Fiore di Loto

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Seduta ad un bar aspetto che giunga l’orario per muoversi. Dalle vetrate osservo lo scorrere costante delle automobili che percorrono la strada e si diramano fra le vie che si intersecano come disegni geometrici. Il cielo è grigio e la giornata è uggiosa. I fari delle auto disegnano pallidi profili luminosi davanti a loro. Alcune auto mi sembrano come alcuni purato con una benda nera su un occhio. Il paragone mi fa sorridere (anche se non c’è nulla da ridere). Questo serpente di vetture quest’oggi non morde nessuno, per fortuna. Ai tavolini alcune persone sorseggiano le bevande preferite e gustano le loro brioche. Alcuni sono soli, come me, altri sono in gruppi. Certuni sono più rumorosi di altri. È interessante, almeno per me, osservare le persone. Non intendo dire fissarle. Questo sarebbe maleducato e potrebbe creare disagio e/o irritazione. Ciò che intendo è cercare di intuire alcuni aspetti dei soggetti sui quali si sofferma il mio sguardo. Non sono una mentalista, ma mi piace provare ad immaginare chi potrebbe essere l’individuo, quali sono le sue passioni ed occupazioni. Per esempio, c’e un uomo di spalle seduto a due tavoli davanti a me. È calvo sulla sommità della testa. Sui lati del viso ha i capelli un po’ brizzolati, ma la maggior parte dei capelli mantengono il loro colore. Indossa una giacca nera, morbida, trapuntata. Questo tipo di giacca mi ricordano quelle indossate da persone anziane che optano per indumenti economici e pratici. Questo mi fa pensare ad una persona che potrebbe non essere particolarmente abbiente, oppure ad una persona che non è interessata ad apparire. Appoggiato al bancone ha posato un ombrello. È abbastanza anonimo. Non è un oggetto che si evidenzia, ma di certo assolve alla sua funzionalità. Indossa dei jeans anch’essi anonimi e delle scarpe un po’ più graziose rispetto alla giacca, ai pantaloni o all’ombrello. Le scarpe sono delle tennis che mi ricordano dei mocassini, ma sul retro hanno dei rinforzi che mi ricordano alcune moquette o il gioco dei Lego. Legge il giornale è come la maggior parte dei clienti del bar ha consumato cappuccino e brioche. Lo immagino un uomo sulla quarantina, con un lavoro da operaio, sposato e leggermente stanco dalla vita, dalla sua routine. I jeans che indossa sono molto larghi, come se fosse dimagrito ma continuasse ad indossarli nonostante la taglia “sbagliata”. Potrebbe essere malato e venire al bar per “distrarsi”dai pensieri o dal poter essere se stesso senza dover apparire più forte per non far preoccupare moglie e figli. Credo che la maggior parte degli uomini desiderino mostrarsi forti verso le loro donne e la propria famiglia anche per l’immagine che si dà all’uomo nella nostra società, ossia di colui che mantiene e protegge la propria famiglia, come se le donne fossero creature indifese è sempre bisognose del loro uomo per sopravvivere. Con questo non voglio dire che sia così sempre e comunque, ma è lo stereotipo della nostra cultura. Tornando al soggetto, i suoi gesti sono lenti e stanchi, come se fosse apatico. Mi ricorda un film sugli zombie in cui questi ultimi tornavano al centro commerciale come gesti automatici indotti dalle consuetudini della loro precedentemente vita. Mi rattrista. Mi verrebbe voglia di sapere con sicurezza se queste mie fantasie siano sbagliate o esatte per supportare in qualche modo la persona in qualche maniera. Non mi piace vedere le persone apparentemente senza speranza, sfiduciate. Mi piacerebbe saper infondere SPERANZA nelle persone e trovare soluzioni ai problemi per vedere chiunque felice. So che il mio sogno non è realizzabile, non come lo intendo e vorrei, ma nessuno può rubarmelo e mi va bene anche aiutare in maniera più ridotta se può servire a quei pochi che posso aiutare nel mio piccolo. L’orario si sta avvicinando e devo cominciare a muovermi. Che inizi la giornata allora!!!

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Emetto un rumoroso sospiro e un ricordo mi riempie la mente. Sento sgorgare una rievocazione dagli occhi che, imperlandosi assieme in una corolla di gocce color antracite, sfugge dal mio controllo tirannico e vola via. Cerco di imprigionarle nuovamente ma il suo movimento è più rapido del mio e poco alla volta si allontana sempre più. Dileguandosi dal mio sguardo la vedo sorridere, come volesse deridermi. In un batter di ciglia tutto svanisce

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E' una notte tranquilla. Sono sdraiata sul mio letto di paglia. guardo fuori dalla mia finestra. Una leggera brezza rinfresca il mio viso. I miei occhi osservano un'enorma magnifica Luna che pare immersa nelle profonde acque del mare che si estende all'orizzonte. Mi piacciono notti come queste. Mi piace la Luna e mi piace osservarla. Più la osservo e più mi sembra che risvegli i miei sogni. Le leggere mani della notte accarezzano entrambe, ma mi domando se il suo tocco sia il medesimo. E' così piacevole questa serata. Mi pare di galleggiare in un mondo parallelo in cui tutto è avvolto da un pizzico di magia e di poesia. Mentre la osservo, diritta davanti a me, da questa immensa palla argentata mi sembra fuoriescano dei fili che ricadono nelle pacate acque del mare. In lontananza, come a rispondere a quei finissimi fili, dalle acque leggermente increspate emergono dei guizzi che alterano la linearità dell'orizzonte. Un puntino nero si delinea sempre più e lentamente diventa sempre più grande. Continuo ad osservare la macchia scura che si avvicina. Improvvisamente un pensiero riempie la mia mente attingendo ad un lontano ricordo che credevo fosse solo un sogno. Questa evocazione riempie il mio cuore di sentimenti ed emozioni passate che pensavo fossero ormai seppellite, ma che non lo sono. Tutto mi riaffiora prepotentemente come un fulmine che squarcia il cielo in una notte serena. La mia mente ripesca dalle sue profondità il "tragnettatore" che un tempo affollava i miei pensieri e il mio cuore. Dopo tanto tempo in cui ritenevo che quell'uomo fosse solo un sogno, ecco che ricompare nella mia vita sconvolgendola nuovamente. Mi alzo di scatto e corro fuori dalla mia capanna, ma a differenza dell'altra volta, non mi richiama con quell'ipnotica melodia per condurmi sulla sua imbarcazione. Il suo profilo è sempre più delineato. Mi pare che mi stia osservando, ma non si avvicina, come se fosse un addio. Mi domando come mai dopo tanti anni è ricomparso nella mia vita solo per darmi il commiato. Mi chiedo se questo gesto sia riservato solo a me o anche ad altre persone. In cuor mio vorrei avesse usato tale "cortesia" solo a me, ma temo che ciò sia soltanto un mio intimo desiderio. Lo vedo trattenersi, come in attesa, ma non so di cosa. Forse attende un gesto od una parola da parte mia. Non sono certa di intendere bene. Può darsi che desideri verificare se intendo andare da o con lui oppure no. Poso lo sguardo verso il basso e contemplo una risposta che soddisfi entrambi. Quando risollevo la vista, vedo la sua mano tendersi verso di me, come se mi chiamasse a sé. I miei piedi si muovono in direzione delle acque e, come in passato, il mio corpo si muove, come ipnotizzato, verso di esso. Dopo un tempo indefinito giungo alla sua barca. Mi tende la mano e mi issa a bordo con una leggerezza estrema. Mi avvolge una coperta sul corpo grondante per riscaldarmi. A differenza del passato, queta sera ci sono solo io come passeggero. Mi rivolge un sorriso e mi fa accomodare. Riprende il remo e riprende il viaggio in direzione della Luna. Si gira verso di me. Si porta una mano vicino alla bocca ed emette un leggero soffio. Da questa folata mi giunge una specie di polverina violacea che mi intorpidisce facendomi affondare in un sonno piacevole. Cerco di resistere al sopore per conoscere la meta del viaggio, ma la sonnolenza si insinua profondamente e credo che il traguardo lo conoscerò prossimamente....al prossimo episodio

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