Fiore di Loto

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Chiudo gli occhi ed inizio ad immaginare. Spalanco i cancelli e spicco il volo In un altro mondo. Sono gli unici momenti in cui respiro. Mi immergo nelle nuvole di plastica E danzo sui segni del pentagramma. Sorseggio la dolce acqua sgorgata Dall’intensità di una passione. Sorrido e sono sazia Giusto il tempo di una notte.

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Fiore di Loto

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Quasi tutte le sere vengo in questo luogo e mi siedo su questa panchina ad osservare e riflettere. Sono una persona piuttosto taciturna. Preferisco starmene in disparte, soprattutto perchè non so interagire bene con le persone. Ogni volta che ho provato a fare amicizia ricevevo sguardi e commenti che mi lasciavano perplessa e a disagio. Per queste ragioni vengo qui. Non c'è mai nessuno, così resto in pace a pensare ed a scrivere. Mi piace l'atmosfera che respiro. Spero sempre di incontrare una persona che mi capisca e con la quale condividere le mie giornate, i miei pensieri, le gioie ed i dolori. Questa sera non è differente dalle altre. Osservo il cielo che si sta scurendo sdraiata sulla panchina. Ho preso l'abitudine di usufruirne come se fosse di mia proprietà, tanto non ho mai incontrato nessuno, quindi mi permetto di assumere posizioni anche casalinghe. A volte i miei pensieri li esprimo ad alta voce, sperando che qualche giovane mi senta e venga folgorato dalla mia profondità, ma probabilmente questo resterà sempre e soltanto un sogno. Comincia a rinfrescarsi e mi siedo per mettere in borsa il quaderno sul quale scrivo e l'astuccio con le penne, ma una folata di vento mi fa volare via la sciarpa che non mi ero legata bene. Poso quaderno ed astuccio sulla panchina e vado a recuperare la sciarpa. Mentre torno verso la panchina un'altra folata di vento fa sollevare e volare via il mio quaderno. Cerco di afferrarlo, ma il vento lo trasporta in alto e con occhi sgranati lo vedo allontanarsi sempre di più, fino a quando non é più a portata della mia vista. Rimango per un po' disorientata. Mi domando cosa accadrebbe se finisse in mano a qualcuno che conosco e leggendo i miei scritti mi riconoscesse. Vengo assalita dal panico. In quel quaderno ho scritto i miei pensieri e desideri più intimi, ho descritto episodi della mia vita, persone e situazioni che ho vissuto, sensazioni ed emozioni provate e riflessioni nude di me. Penso all'imbarazzo che proverei se qualcuno dovesse riconoscermi. Che vergogna!!! Il giorno successivo non riesco ad essere tranquilla. Il pensiero che qualcuno possa scoprirmi autrice di quegli scritti mi rende molto ansiosa. Guardo paranoicamente a destra e a sinistra cercando di captare un atteggiamento rivelatore, ma tutto sembra normale. Passano settimane ed inizio a pensare che sia volato molto più lontano di quanto pensassi, o che sia finito nell'immondizia, così inizio a tranquilizzarmi. Nel frattempo ho iniziato un altro quaderno durante le mie serate alla panchina. Questo luogo non lo conosce nessuno. E' isolato e nascosto, ed io mi sento protetta ed al sicuro. Continuo a riempire le pagine del quaderno, giorno dopo giorno, finché una sera, arrivando alla mia panchina, trovo su di essa una busta attaccata con dello scotch indirizzata "Alla ragazza che ha perso il quaderno". Mi pietrifico. Dopo un po', con mano tremante, stacco la busta e leggo la lettera al suo interno. Quando finisco di leggerla mi si è gelato il sangue nelle vene. La persona che lo ha trovato mi conosce e dice che se voglio riavere il mio quaderno dovrò eseguire alcune sue richieste. Domani mi lascerà qualcosa su questa panchina e se non dovessi obbedirgli, divulgherà ciò che ho scritto ai destinatari. Mi guardo attorno spaventata. Magari è qua attorno e mi sta osservando in questo momento, ma dopo un lungo perlustrare mi pare di essere sola. Mi assalgono un'infinità di pensieri contrastanti. La sera successiva trovo un cellulare. Dopo poco inizia a squillare. Sobbalzo dallo spavento. Titubante prendo il telefono e rispondo balbettando. La voce dall'altra parte dell'apparecchio è maschile. Non la riconosco. Sarà mascherata in qualche modo per non farmi identificare chi possa essere? Mi dice che mi conosce e mi descrive minuziosamente. Mi informa che da ora sarò sua schiava e dovrò esaudire le sue richieste, altrimenti provvederà a punirmi come mi ha anticipato ieri. Per saperne di più...seguite i prossimi post.

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Quest’estate sono andata a trovare i miei zii nella loro casa di campagna. L'ultima volta che sono stata da loro ero troppo piccola per averne memoria. Sono rimasta affascinata dall’immensa biblioteca che avevano. Io amo leggere, da sempre. Mi immergo completamente nelle storie che vengono descritte dagli autori. Talvolta mi concentro così tanto da perdere la cognizione del tempo. Spesso penso di essere io stessa la protagonista dei libri che leggo. E’ divertente. E’ come viaggiare senza muoversi da dove si é. Le giornate trascorse a casa dei miei zii le passavo in biblioteca. Alcune volte andavo in giardino a leggere. Gli zii provavano a dissuadermi invitandomi a fare una passeggiata, ma il richiamo ai libri era troppo forte per me. Un giorno, mentre ero in biblioteca e mi accingevo a cercare un altro libro da iniziare, spostandone uno intravidi una luce sul fondo del ripiano. Iniziai a togliere i volumi per osservare da dove provenisse quel bagliore e scoprii che quella luminosità nascondeva un accesso per un paese in miniatura. Mi intrufolai nell’apertura strisciando fra il pavimento ed il ripiano. Una volta fuoriuscita e alzatami in piedi mi ritrovai immersa in quel mondo. La biblioteca non c’era più, inoltre la mia statura si era ridotta come per adattarmi alla nuova realtà. Il mondo in cui iniziavo a fare i primi passi era affascinante. Gli edifici erano costituiti dalla vegetazione naturale, ed i loro tetti mi ricordavano i cappelli di paglia. I colori erano vivaci e ricordavano le tonalità della natura. Si respirava un’aria frizzante e magica. Iniziai a percorrere una strada sterrata ai cui margini c’era una folta vegetazione. Continuai a camminare per non so quanto tempo. Ero letteralmente ipnotizzata da questo mondo, dai colori vivi e brillanti che mi avvolgevano e che mi facevano provare un immenso amore per la vita e per tutte le sue creature. Respirai a pieni polmoni e sentii uno sfarfallio al di là della boscaglia. Mi avvicinai lentamente e scostai il fogliame lentamente. Ciò che vidi mi fece sgranare gli occhi dallo stupore. Non mi capacitavo di quella meraviglia. Erano piccole persone con orecchie appuntite, ali argentate, abiti fatti di vegetazione, cappelli a punta ricavati da erba arrotolata, piedini scalzi, con sorrisi gioiosi e voci leggere. Per una distrazione feci rumore e mi sentirono. Quelle creature si voltarono verso la mia direzione e videro i miei occhi attraverso le foglie. Uno di loro volò puntando verso di me. Mi spostai velocemente e cercai un nascondiglio all’interno di un tronco cavo. Mi accovacciai al suo interno immergendomi nella sua profondità. Vidi il piccolo uomo perlustrare i dintorni con i suoi occhi di un azzurro brillante, quando improvvisamente ruotò velocemente su se stesso e si trasformò. I suoi abiti ora brillavano, ed i suoi occhi erano diventati viola. Mi rannicchiai sul fondo stringendomi forte. L’omino perlustrò nuovamente, poi il suo sguardo si posò e si soffermò su di me. Mi vedeva? Iniziai a tremare di paura osservandolo avvicinarsi all’apertura. Istintivamente chiusi gli occhi. Dopo qualche istante li riaprii e vidi davanti a me due iridi viola. Emisi un sussulto. La creatura si allontanò leggermente e mi disse qualcosa nella sua lingua. Ruotò nuovamente su se stesso e tornò al suo aspetto originario. Mi parlò nuovamente, ma stavolta compresi le sue parole. “Chi sei e cosa fai qui?” pronunciò. Ero troppo spaventata per rispondere. Lui ripeté la domanda aggiungendo che non voleva farmi del male. Lentamente gli risposi, balbettando, e senza rendermene conto i suoi simili si erano affacciati all’ingresso del mio rifugio. Poco alla volta il mio timore iniziale svanì. Raccontai loro di me e del mio mondo e loro mi parlarono del loro. In poco tempo diventammo amici e come per magia alle mie spalle si materializzò l’ingresso alla biblioteca dei miei zii. Li invitai nel mio mondo per farglielo conoscere, ma questa è un’altra storia e la racconterò la prossima volta.

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