Fiore di Loto

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A piccoli passi arrivò dinanzi a me. Io ero ammutolita e mi ci volle un po’ prima di riuscire a proferire qualsivoglia parola. La piccola creatura, con un volto rasserenante e sorridente, si presentò e mi salutò. Si chiamava Ellendrix, ed era un abitante della foresta, che era la porta al loro mondo magico. Mi disse che la quercia, l’albero che preferivo fra tutti, era l’ingresso al loro Paese, il Paese dei Minimix, dove tutti si aiutavano e si divertivano, crescendo in pace ed armonia. Spesso lui ed i suoi compagni mi avevano osservata leggere ed ascoltata durante i miei sfoghi incorniciati dalle mie lacrime per come venivo trattata da coloro che avrebbero dovuto amarmi e proteggermi. Mi chiese se fossi interessata ad andare nel loro mondo per sempre e se desideravo abbandonare questa realtà per me tanto dolorosa. Aggiunse che questo non era usuale, ma dopo aver raccontato al loro Sovrano la mia storia, lui aveva acconsentito ad accogliermi, se lo avessi desiderato. Si affrettò anche a dire che non dovevo decidere all’istante. Potevo rifletterci e dar loro una risposta più avanti. Nel frattempo mi fecero un regalo immenso, a patto che non lo raccontassi a nessuno. Con la loro magia mi fecero diventare piccola come loro. Ero diventata luminosa e trasparente come loro. Mi condusse assieme agli altri, che mi aspettavano con aria sorridente e lieti di accogliermi. Mi ritrovai sulle pagine del mio libro. I miei piedi erano più piccoli di una lettera di una parola. Poi la voce di Ellendrix mi chiese se ero pronta al regalo. Mi sorpresi, perché pensavo che quello fosse il regalo. Lentamente feci un cenno affermativo con la testa e assieme ai suoi compagni ci stringemmo tutti quanti in una catena di mani e mi sentii trasportare dentro alle lettere del libro. Mi sentii scivolare in basso, come se stessi scendendo con un ascensore immaginario. Mi sentivo un po’ come Alice quando cadde in una buco che sembrava non avere fondo. Tutt’attorno era una macchia di colori che si sfumavano gli uni agli altri, dando vita ad immagini e forme che si mescolavano dando vita ad altre immagini e forme. Era elettrizzante e sconvolgente. Arrivati a toccare il fondo, finalmente, vidi l’ambientazione del racconto del mio libro, ma la protagonista non era presente. Probabilmente avevo preso io il suo posto. Non riuscivo a capire il motivo, ma pur essendo la stessa ambientazione, il racconto era differente, probabilmente perché i personaggi erano diversi. In effetti c’erano i Minimix ed io al posto dei personaggi del libro. Rimasi sconcertata, poi sentì la voce di Ellendrix chiamarmi e invitarmi ad andare a visitare quel mondo. Pensai che sarebbe stato bello osservare il paesaggio da una prospettiva più “alta”, e all’improvviso a tutti spuntarono le ali. In pratica la mia immaginazione poteva trasformare la storia come desideravo si sviluppasse. Questa capacità non era solo mia, ma anche di ogni Minimix. Costruimmo così una storia all’interno della storia. Ci divertimmo tantissimo. giocammo insieme, ma imparano gli uni dagli altri in base alle conoscenze personali di ognuno. Era interessante e divertente apprendere in questo modo. Queste esperienze si susseguirono giorno dopo giorno. I miei temi a scuola spiccavano per originalità e creatività, in quanto Ellendrix e gli altri avevano sbloccato la porta della mia immaginazione. Eccellevo nei temi fantastici, creando una suspence indicibile in chi leggeva le mie narrazioni. Ciò nonostante i miei genitori continuavano a essere presenti durante le mie letture a casa continuando ad insultarmi in maniere sempre più crude e dolorose. Alla prossima

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Non mi é mai piaciuto leggere. Ho sempre pensato che fosse tempo rubato ad attività più divertenti, come il giocare. I miei genitori mi hanno sempre obbligata a leggere fermandosi lì con me, per accertarsi che leggessi veramente e che fossi concentrata sulla lettura domandandomi spesso cosa significava ciò che avevo appena letto. Per me era sempre una tortura. Il fatto però era che mi piaceva leggere. Ciò che non mi piaceva era essere ascoltata mentre leggevo, perché non ero bravissima. Non mi piacevano i paragoni con alcuni miei compagni di classe più bravi. Quello che gli adulti pensavano fosse un incoraggiamento, per me era solo deleterio, perché mi faceva sentire sempre più inadeguata e mi faceva passare la voglia di leggere per evitare i confronti e le parole che mi svilivano. Quando ero sola leggevo, alla mia velocità, delle fiabe. Mi piacevano i racconti di fantasia, creati dall’immaginazione di persone che ritenevo simili a me. Amavo la creatività che alcune menti erano in grado di far emergere in fantastici racconti avvincenti. Una volta, a scuola, durante un tema in classe, avevo preso spunto da un racconto che avevo letto. Il fatto che la maestra non conoscesse tutte le fiabe, mi aveva convinta che nel caso il titolo proposto da lei non mi suscitasse ispirazione, potevo utilizzare come spunto la trama di uno dei racconti che leggevo da sola nel boschetto adiacente a dove abitavo. Spesso mi recavo in mezzo a quegli alberi che in più di un’occasione mi avevano accolto e fra i quali mi sentivo a casa, moto più che a casa con i miei genitori. Fu proprio in uno di quei giorni che le mie concezioni e credenze cambiarono facendomi entrare in un mondo che era solo mio. Quel giorno ero scappata da casa in seguito ad una delle solite discussioni con i miei genitori che continuavano a sgridarmi per non essere brava come i miei compagni. E’ vero che non ero la più brava, ma non ero nemmeno la più somara! Insomma, per farla breve, quel giorno mi avevano detto, più insistentemente delle altre volte, che si vergognavano di avere una figlia come me, che li facevo sentire un fallimento come genitori per avere una figlia tanto incapace e inutile, e che se questo ero il mio ringraziamento per avermi messa al mondo avrebbero preferito non fossi mai nata. Dopo tanti anni in cui mi sentivo umiliata e svilita in tutti i sensi dalle loro parole cattive, corsi fuori casa rifugiandomi in mezzo alla mia foresta che mi accoglieva sempre con braccia rassicuranti e calorose. Mentre ero in lacrime, sdraiata sulla distesa d’erba profumata ai piedi del mio albero preferito, una splendida quercia, con un tronco che spesso mi consentiva di scalarla fino ai suoi rami maestosi, consentendomi una vista mozzafiato, sentii una rumore di piccole ali in movimento. Dapprima pensai a qualche insetto, poi però un rumore insolito per gli insetti, mi costrinse a sollevare in modo circospetto lo sguardo verso l'origine di quei rumori. Ciò che vidi mi fece restare basita per un lasso di tempo imprecisato. Davanti ai miei occhi si stagliavano le piccole figure di omini luminosi, quasi trasparenti. Li vedevo giocare sulle pagine di uno dei libri che nascondevo all’interno di un albero dal tronco cavo. Lentamente mi sollevai mettendomi a sedere. Quegli esserini si accorsero di me, ma non fuggivano, non avevano paura. Uno di loro iniziò ad avanzare verso di me. Anche se piccolo, luminoso e trasparente, riuscivo a scorgere un sorriso dipinto sul suo volto. Per il resto....più avanti

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Le esistenze scorrono con lo scandire del tempo. Mi chiedo perché si corre così tanto per raggiungere non si sa cosa, quando ciò che è realmente importante viene dimenticato e messo da parte, come se non fosse importante. Ci si nasconde dietro a falsi miti. Si perdono valori. L’avanzare della vita viene capovolta e nessuno desidera fermarsi e riflettere. Mi chiedo cosa resterà alla fine...

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