Maria Domenica
Poesia "A una mummia" di Arrigo Boito Mummia fasciata in logori Papiri sontuösi, Mummia che sul sudario Porti l’apoteösi, Perdona se i nepoti, Più culti che devoti, Fan del tuo frale eterno Sì misero governo. Tu, nata al sole, al fulgido Sole del tuo deserto, Al soffio ardente e libero D’un orizzonte aperto, Tu non pensavi, un giorno. Nel gel d’un aer piorno, D’esser messa in vetrina Da una gente latina. O fumo degli olibani! O roride nepenti! Ombrìa profonda e placida De’ patrii monumenti! A così bella pace Ti derubò rapace Una che non ha posa Scienza curïosa. E come appar su putrido Brago una morta bolla, Tu comparisti ai cupidi Stupori della folla; Dal mondo incivilito Fosti segnata a dito Qual prezïoso e pulcro Rifiuto del sepulcro. E venne il paleologo, Divinator de’ segni, A ordir sul tuo sarcofago Cifre di stirpi e regni; Fu vïolato intero Della tomba il mistero; T’han lisciate le chiome E t’han chiamata a nome. Oggi, depositario Di tanta erudizione, Pianta bottega e cattedra Un lurco cicerone Che ti narra all’Inglese (Pur ch’e’ paghi le spese) Storpiando i nomi (o scherno!) Del tuo parlar materno. E nel guatarti il pargolo S’asconde per paura, Poi, nella notte, orribile Sogna la tua figura. Al cinico Narciso Svegli sul labro il riso; Nessun vien col pensiere Di dirti un miserere Eppur chiudesti un’anima In quella sorda testa, Lo sento, e n’è riverbero Quella tua fronte mesta, Eppur sentisti il core Balzarti per amore, Eppur provasti il morso Del pianto e del rimorso. Meglio se fosse in polvere La creta tua tornata Con sì pietoso studio Da’ cari tuoi fasciata. Che voleresti al sole Effluvio di vïole O sabbia in groppa al vento Per l’ampio firmamento. Meglio se fra le torbide Furie dell’Oceà no T’avesse in mezzo ai vortici Travolta l’uragano, Chè avresti le convalli Di perle e di coralli E toccheresti il fondo D’un prodigioso mondo. Qui per andar di secoli Non muterà tua sorte, Vedrai novelli popoli Colle occhïaia morte, E il tempo che ne fruga Non segnerà una ruga Sovra il tuo volto scarmo E freddo come marmo. Ma un dì verrà , novissimo, Che in una cupa valle Cadrem, tremanti, pallidi. Coi nostri errori a spalle, E sentirem la tromba Che spezzerà ogni tomba. Mummia, quella mattina Romperai la vetrina.
Maria Domenica
Maria Domenica