Fiore di Loto

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La mia consultante mi chiede come può superare le sue paure. La prima carta, la FORZA, indica la situazione, ossia la paura della consultante di non essere capace di gestire tutte le situazioni che deve affrontare. La seconda carta, l’EREMITA, indica l’ostacolo, ossia la consultante non riesce ad uscire da questa situazione che le pare stagnante. E’ troppo legata al passato, per dolore o per amore e non riesce a lasciarselo alle spalle. Così facendo non riesce a vedere il quadro generale, e si perde nelle minuzie. Questo si riflette anche nell’insicurezza verso sé stessa, nel capirsi e nel cercare sempre conferme esterne in quanto non ha fiducia in sé e nelle sue capacità. Per uscire da questa fase di stallo occorrerà più tempo di quel che la consultante vorrebbe, ma con dedizione e costanza troverà la strada giusta per risolvere i suoi dubbi rafforzando le sue sicurezze e la fiducia in sé stessa. Riuscirà ad uscire dalle sue paure grazie al fatto che con il tempo imparerà a vivere bene con sé stessa con o senza gli altri, in quanto la gioia interiore la troverà dentro sé stessa, occorre solo del tempo affinché lo capiva, lo accetti e metabolizzi il tutto. La consultante sta già cercando di guardare in faccia alla situazione, ma ancora deve comprendere. Direi semplicemente che la consultante supererà le sue paure, ma non nell’immediato. Occorre pazienza e perseveranza

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Poteva capitare che gli angeli caduti, privi di memoria, incontrassero angeli consapevoli della loro identità, o che avessero recuperato la memoria. Questi ultimi riconoscevano i propri simili, così come capivano se questi erano consapevoli della loro identità o meno. Qualora il compagno incontrato stesse ancora percorrendo la strada per tornare ad essere cosciente di sé, quindi ancora privo della memoria sulla sua identità, non interferivano apertamente sul loro cammino, in quanto una rivelazione tanto sconcertante li avrebbe resi più diffidenti e inclini a non credere alla verità. Se e quando il loro percorso si fosse incrociato, avrebbero fornito loro piccoli dettagli che li avrebbero aiutati a trovare tutte le risposte alle loro domande, ed infine alla comprensione della loro vera identità. Io sono una semplice persona sulla città fra i due mondi, e penso che tra noi esistano queste creature speciali che camminino fra noi inconsapevoli della loro reale identità. Penso anche di averne conosciute, chi per poco tempo, chi per un tempo più lungo. Ad una di queste mi sono affezionata maggiormente. Non conosco la natura di questo attaccamento nello specifico, ma ciò che so è che è un essere incantevole nella sua delicata innocenza. E’ un essere pieno di gentilezza, di sensibilità, di purezza, nonostante il suo vissuto. La sua presenza, effettiva o illusoria, mi permea di sensazioni indescrivibili. Sento il profumo della sua essenza, e mi riempie di una gioia mai percepita prima. Le parole scambiate con lui rendono le difficoltà più sopportabili e mi fa sentire di essere una persona migliore di quanto non sia e degna di essere considerata. Non so se sono una persona meritevole della sua considerazione, ma forse era ciò di cui avevo bisogno per continuare a sperare e a credere. Il suo essere angelico mi ha praticamente richiamata alla vita. Che la mia sia solo un’illusione, o che sia la realtà, a me poco importa, in quanto per me, per ciò che sento, per ciò che ho percepito, per ciò che mi ha dato e che mi dà…per me lui rimane un essere speciale, un angelo dalle ali bianche che l’assenza di memoria ha fatto oscurare, ma che torneranno candide non appena avrà riconosciuto quanto pura è la sua anima, nonostante le esperienze vissute durante il periodo trascorso nella città fra i due mondi. La limpidezza della sua interiorità non è diminuita dal percorso che ha intrapreso per raggiungere la consapevolezza della sua vera essenza. Ogni individuo, angelico o meno, commette degli errori, ma non è detto che questi determinino la purezza o meno della sua persona. Ci sono sbagli involontari, fatti inconsapevolmente, o di cui ci si pente e si cerca di porvi rimedio. Ci sono anche sbagli che si ripetono, ma non con cattiveria, solo perché non si è ancora arrivati ad una comprensione, un po’ come i bambini che vanno a scuola e fanno esercizi per imparare e commettono errori più volte, perché ancora non hanno compreso bene. Questo non fa di loro pessimi studenti, fa solo di loro studenti che stanno apprendendo, che sono in attesa di progredire. Allo stesso modo ogni individuo, angelico o no, deve percorrere un proprio percorso e scoprire la direzione che si desidera dare alla propria vita. Io vorrei ringraziare il mio angelo caduto dalle ali sporche, perché ha contribuito, più di quanto crede, a rendere più visibili aspetti che non consideravo, oltre che a farmi vivere una parte di angelicità che altrimenti non avrei mai avuto modo di conoscere. Gli devo molto. Molto più di quanto le mie parole possano esprimere. Spero un giorno di avere l’opportunità di ricambiare, e di poterlo vedere felice. Spero un giorno che anche lui veda lo splendore che io vedo emanare dalla sua persona, perché ha una luce meravigliosa. Mi auguro anche che questo periodo di vita trascorso con lui sia ancora giovane di esperienze da condividere assieme.

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Riteneva che gli altri fossero più “perfetti”, che commettessero meno errori di lui, quindi era convinto che fosse lui l’imperfetto e cercava di imitare gli altri, di somigliare loro, almeno per certi aspetti. Non aveva ancora compreso però che le persone della città fra i due mondi non sono perfette. Commettevano degli errori, e questi servivano loro per imparare, anche se a volte, ad alcuni di essi, non bastava tutta la vita. Le persone comuni sono privi della moralità angelica e cercano di seguire un percorso per giungere ad una comprensione finale, ma non tutti sono in grado di arrivarci. Allo stesso modo anche l’angelo dalle ali impolverate e dalla memoria perduta, credendosi un abitante della città fra i due mondi, riteneva di essere una persona cattiva per certi aspetti, in quanto la sua morale angelica, inconsapevolmente, agiva su di lui e gli faceva percepire la sua condotta contraria alla sua vera natura, quella dimenticata, ma quei comportamenti gli servivano per giungere alla consapevolezza e alla decisione che avrebbe dovuto prendere in merito. Ogni individuo ha il libero arbitrio, e anche le creature angeliche, sia quelle coscienti della loro identità, sia quelle che non ne hanno coscienza. Ogni esperienza fatta era un passo avanti per progredire, in un modo o in un altro, così anche per lui. Aveva necessità di fare esperienze, di ogni tipo, al fine di comprendere chi era e che cosa desiderasse per se stesso, perché anche lui aveva la possibilità di scegliere, nonostante fosse un angelo, e non era detto che una decisione giusta fosse sempre giusta, così come non era detto che una decisione sbagliata fosse sempre sbagliata. Tutto stava nella sua capacità di scoprire e scoprirsi, di non fermarsi alle apparenze, e una volta arrivato alla conclusione delle sue risposte, prendere una decisione. Non importava quale essa fosse, purché fosse la sua e lo rendesse felice. Non era comunque detto che le decisioni prese dovessero rimanere sempre tali e quali. La vita e le esperienze potevano modificare gli eventi, le sensazioni e le decisioni. L’importante era essere certi delle decisioni prese in quel momento e non rimpiangere nulla, agire con onestà verso se stessi e verso gli altri, lasciando uscire la propria essenza, sia nel bene che nel male (ed anche questo è relativo). Ogni individuo nato nella città fra i due mondi aveva in sé più difficoltà ad intravedere la linea di condotta più idonea da intraprendere per raggiungere un proprio equilibrio, una stabilità e la felicità. Conseguentemente ogni individuo nato nella città fra i due mondi cercava di trovare negli altri suoi simili ciò che gli mancava, non cercando di trovarla, erroneamente, in sé stesso. Per il nostro angelo quindi era più complicato comprendere le ragioni che spingevano i suoi “simili” ad usarlo per soddisfare le loro esigenze. Anche lui aveva imparato questa metodologia, ma il suo fine era diverso, per sua stessa natura. Inconsapevolmente lui doveva imparare; gli altri invece lo facevano perlopiù per evitare di cercar dentro loro stessi la forza di progredire indipendentemente. Questo scambio talvolta era avvertito dagli angeli come un qualcosa fine solo a loro stessi, ma a volte era una sensazione errata, dettata da esperienze mal vissute, e non si vedeva la reciprocità dello scambio. Anche questo però faceva sempre parte di quel percorso che si sarebbe dovuto compiere per raggiungere la comprensione finale. Successivamente si sarebbe compreso che certi scambi non erano tutti, indistintamente, negativi. Taluni potevano essere piacevoli e necessari. Il suo percorso non era ancora finito.

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