Quando si pensa al Portogallo, non viene spontaneo collegarlo al mondo dell’auto. Invece, tempo fa, grazie al mio amico Jorge, ho scoperto che anche il Portogallo ha una storia a quattro ruote: il Sado. Questa piccola vettura da città, può essere considerata Made in Portugal, poiché una buona parte dei componenti veniva appunto fabbricato in patria. Il Sado, venne sviluppato dalla società Entreposto, gruppo di imprese industriali e commerciali, a partire dal 1975. Il nome in codice era “Progetto Ximba”, e nacque in un periodo di difficoltà finanziarie per il gruppo Portoghese, nonostante questo, a partire dal 1978, vennero realizzati i primi prototipi del nuovo veicolo, che inizialmente fu concepito come un tre ruote spinto da un motore di 50 cc, soluzione che venne in seguito scartata a favore di una configurazione a quattro ruote abbinata ad un motore dalla cilindrata maggiore. Furono realizzate tre serie di prototipi prima di arrivare al prodotto finale, nel corso di questi anni, nei quali i tecnici incontrarono numerose difficoltà, vennero modificate le carreggiate, la carrozzeria e infine il motore, che non fu più di derivazione motociclistica, ma bensì, automobilistica. Il Sado finale montava infatti, il bicilindrico quattro tempi 547 CC Daihatsu da 28 Cv, che garantiva ottime prestazioni al veicolo, rendendolo maneggevole e scattante ed in grado di competere ad armi pari con auto di maggiore dimensione e potenza. La carrozzeria era in poliestere rinforzato con fibra di vetro, che forniva sufficiente robustezza e rigidità alla piccola auto. La produzione iniziò, alla Entreposto Comercial SA Setubal, nel 1982 e durò all’incirca un paio d’anni, durante i quali vennero realizzate circa 500 unità della piccola microvettura. Durante il periodo produttivo la Sado subì delle evoluzioni, tra le più rilevanti l’adozione del climatizzatore e l’aggiunta di due finestrini laterali posteriori. Sfortunatamente, a causa di molteplici fattori economici, la sua produzione non ebbe seguito e ad oggi è estremamente raro, ed ancor più raro è trovarne uno in condizioni originali.Terminata la storia del Sado vi lascio alla traduzione della prova dell’epoca del ACP Magazine del 1982:Made in Portugal…. e ben pensatoIl nazionalismo è un termine, che per noi Portoghesi, viene adottato quando si parla di altri paesi. Naturalmente ci piace parlare bene della nostre cose. Ma la verità è che abbiamo la debolezza, la virtù (o il difetto) di parlarne male, e il suono forte e deciso, della critica, specialmente se dura, ci sembra il modo migliore per descrivere una situazione concreta. Questa riflessione, apparentemente irrealistica, ha a che fare con il fatto che abbiamo costruito un’automobile. Con i limiti di essere il Paese che siamo, ovviamente. Pertanto, il motore e il cambio, tra le altre parti, continuano a venire dall’estero. La progettazione e la realizzazione del veicolo, tuttavia, sono Portoghesi. E anche Portoghese è la maggioranza delle parti del Sado – questo è il nome della nostra auto, che con oltre il 60% delle componenti nazionali può portare l’etichetta Made in Portugal. Con le nostre caratteristiche speciali, guarderemo quei due metri e 36 centimetri di auto con un sorriso sulle labbra e una voce dal profondo: ora, un’auto. Coloro che hanno già girato la chiave di accensione di Sado hanno comunque un’opinione molto diversa. È che l’auto non è un’invenzione, ma è anche lontana dall’essere un giocattolo … uno “stivale con le ruote”. Non mette in imbarazzo nessuno. Al contrario, è un’auto estremamente utile. E speriamo che ci siano possibilità per lei di diventare molto famosa, oltre che un’auto ben congegnata. Probabilmente vi chiederete perché consideriamo Sado capace di trasformarsi in qualcosa di serio. Dopo tutto, è una vettura supermini, con capacità per due persone e spazio per poco più di una valigia …Bene, prima di tutto è necessario chiarire, nel caso, che il Sado è stato sviluppato per la circolazione urbana e suburbana, per coloro che devono fare vita in città o spostarsi in qualsiasi centro.
Laura Boldrini aggredita in aereo con lo slogan di Salvini: “Prima gli italiani, vergogna”
2018-12-15 17:05:47
Laura Boldrini aggredita in aereo con lo slogan di Salvini: “Prima gli italiani, vergogna”L'ex presidente della Camera Laura Boldrini è stata aggredita verbalmente prima all'aeroporto di Fiumicino, poi mentre si trovava su un volo Roma-Milano. Un uomo sulla sessantina, "paonazzo e schiumante di rabbia", così lo ha definito il suo portavoce Alivernini, si è avvicinato mentre la Boldrini stava effettuando il check-in.Annalisa Cangemi 15 dicembre 2018, 17:09L'ex presidente della Camera Laura Boldrini è stata aggredita verbalmente mentre si trovava in aereo, su un volo Roma-Milano. Un uomo sulla sessantina, "paonazzo e schiumante di rabbia", così lo ha definito il suo portavoce Flavio Alivernini che era con lei, si è avvicinato mentre la Boldrini stava effettuando il check-in: "Prima gli italiani, si vergogni".L'esponente della rete Futura a quel punto ha risposto con un sorriso, e si è avviata verso il gate di imbarco per Milano, per poi recarsi a Lodi, e presenziare a un evento, ‘La festa di Natale', organizzata dalle associazioni del circolo Cerri e dal Coordinamento Uguali Doveri, per sostenere la scuola in cui i bimbi stranieri sono stati esclusi dalla mensa. Quello che non poteva sapere è che l'aggressore non si sarebbe fermato lì. Salito anche lui sull'aereo, una volta che l'ex presidente della Camera ha preso posto, ha ripreso ad attaccarla, importunandola con urla e insulti: "Vergognati, prima gli italiani, prima gli italiani", ha continuato a gridare l'uomo, chino su di lei, noncurante degli altri passeggeri a bordo.Il suo portavoce si trovava seduto in un'altra fila. Vista la situazione è balzato verso di lei per farle da scudo: "L'ho invitato a prendere posto. A quel punto si è finalmente allontanato, grazie anche alle proteste degli assistenti di volo e delle persone che hanno assistito attoniti alla scena"."Ci aspettiamo adesso la solidarietà di Matteo Salvini – ha sottolineato Alivernini – Ci aspettiamo le scuse da parte di chi lancia slogan come ‘Prima gli italiani', e fa le campagne social con le facce dei nemici da colpire, che magari riescono pure nell'intento di portare qualche persona di più in piazza in un Paese rabbioso e rancoroso che non vede l'ora di prendersela con qualcuno. Ma se il risultato poi è che gli avversari politici vengono aggrediti davvero? Il ministro degli Interni ha più paura di deludere i suoi o che a qualcuno venga fatto del male in nome dei suoi slogan?".