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Il nome deriva da Huayra-tata, dio del vento, che secondo la mitologia sudamericana, comanda le brezze, i venti e gli uragani che investono le montagne della cordigliera Andina. Lo studio della Huayra è iniziato nel 2003 con l'obiettivo di realizzare una vettura completamente nuova, che rappresentasse la massima espressione tecnologica del mondo automobilistico. Gli otto anni necessari a completare la Huayra sono stati utilizzati per studiare e perfezionare le numerose soluzioni tecniche che nel frattempo erano state utilizzate sulle vetture della famiglia Zonda: una su tutte, il telaio al carbotanio. La Huayra è spinta dal Mercedes-AMG V12 M158. Il propulsore, un biturbo da 5.980 cm³, eroga 700 CV nella versione standard e 730 in configurazione hi-power, oltre ad una coppia di 1.000 Nm (1.100 la hi-power), sufficiente a spingere la Huayra a 370 km/h, velocità massima dichiarata dalla Pagani. Per ottimizzare i consumi, la richiesta di carburante è controllata da un microprocessore su ogni pompa, rilasciando quindi solo la quantità di cui ha veramente bisogno il motore. Questo riduce l'energia necessaria a far funzionare le pompe del carburante e riduce gli sprechi dovuti all'eccesso di carburante trasportato e riscaldato nei condotti. Gli scarichi sono in titanio e inconel, concepiti per essere il più leggeri possibile (l'impianto di scarico completo pesa meno di 10 kg) e nello stesso tempo garantire un flusso dei gas di scarico il più libero possibile. L'aerodinamica è uno degli aspetti più curati della Huayra. La vettura è stata concepita come un'ala, che varia il suo angolo di incidenza tramite flap a seconda delle esigenze. Sono stati infatti montati quattro profili alari mobili: due sul cofano anteriore, subito davanti alle prese d'aria, e due all'estremità del cofano posteriore. Una centralina regola l'incidenza di questi profili in funzione di parametri come velocità, accelerazione e angolo di sterzata. Il risultato è una vettura che muta in continuazione la propria sagoma, per garantire il minimo attrito con l'aria e la massima deportanza possibile. FONTE: Wikipedia

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Si riparte!😝

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La casa di Schiranna ha presentato la Brutale 1000 RR Blue & White ML, una one-off super esclusiva che sarà prodotta in un unico esemplare. L’esclusività è una delle caratteristiche principali che si associa a MV Agusta, un marchio che si è sempre contraddistinto per la produzione di moto per palati fini e certamente non per tutte le tasche. Questa volta, però, la casa varesina si è spinta anche oltre i suoi standard, con una one-off che sarà prodotta in un solo esemplare: è la Brutale 1000 RR Blue & White ML. La base tecnica, si intuisce, è quella della supernaked Brutale 1000 RR, un bolide senza carena con una potenza di ben 208 cavalli. Numerose sono però le modifiche apportate a livello estetico: la livrea bicolore richiama alcune delle passate versioni speciali della nuda lombarda e in particolare la 910R “Italia”, edizione dedicata alla vittoria nei Mondiali di calcio 2006 (regalata da MV ai protagonisti di quella splendida vittoria iridata). Decisamente accattivanti anche gli abbinamenti cromatici della componentistica, con il telaio che sfoggia un traliccio nero in contrasto con la finitura oro delle piastre posteriori in alluminio. Queste ultime sono a loro volta pendant con il maestoso forcellone e i cerchioni in alluminio forgiato. I dati non sono ancora stati diramati, ma tutto lascia pensare che la scheda tecnica di rimarrà sostanzialmente invariata rispetto alla Brutale 1000 RR “liscia”. Oltre al quattro cilindri in linea, alle pinze Brembo Stylema e alle sospensioni Ohlins semi-attive ritroveremo quindi, con grande probabilità, anche la suite elettronica con piattaforma inerziale a 6 assi. Confermate, come si può vedere dalle foto, anche le appendici aerodinamiche laterali posizionale ai lati del radiatore. La Brutale Blue & White ML sarà contrassegnata dalla numerazione 001/001, ma l’esclusività ha ovviamente un prezzo che almeno per il momento MV si riserva di mantenere segreto. FONTE: La Gazzetta dello Sport

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