Fiore di Loto
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Semplicemente, con il recuperare il ricordo della loro vera identità e del loro passato, avrebbero recuperato anche le loro ali, le quali si sarebbero spalancate, e il loro rinnovato uso avrebbe fatto sì che la polvere nera che le aveva oscurate cadesse a terra e il piumaggio tornasse candido come un tempo. L’anima si sarebbe risvegliata in tutta la sua angelicità. I ricordi delle due vite si sarebbero fuse e la parte angelica del loro essere avrebbe preso il sopravvento sulla parte più oscura, qualora vi dimorasse. La domanda che potrebbe venire in seguito è sapere se sarebbero rimasti nella città fra i due mondi, o se sarebbero tornati nel loro mondo. Le persone appartenenti alla città fra i due mondi non avrebbero comunque visto le ali, tantomeno la differenza nel loro comportamento, in quanto si sarebbe verificato una sorta di riallineamento fra i ricordi passati e la nuova identità, quindi tutto sarebbe sembrato normale agli abitanti della città fra i due mondi. A volte però la differenza comportamentale era così radicale che il riallineamento dei ricordi non riusciva, in tal caso la convivenza era impraticabile e ci si separava. La scelta di restare o meno nella città fra i due mondi era soggettiva. Non tutti volevano abbandonare la famiglia che si era creata quando si pensava di essere uno di loro. E i figli concepiti da due creature appartenenti a un altro mondo, erano forse esseri speciali con doni come i loro padri o madri? No. Erano bambini terrestri, con nessun dono tramandato. I doni erano concessi solo ed esclusivamente alle creature effettivamente e totalmente angeliche. A volte accadeva che due creature angeliche che avevano perduto la memoria si incontrassero nella città fra i due mondi e credendosi persone comuni si innamorassero e si sposassero. Potevano essere 2 angeli della stessa fazione, o 2 angeli di fazioni opposte. L’attrazione fra due angeli era qualcosa di indefinibile, che andava oltre la comprensione umana, e in questo caso, oltre la comprensione angelica. Il legame che si stabiliva era qualcosa di semplicemente unico. Poteva dare la sensazione di un’unione speciale, perché non era un’unione terrestre, non era un’unione comune… Si potrebbe forse definire come un legame karmico, se volete. Non sempre però le unioni angeliche duravano per sempre, nonostante questa fosse un’unione speciale. I fini per raggiungere gli ideali potevano essere diversi fra i due soggetti e questo avrebbe potuto rendere un’unione duratura oppure no, o ancora, questo particolare legame poteva essere avvertito più speciale di quel che già non fosse, anche solo da uno dei due angeli. Conclusa questa premessa, torniamo al nostro angelo, il quale stava percorrendo il suo cammino in questo mondo per trovare le risposte che sentiva di dover trovare per poter comprendere chi fosse, quale fosse il suo vero destino e tanto altro. La sua mente era un vulcano di domande alle quali desiderava dare risposte. Col passare del tempo gli eventi vissuti, le persone incontrate nel suo cammino e le riflessioni sviluppate, gli avevano fornito parte delle risposte che cercava, ma quelle più importanti erano ancora distanti, quantomeno da comprenderle come reali. Il contatto con le persone nella città fra i due mondi gli aveva dato sensazioni alternanti. Aveva compreso di essere un individuo dalle molte sfaccettature. Aveva avuto una vita e ricordi che lo avevano indotto a pensare di non essere una brava persona. Riteneva che alcune sue scelte passate e presenti lo rendessero una persona falsa. Qualche frase che gli era stata detta durante la sua vita nella città fra i due mondi, gli aveva fatto credere che lo fosse e si considerava una persona oscura.
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A dispetto della sua identità angelica, la sua condotta nella città fra i due mondi era più terrena, e le sue domande erano dettate dallo scontro fra le due identità contrapposte, ma ovviamente lui non lo sapeva. La sua esistenza era un incontro continuo con altre persone, più o meno simili a lui. Durante il suo percorso di vita aveva conosciuto diverse persone, chi più chi meno intimamente. Ognuna di esse aveva contribuito alla sua crescita e al sorgere di domande. Alcune di queste persone avevano avuto un impatto maggiore. Da alcune aveva tratto benefici, da altre meno. A volte si instaurava un legame differente con alcune persone. Non era chiaro il perché, ma era come se ci fosse un filo che li legava, un filo invisibile che li rendeva affini. Questo non lo avvertiva solo lui, era percepibile anche all’altra persona. Il fatto era che le creature angeliche in qualche modo si riconoscevano, anche se quelle che avevano perduto la memoria del loro passato non lo sapevano e non si spiegavano la ragione di questa particolare sintonia. Avevano una linea di condotta che poteva somigliare a quella terrestre, ma qualcosa le distingueva. Ognuna di loro aveva in sé un dono, che veniva percepito dalle creature terrestri. Nonostante questa “scia” che li avvolgeva e ammaliava, gli esseri appartenenti alla città fra i due mondi non riuscivano a comprendere l’entusiasmo che assaliva loro quando stavano in compagnia di questi individui. Avvertivano come un’insolita passione nel cercare la loro compagnia. Erano come inebriati dal profumo della loro essenza. Non tutti gli angeli caduti, che avevano dimenticato la loro identità, cercavano in sé quel qualcosa che avvertivano mancasse loro. Alcuni erano soggiogati dalla parte più tenebrosa degli abitanti della città fra i due mondi, e compivano ogni genere di nefandezza, sfruttando quel profumo inebriante conferito dal dono unico che ognuno di loro possedeva ed emanava. Per una creatura angelica, ritrovarsi in questo mondo, privo della propria memoria, era come ricominciare a dover comprendere il significato di ogni cosa, proprio come un bambino, con la differenza che si ritrovava in un corpo adulto e si presumeva che certe informazioni dovessero essere già da tempo acquisite. Conseguentemente era uno sforzo immane cercare di comprendere ciò che non si conosceva da soli, senza lasciar intendere a nessuno le proprie lacune. Gli incontri fra angeli caduti dava la possibilità, ad ognuno di loro, di estendere i propri pensieri e di far intravedere altre possibili risposte alle domande di ognuno di loro, dato anche dalla semplicità e profondità del loro animo. Nonostante i loro incontri fossero particolari, nessuno esponeva apertamente le domande di cui cercavano incessantemente le risposte. Erano come intimoriti dal lasciar trapelare questa mancanza di conoscenza, come se fossero diversi dagli altri. Avevano appreso molto presto che in questo mondo la diversità era una debolezza, anche se non tutti ritenevano questa una pecca. Per alcuni di loro infatti era un vantaggio, un segno distintivo di unicità. La vita sulla città fra i due mondi era una continua scoperta. Dava loro la possibilità di meravigliarsi e di stupirsi per ogni cosa che esperivano, proprio come un bambino che scopre poco a poco il mondo in cui sta vivendo. Ogni situazione, ogni incontro, era un tassello in più per arrivare alle risposte che cercavano. La domanda che ci si potrebbe porre è che cosa sarebbe accaduto a questi angeli caduti quando avessero recuperato la memoria?
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