Silvano Di Mattia
La Mini di Desio Il 2019 passerà alla storia per essere il 60° anniversario della Mini (clicca QUI), celebre utilitaria inglese divenuta un simbolo per generazioni e la cui immagine di vettura sbarazzina e alla moda, è rimasta nell’immaginario collettivo fino ai giorni nostri. Tuttavia è doveroso ricordare un altro importante traguardo, di un’auto più a respiro nostrano, ma sempre di grande valore: il cinquantesimo compleanno dell’Autobianchi A112, ovvero l’alternativa alla Mini, che ha saputo catturare fin da subito l’attenzione per le sue doti, lasciando un segno nei cuori dei giovani ragazzi che allora, hanno avuto la fortuna o il desiderio, di possederne una. Dal suo debutto, nel 1969, è stata senza dubbio la più diretta rivale della creatura di Issigonis, ed essendo nata 10 anni dopo, poteva contare su varie migliorie in termini di guidabilità e confort, di abitabilità e di praticità, anche grazie al generoso portellone posteriore, mentre per quanto concerne lo schema meccanico esso riprendeva quello della Mini, ovvero tutt’avanti e, già in passato la casa di Desio aveva sperimentato questa nuova soluzione sulla Primula ed in seguito sull’A111, pertanto poteva contare su una meccanica robusta e collaudata. Altre caratteristiche della nuova A112 erano l’impianto frenante misto, un propulsore montato in posizione anteriore trasversale, che inizialmente era di 903 CC e 44 Cv, abbinato ad un cambio a 4 marce, che sebbene non fosse molto potente, le conferiva prestazioni brillanti, pur mantenendo bassi consumi, anche ad andature più sostenute. L’ottimo successo di pubblico e di critica spinse l’Autobianchi ad ampliare la gamma, quindi nel 1971, vennero introdotte la più ricercata “E” e la sportiva Abarth, che grazie a modifiche sul propulsore, portato 982 CC erogava ben 58 CV e si differenziava dalle altre versioni per la vernice bicolore, rossa e nera, ed altri dettagli inediti. Quest’ultima versione divenne presto la punta di diamante dell’Autobianchi, catturando l’attenzione di moltissimi giovani, estasiati dalle sue prestazioni e dal suo rombo inconfondibile e, divenendo una delle “piccole bombe” più ambite dell’epoca. Tale fu il successo della versione fregiata dal celebre scorpione che, nel 1977, la casa madre creò il “Trofeo A112 Abarth”, per anni il trampolino di lancio per molti piloti di rally e, la cui prima edizione, venne vinta da Attilio Bettega. Il costante successo dell’A112 spinse l’Autobianchi ad introdurre, nel corso dei suoi 17 anni di produzione, costanti aggiornamenti sul modello, andando con ordine nel 1973, vide la luce la seconda serie, che differiva dalla precedente per i paraurti rivestiti in gomma, per l’ingresso in gamma della nuova versione Elegant, che prendeva il posto della precedente E, oltre alla possibilità di ordinare in tinta unica la versione Abarth. Modifiche più marcate vennero introdotte, nel 1975, con la terza serie, la quale adottava fari posteriori ridisegnati ed il quinto posto di serie, ottenuto grazie a modifiche dei pannelli posteriori, volte ad aumentare l’abitabilità per il terzo posto. Dal punto di vista meccanico da segnalare l’adozione del 1.049 CC da 70 CV che andò ad equipaggiare la versione Abarth denominata 70 HP, che spingeva la vettura fino ad una velocità massima 160 Km/h, posizionandosi ai vertici della categoria, se non oltre, in quanto proponeva prestazioni da auto di cilindrata e dimensioni superiori. Nel 1977 venne introdotta la quarta serie, caratterizzata da un nuovo frontale ridisegnato, con mascherina trapezoidale e dal diverso disegno del tetto, rialzato di 2 cm per migliorare l’abitabilità, vennero rinnovati anche i fari posteriori e gli interni. Dal punto di vista meccanico si vide l’introduzione del nuovo propulsore 963 CC da 48 Cv. Tratto da Storie di vecchie auto.
Silvano Di Mattia
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