Fiore di Loto

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Mi ero trasferita da poco a casa della zia dopo la morte dei miei genitori per un incidente automobilistico. Io mi ero miracolosamente salvata. La zia aveva rinunciato al suo studio per darmi una stanza. Era la camera più bella a mio parere. Il mio posto preferito era la vista dalla finestra. Trascorrevo un tempo infinito ad osservare e riportare sul mio diario pensieri e disegni, sia reali che di fantasia. A quella finestra parlavo con i miei genitori mentre guardavo la Luna. Ogni notte confidavo loro tutte le paure e le ansie che avevo, la tristezza ed il dolore della loro assenza. La zia cercava di essere il più presente e disponibile possibile. Cercava di intuire dai miei silenzi le mie necessità, nonostante la difficoltà del periodo. Mi aveva presa con sé nonostante i problemi economici. Non voleva che sua nipote fosse scaricata chissà dove. In fondo era l’unica nipote che aveva, l’unico legame vivente con sua sorella. Eravamo rimaste solo Lei ed io delle nostre famiglie. Le ero grata per aver fatto di tutto per tenermi con sé, anche se mi era molto difficile rendermi “amabile”. Ero ancora molto arrabbiata per la mia perdita, anche se non me ne rendevo conto. Così come non ero ancora consapevole del dolore che le procuravo per il mio atteggiamento e delle problematiche che doveva affrontare, di cui non mi parlava per non causarmi ulteriori traumi. Ogni giorno mantenevo un rigoroso silenzio con lei. Non volevo parlare, come se lei non potesse assolutamente capire ciò che provavo. Non ci provavo neppure. Tutto ciò che facevo era di restare muta, nutrirmi di tanto in tanto e tornare in camera e guardare ciò che c’era al di là della finestra. Quello era l’unico momento in cui mi sentivo ancora viva, così credevo almeno. Una mattina la zia venne a svegliarmi presto. Mi fece vestire e mi convinse ad uscire di casa assieme a lei. Mi condusse nel boschetto che tanto avevo osservato dalla finestra della mia stanza e che avevo descritto e disegnato sul mio diario. Ero emozionata. Da tanto lo osservavo desiderando visitarlo ma senza osare uscire da quella casa, come se uscire significasse perdere qualche altra parte di me. Quella mattina andai. Fu bello e spaventoso andare. Ero combattuta fra paura e desiderio. La zia non lasciò mai la mia mano. Probabilmente aveva intuito la mia angoscia. Camminava accanto a me, tenendomi il più vicino possibile senza eccedere. Era ciò di cui avevo bisogno. Non potevo continuare a restare chiusa in casa, ma non ero ancora in grado di staccarmi dalla zona di sicurezza in cui mi ero aggrappata. Mi mostrò una parte del bosco. Giungemmo davanti ad un’enorme quercia. Era splendida. Mi raccontò molte storie su quell’albero. Una mi fece dubitare della sua sanità mentale. Sosteneva di aver visto degli esseri fatati svanire all’interno della quercia e di essere riuscita, con il tempo, ad entrare in contatto con loro. A queste parole le scoppiai a ridere in faccia, in segno di scherno e derisione. Pensai che queste buffonate non sarebbero servite a farmi proferire parola con lei. Non sapevo che, più avanti negli anni, mi sarei pentita di non averle creduto. Perché vi domanderete. Cosa mi fece pentire? Ve lo racconterò la prossima volta...

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Scrivere fa sognare...ℬ𝓊𝑜𝓃𝒶𝓃𝑜𝓉𝓉𝑒

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Come ogni anno io ed i miei amici andiamo nel bosco in una sorta di campeggio per ricordare i week-end in cui venivamo tutti insieme a festeggiare felici. Anche quest’anno manca Marta. E’ scomparsa 5 anni fa in circostanze misteriose. Ogni anno, da quando non é più tra noi, ci rechiamo nel bosco in cui eravamo soliti andare in campeggio con le tende e ci raduniamo attorno al falò. Ci é sempre piaciuto allontanarci dalla vita mondana di tanto in tanto, stare solo noi amici e ridere e scherzare assieme. Ci manca Marta. Manca a tutti. Da quando lei non è più con noi ci chiediamo che fine abbia fatto. Il suo corpo non è mai stato trovato. Probabilmente sarà stupido, ma speriamo sempre di vederla spuntare da dietro un albero con la sua risata solare e i suoi buffi occhiali calati sul naso. E’ sempre stata una ragazza allegra, piena di vita nonostante il suo essere sbadata. Questa sera siamo Peter, Anna, Nicolas ed io. Siamo nati e cresciuti qui e siamo sempre stati amici tutti e 5. Eravamo soliti venire in campeggio qui con le nostre famiglie, poi abbiamo continuato a venirci noi. Trascorrevamo ore liete fra scherzi e risate. Di sera stavamo attorno al falò e ci raccontavamo storie. E’ sempre stato il nostro ritrovo. Negli ultimi anni quando veniamo qui, cerchiamo di capire che fine abbia fatto la nostra Marta. Ogni anno proviamo a formulare un’ipotesi e a cercare di seguire quella tesi per tentare di ritrovarla. Non ci siamo mai arresi all’idea di averla persa e di certo non abbandoneremo le nostre ricerche. Speriamo ancora di poterla rivedere e di tornare ad essere “i soliti 5”, così come tutti ci hanno sempre chiamati. Anche quest’anno formuleremo nuove ipotesi e ne prenderemo una che proveremo a seguire. Le mie idee sono sempre state bocciate da tutti perché considerate impossibili. Tutti le trovano inverosimili perché fuori dal comune. Dovete sapere che io credo nel paranormale, a differenza di tutte le altre persone. Quand’ero piccola ho avuto un’esperienza straordinaria, ma nessuno mi ha mai creduta, appunto perché insolita. Ora ve la racconto, poi valuterete voi se credermi oppure no. Avevo appena 5 anni, ed una sera vidi dalla finestra della mia camera una luce nel bosco attorno a casa che si inoltrava in esso. Uscii da casa per vedere chi era e dove andasse. Seguii la luce e giunsi dinanzi ad un albero molto vecchio, con un tronco enorme. I suoi rami erano forti e spessi e le sue foglie rigogliose coprivano buona parte del cielo sopra di lui. Vidi la luce proseguire verso di esso. A reggere la fiaccola, la cui luce mi aveva attirata, era una sagoma femminile. Vidi inoltre che questa figura teneva nell’altra mano la mano di un bambino. I due si diressero all’albero e scomparirono in esso. Rimasi sconvolta da ciò che vidi. Lo spavento mi paralizzò per un tempo indefinito. Quando riuscii a destarmi da questo torpore erano trascorse molte ore. Sentii le voci dei miei genitori che mi stavano chiamando e corsi da loro. Gli raccontai ciò che avevo visto, ma nessuno mi credette. Ricavai solo una doppia punizione per non averli avvisati della mia fuga e per quella che loro credettero una bugia o un racconto immaginario. A mio avviso Marta può essere stata “presa” da quella figura e condotta in un’altra dimensione o mondo. Ho provato ad indagare anche per conto mio a riguardo, ma non sono giunta a nulla. Ciò di cui sono sicura é che né io né i miei amici smetteremo di cercare Marta.

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