Fiore di Loto

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STORIA BUFFA - seguito Ma la storia che preferisco, quella che maggiormente mi esalta, è quella in cui mi immergo osservando i finestrini del treno. All'occhio umano può sembrare semplicemente un vetro opaco, sporco, ma a me racconta di storie fantastiche, di persone come me che abitano in un mondo parallelo. Una volta, entrando in quell'universo con la mia fantasia, mi sono ritrovata in una stazione ferroviaria. C'erano persone che aspettavano che giungesse il treno per salirvi, altre che attendevano che le persone che trasportava scendessero. I signori, avevano il cappello e molti di essi fumavano pipe particolarmente buffe; alcune di esse avevano scolpito sulla loro superficie un cappello, altre avevano delle scarpe, altre ancora dei visi. Osservando tali particolari non potei far altro che accennare un sorriso. Mi sarebbe piaciuto incontrare ed osservare gli artigiani che producevano tali strumenti. Ma le particolarità di questi arnesi non si limitavano solo a quello. Dall'incavo in cui si inserisce il tabacco, una volta acceso, da esso usciva un simpatico soffio colorato differente da pipa a pipa. Ad alcune pipe usciva un alito di colore rosso che scalpitava come un toro inferocito, ad altre usciva un sussurro azzurro che danzava come una ballerina sulle punte. In lontananza, notai una donna con un buffo cappello di piume variopinte che correva su insolite scarpe con tacchi a spillo che non poggiavano a terra ad ogni passo, bensì su una sorta di nuvoletta che si creava poco prima che lei poggiasse la scarpa col tacco a terra. Correva veloce avvolta da un mantello di piume nero. Le altre persone si spostavano per farla avanzare più velocemente. La sua corsa la portò vicina alla striscia gialla oltre la quale non si dovrebbe andare quando il treno sta arrivando. Qui però la striscia non era gialla, ma blu. La donna non accennava a diminuire la velocità della sua corsa. Ma che cosa stava facendo?! Pensai: "Non vorrà mica buttarsi sotto al treno?". Cercai di raggiungerla, non avevo ostacoli davanti a me. Arrivai vicino a lei, cercai di afferrarle il braccio per trattenerla, ma mi sfuggì. Oltrepassò la linea blu. Con un ultimo balzo uscì dal marciapiede, quasi come se volesse penetrare all'interno delle carrozze del treno. Dopo il balzo si tramutò in un uccello, e volò via. Rimasi allibita e per diversi istanti restai immobile a guardare il nulla. Poi sentii il fischio del treno in partenza, sul quale la donna avrebbe dovuto sbattere, e mi ridestai. La gente non si accorse di nulla, oppure per loro era normale. Mi allontanai, ancora un po' confusa, e mi rimescolai alla folla. La mia testa galleggiava fra mille immagini e si perse all'interno di una di esse. Ora ero all'interno di una strana bolla dalle pareti multicolori. Per essere una bolla aveva le pareti resistenti. Pareti che riflettevano la mia immagine in certi punti, in altri erano come finestre su altre realtà. Di tanto in tanto la mia attenzione si soffermava su una particolare realtà e la osservava, come rapita dal suo incanto. Libri volanti che salutavano nuvole arancioni dal sorriso infantile. Dalle pagine scendevano leste le parole per narrare la storia che racchiudevano al loro interno. I visi delle nuvole si rallegravano all'idea di una storia e si zittivano attendendola. Le parole iniziavano il racconto e tutt'intorno cambiava, come se si fosse sulla scena di un film. Ci sarà un seguito?...continuate a seguirmi

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STORIA BUFFA Sono seduta alla scrivania e mi guardo allo specchio. Vedo la mia immagine riflessa. Mi soffermo ad osservare gli occhi, cambiano panorama ogni volta che li guardo. Ieri raccontavano di un bosco di pietra che si rianimava di notte per l'incantesimo della Luna. Da tempo in quel bosco regnava la sola voce del vento, il quale, triste per la solitudine, invocò l'aiuto della Luna. Commossa dal suo tormento, la Luna protese le sue timide mani e ogni creatura riprese vita, ma il miracolo aveva luogo solo quand'ella era regina incontrastata. Oggi raccontano di un lago nascosto all'occhio umano, ove dimorano ninfe esiliate. Cantano silenziose in lingua gaelica. Fanno il bagno in una piccola cascata, oltre la quale si trova il loro rifugio. Ogni giorno, guardandomi allo specchio, i miei occhi mi illustrano mondi e storie nuove. Non c'è spazio per altro racconto, poiché le storie si costruiscono ovunque posi lo sguardo, anche se mi soffermo su di un termosifone. In esso si celano creature talmente minuscole che l'occhio umano non è in grado di vedere, neppure con l'ausilio di sofisticatissimi microscopi. Gli esseri dimorano nelle rientranze in cui si annida la polvere. Ma sotto a quella polvere c'è un universo alieno che brulica di vita, di musica, di canti e di grida gioiose. Gli abitanti sono simili a gocce saltellanti, dal cui rimbalzo si generano suoni aulici che rasserenano gli animi. Non si distingue il sesso delle gocce, se non dal fatto che dietro e attorno ad alcune di esse ci sono tante gocce più piccole che le seguono con ordine e disciplina. Abitano all'interno di strani gusci piatti attaccati al suolo, e al di sotto di esso si allungano con insolite protuberanze. Al centro di tali conchiglie si percepisce a malapena una sorta di imbuto, all'interno del quale le gocce scendono e si riuniscono in alloggi distinti. Altre volte il mio sguardo si posa su finestre con tanti riquadri, e soffermandomi su ognuno di essi, separatamente, mi narrano di vite distanti. Una di esse mi canta del vento, del coro di voci al suo interno, della musica che compone assieme agli abitanti del mondo circostante. Cantano insieme una melodia talvolta gioiosa, talvolta triste. Altre volte il suo canto si sofferma a raccontare degli episodi avvenuti lontano e che lui ha trasportato sino a qui. Mi piacerebbe udire chiaramente le sue storie , come fossero racconti di vita narrati dal nonno. Altri riquadri mi illustrano la vita di insetti dispettosi che trascorrono la maggior parte del tempo a portarsi via il cibo.

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