Silvano Di Mattia
https://jupvideo.datexit.com/lp/signup.php?d=5654
Silvano Di Mattia
La Mini di Alec L’articolo che sto per proporvi, sicuramente, è un pò in contraddizione con i modelli trattati da questo format, il cui ricordo è quasi sempre legato ad una piccola nicchia di appassionati. Questa volta, tuttavia, analizzeremo la storia di un’auto che tutt’oggi, è ben presente nell’immaginario collettivo. Potrei esordire sottolineando che con il suo successo ha creato una moda, uno status, affascinando stilisti, attori e vip da ogni parte del mondo. Anche lo stesso Enzo Ferrari ne possedeva una. Inoltre, possiamo affermare che grazie alla sue piccole dimensioni e ad un mix perfetto tra agilità e prestazioni, è diventata la protagonista del celebre inseguimento nel film The Italian Job(1969). Certamente quando si parla di Mini, non si può non collegarla ai fattori sopra citati, ma non è tutto ciò che caratterizza questa piccola auto, nata dalla genialità di Sir Alec Issigonis, 60 anni fa. Va ricordato come primo punto che la Mini fin dal suo debutto, è stata commercializzata sotto vari marchi, partendo dal binomio Austin Morris, passando per le versioni tre volumi commercializzate con i marchi Wolseley e Riley, a seguire la parentesi italiana con la Innocenti, quella spagnola con l’Authi di Pamplona e, infine, assieme al glorioso marchio Rover. In sintesi quest’ultima ha attraversato una buona fetta dell’industria automobilistica britannica (e non), dal suo massimo splendore, fino alla rovinosa caduta. Fin qui abbiamo ovviamente parlato della Mini originale e qui, vorrei fare una precisazione, dato che questo nome viene tutt’oggi utilizzato e quindi, credo sia giusto fare una distinzione tra la Mini e la MINI, quest’ultimo, marchio che commercializza sotto la supervisione della BMW, vetture di varie dimensioni che traggono spunto, solo nel design, dalla celebre utilitaria. Il marchio MINI, notare scritto tutto in maiuscolo, ha visto la luce nel 2001, esattamente dopo l’uscita della Mini originale, rimasta in produzione per 41 anni. Ovviamente do per scontato che il percorso storico della MINI by BMW, non verrà trattato, poiché rappresenta un fenomeno, quello del retrò moderno, che si rifà ai modelli del passato solo per ciò che concerne il design, vale a dire che, se ci pensiamo bene, a parte per lo stile che si ispira ai fasti del passato, cosa offrono di veramente innovativo questi revival? Certo, ad esempio, la nuova MINI è più sicura e moderna rispetto alla sua antenata ma, per quanto sia certamente una buona auto, non offre innovazioni rivoluzionarie degne di nota, contrariamente alla Mini, che nel 1959, mutò per sempre il modo di concepire l’auto. Dopo questa parentesi, doverosa per introdurre la storia di quello che, agli albori, era semplicemente chiamato progetto ADO 15 (Austin Drawing Office), di cui andremo ad analizzare il percorso, attraverso le sue oltre quattro decadi produttive. Come già detto, dietro ad un prodotto di successo c’è sempre una figura geniale, ed in questo caso la personalità di spicco del progetto Mini è sicuramente lui, Sir Alec Issigonis (1906-1988), brillante ingegnere che aveva già lavorato alla Morris Minor nel 1948 e che, dopo una breve parentesi alla prestigiosa Alvis, aveva accettato, sotto richiesta del patron BMC Sir Leonard Lord, di tornare a Longbridge, per lo studio di una nuova vettura che fosse in grado di competere con le agguerrite Bubble Car, le quali avevano preso il sopravvento nel secondo dopoguerra per la loro economicità . I primi studi iniziarono nel 1957 e, pare che Issigonis avesse disegnato i primi bozzetti sul tovagliolo di un ristorante, ma a parte questo aneddoto, quello che in seguito venne affermato da quest’ultimo fu che, per il progetto, decise di non guardare le caratteristiche delle vetture concorrenti, e questa, fu senz’altro, la carta vincente. In poco più di tre metri riuscì a confezionare una vettura estremamente maneggevole che poteva ospitare quattro persone grazie ad un ottimo sfruttamento degli spazi, garantendo un’abitabilità di tutto rispetto in relazione all’ingombro esterno. Tratto da Storie di vecchie auto.
Silvano Di Mattia