Claudia La Terra
Founder Senior
Gli Adulatori... chi sono?
2018-09-22 06:48:00
Gli adulatori sono in gran numero, ma pochi sanno lodare in maniera nobile e decente. L’ambizione è una caratteristica insita nella natura umana. Quando questa predomina su tutte le altre, rischia di trasformarsi in spasmodica corsa al potere, alla ricchezza, alla fama. E per raggiungere tutto ciò, l’uomo si avvale di comportamenti scorretti e strategie. Una tra queste, l’adulazione, sembra essere quella che più funzioni. Quindi non più un mondo per i forti, ma per i servili e gli ipocriti. Nella società attuale, il comportamento opportunistico ha raggiunto vette irraggiungibili, favorito anche dal fatto che viviamo ossessionati dal giudizio del prossimo, dal quale ricaviamo una nostra identità. E’ inevitabile, a questo punto, che l’adulazione gratificando chi la riceve, favorisca chi la pratica, assicurandogli consensi e favori. L’adulatore - detto anche ruffiano, lecchino e altro – non è più visto in maniera negativa, anzi. E’ normale che un bravo adulatore, si avvalga di regole e tecniche proprie di questa “arte”. Infatti, per prima cosa individua il soggetto da adulare, verso il quale esplica la sua arte in ogni caso e in ogni situazione, senza temere di eccedere. L’adulazione viene praticata anche in assenza del soggetto verso il quale è diretta, l’importante è assicurarsi che tale pratica giunga al prescelto e che questi intuisca chi ne sia l’autore. Non bisogna mai dimenticare di arricchire l’adulazione centrandola su determinati punti quali i figli, la bellezza, l’intelligenza, la professione. E’ un lavoro di grande pazienza che si estende nel tempo e che deve essere espresso con costanza senza temere la concorrenza di altri adulatori. La personalità dell’adulatore non è omogenea ma varia a seconda delle situazioni. Assistiamo quindi a quello che semina oggi per raccogliere domani o quell’altro che si concentra sul potente di turno per trarne immediati vantaggi, o l’altro ancora che generalizza (non si sa mai e allora, nell’incertezza, meglio adulare tutti e sempre). Infine abbiamo l’adulatore che si concentra sul parente del potente e quello che preferisce fare complimenti sperticati per riceverne altrettanti in cambio. Duro il mondo degli adulatori: al risveglio, la mattina, devono mettersi subito all’opera con impegno e portare avanti, per tutta la giornata, il loro lavoro, o meglio arte.
Claudia La Terra
Founder Senior
oggi vorrei Ricordare un Siciliano Doc.. Martire della giustizia e della fede..Rosario Livatino...
2018-09-22 06:41:13
l giudice Rosario Livatino era nato a Canicattì il 3 ottobre 1952. Era stato uno studente brillante, aveva seguito le orme del padre Vincenzo Livatino. Si era laureato con lode all'età di 22 anni presso la facoltà di Giurisprudenza a Palermo. Poi vinse il concorso. Da qui divenne giudice a latere presso il tribunale di Agrigento. Aveva solo 38 anni il giudice Rosario Livatino quando la mattina del 21 settembre 1990 venne inseguito e ucciso lungo la strada statale ss640 che da Agrigento porta a Caltanissetta. L'auto venne speronata. Livatino già ferito ad una spalla tentò la fuga correndo per i campi, ma venne raggiunto e poi ucciso con un colpo di pistola in faccia. Il giudice era da solo, aveva rifiutato la scorta proprio perché voleva proteggere altre vite, e viaggiava a bordo della sua Ford Fiesta rossa. Stava andando al lavoro, al tribunale di Agrigento, quando fu affiancato dall'auto e da una moto dei suoi assassini. Otto mesi dopo la morte del giovane giudice, con senso critico, l'allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga definì «giudici ragazzini» una serie di magistrati neofiti impegnati nella lotta alla mafia. Dodici anni dopo l'assassinio mafioso, Cossiga smentì che quelle affermazioni fossero da riferirsi a Livatino, che invece definì "eroe" e "santo". Papa Giovanni Paolo II lo definì invece «martire della giustizia e indirettamente della fede».
Claudia La Terra
Founder Senior
Non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi
2018-09-20 09:23:38