tutto di Matteo. I cronisti all'Arena lo aspettano febbrili, per chiedergli di Gattuso. Con la stessa fame della notizia che c'era quando sull'allenatore pro tempore di attendeva il pollice alto o verso del Pres. A noi questo non fa piacere, lo viviamo come un elemento di disturbo e di distonia. Senza essere in nessun modo prevenuti, mancherebbe altro. Ma questo disfattismo che permea le dichiarazioni sconsolate e reiterate sul Milan da parte del ministro dell'Interno, ci procurano grandi allergie. Perchè conosciamo l'amore e l'intensità , la profondità di pensiero e la dedizione totale con cui Gattuso sta svolgendo il suo incarico, nella sua casa, a contatto con la squadra del suo cuore. Qualcuno sui social ci accusa di essere stati indotti a fare una campagna anti-Salvini. Niente di più falso. Abbiamo da sempre, e lui lo sa, grande simpatia e affetto nei confronti di Matteo, che ai nostri occhi è prima un gran bravo ragazzo e poi una figura istituzionale. Noi, tanto per essere chiari, lo vorremmo alla grande Matteo al nostro fianco, ad incitare il Milan in un momento di flessione e di difficoltà , in prima linea con noi contro il resto del mondo che ci massacra su Higuain (e fischiettando con le mani in tasca su Nainggolan) e su tutto il resto. Non lo vogliamo vedere confuso fra quelli che fanno fuoco, strumentalizzato da chi non vede l'ora di trovare una sponda forte per esasperare tutto ciò che è Milan. La conferma di quella che, fino a prova contraria, consideriamo la nostra buona fede, arriva dal fatto che chi sa leggere fra le nostre righe (avessi detto...) ha sempre potuto percepire le nostre difese, nel momento in cui allenavano, di Leonardo e di Mihajlovic, per non parlare di Allegri, rispetto alle dichiarazioni dello stesso presidente Berlusconi. Pur nel rispetto per la sua figura e per il suo ruolo, non ci ha mai, e sottolineiamo mai, fatto fare salti di gioia, anzi, lo stesso Silvio Berlusconi quando secondo il nostro modestissimo giudizio andava lungo con le dichiarazioni. Siamo stati testimoni diretti a Cagliari nel febbraio 2013 dell'effetto umano che fecero su Max le espressioni in stile "no al capisse" rivolte all'attuale plurititolato tecnico juventino. Lo stesso sentimento, lo nutriamo nei confronti del buon Matteo. Faccia, Matteo. Vada lui in campo a Reggio Emilia a settembre contro il riposatissimo Sassuolo, sia senza Higuain che senza Cutrone entrambi infortunati. Vada lui a Roma con la Lazio senza Caldara, Romagnoli e Musacchio out in un colpo solo, e faccia un gioco scintillante e spettacolare. Faccia lui con la Fiorentina, senza Kessie e Bakayoko appiedati nello stesso momento e nella stessa partita. Rispetto alle difficoltà , alle assenze, ai problemi di condizione e di assetto nel passare da Bonucci a Higuain, è un mezzo miracolo che al mattino di sabato 22 dicembre 2018 il Milan e Rino siano quarti. Certo che Rino ha fatto degli errori, su Caldara e su Cutrone nella scelta di tempo dei rispettivi inserimenti, su alcuni cambi a gara in corso.