Claudia La Terra

Founder Senior

sapete Che cos'è il mobbing?

2018-06-21 14:35:37

Oggi si sente sempre più spesso parlare di mobbing, un fenomeno strettamente collegato alle dinamiche professionali e al luogo di lavoro. Ma cos'è il mobbing? Partiamo dall'etimologia del termine. Mobbing è un termine inglese che deriva dal verbo "to mob" che, letteralmente, significa "molestare". Quando una persona è ripetutamente vessata psicologicamente sul posto di lavoro si può parlare genericamente di mobbing: è infatti l'abitudinarietà il concetto cardine del mobbing. In presenza di una "giornata no", di un'umiliazione saltuaria o di una singola azione poco gradevole, un lavoratore non deve quindi considerarsi "mobbizzato". E' solo sul lungo periodo che si può parlare di mobbing: se un lavoratore si sente costantemente aggredito psicologicamente attraverso una strategia comportamentale di cui si intravede uno schema ciclico, allora è possibile essere in presenza di mobbing e prendere provvedimenti, soprattutto dal punto di vista legale. Il mobbing, infatti, è invalidante: la persona "mobbizzata" non di rado sperimenta stati depressivi e ansiosi con una sintomatologia che può riflettersi anche sullo stato fisico e non solo psicologico. Non è affatto facile dimostrare o meno la presenza di mobbing sul luogo di lavoro, tanto che la legislazione risulta essere ancora imprecisa a riguardo. Tuttavia oggi si può far riferimento alle linee guide elencate dalla Corte di cassazione con la sentenza n.10037/2015: si tratta di una serie di punti molto precisi con i quali la presunta vittima può dimostrare di essere vittima di mobbing a patto che ricorrano tutti e sette i punti che andremo a elencare. Le cosiddette vessazioni devono necessariamente avvenire sul luogo di lavoro e non al di fuori di esso Il fenomeno deve essere ripetuto nel tempo e mai riferirsi a singole e sporadiche vessazioni I contrasti devono essere vari, ovvero le azioni ostili con le quali si configura il mobbing devono essere almeno due di quelle elencante nel prossimo punto Le azioni ostili devono essere di varia natura: repentini cambiamenti della mansione lavorativa, minacce, violenze o attacchi alla reputazione del soggetto, isolamento continuato e attacchi alla possibilità di comunicare Deve essere presente un dislivello tra i cosiddetti "antagonisti": il lavoratore "mobbizzato" si trova in una posizione di evidente inferiorità L'intera vicenda avviene attraverso fasi, successive l'una all'altra: dal conflitto mirato si passa al mobbing vero e proprio, che si manifesta attraverso sintomi psicosomatici, errori e abusi, l'aggravamento dello stato generale della salute del soggetto e l'esclusione dal mondo lavorativo E' fondamentale che sia presente un intento persecutorio, uno schema e un disegno premeditato a monte il cui fine sia, per l'appunto perseguitare e tormentare il lavoratore Nonostante la presenza di questi punti, tuttavia, è ancora molto difficile dimostrare la presenza di mobbing poiché la legislazione sta muovendo ora i primi passi di un percorso ancora molto lungo.

Claudia La Terra

Founder Senior

sapete Cos'è la Stepchild Adoption?

2018-06-21 14:34:41

Stepchild Adoption, espressione mutuata dalla lingua inglese, significa letteralmente "adozione del figliastro". Tale espressione dal 2105 è al centro di un intenso dibattito che divide l'opinione pubblica e le diverse fazioni politiche italiane. Quando in Italia si parla di Stepchild Adoption si va infatti a toccare uno dei punti, per la precisione il quinto, della cosiddetta legge sulle unioni civili, anche conosciuta come ddl Cirinnà bis, discussa per la prima volta in senato il 14 ottobre 2015. Tale disegno di legge si pone lo scopo di riconoscere i diritti e doveri delle coppie eterosessuali e omosessuali che non intendono sposarsi ma convivere (le cosiddette coppie di fatto) e delle coppie omosessuali che, invece, vogliono unirsi civilmente in matrimonio. Ed è proprio in tale disegno di legge che rientra il cosiddetto punto (forse il più discusso) sulla Stepchild Adoption, ovvero la possibilità di adozione di un bambino da parte del partner del genitore. La prima finalità della Stepchild Adoption è quella di instaurare un rapporto giuridico e di tutela pari a quello genitoriale tra un bambino e il partner del genitore biologico, benché il bambino non sia legato biologicamente ad esso. In Italia, tuttavia, la Stepchild adoption non è una novità, tanto che esiste dal 1983 benché sia stata sempre applicata alle coppie eterosessuali. Con la legge 184/1983 infatti, si è prevista la possibilità di adottare il figlio del coniuge, con il consenso di quest'ultimo, per tutelare l'interesse del bambino. E se fino al 2007 tale legge era applicabile solo alle coppie sposate, successivamente questo diritto è stato esteso anche alle coppie eterosessuali non sposate ma conviventi, così da instaurare tra il bambino e il partner del genitore un rapporto giuridico fatto da diritti e doveri riconosciuti dallo Stato. La Stepchild Adoption è tornata agli onori della cronaca dopo due sentenze del tribunale di Roma che, nel 2014 e nel 2015, hanno sancito che l'orientamento sessuale di una persona intenzionata ad adottare un bambino non rappresenta un ostacolo all'adozione stessa. Oggi, quindi, quando si parla di Stepchild Adoption si intende l'estensione del diritto di adottare un bambino (con tutti i diritti e i doveri che ne conseguono) da parte di un partner all'interno di una coppia omosessuale. Il punto 5 della legge Cirinnà, quindi, si pone l'obiettivo di colmare un vuoto legislativo e di proteggere l'interesse dei bambini che vivono e crescono all'interno di una coppia dello stesso sesso. In caso di problemi del genitore biologico, in effetti, l'altro genitore (oggi non riconosciuto) non ha alcun diritto o dovere nei confronti del bambino: in caso di morte del genitore biologico, per esempio, il vuoto legislativo di oggi renderebbe il bambino giuridicamente orfano, senza che il partner del genitore biologico abbia alcun diritto nei suoi confronti. All'estero la Stepchild adoption estesa anche alle coppie omosessuali è stata istituita per la prima volta in Inghilterra, seguita poi da altri 28 paesi, dei quali 21 prevedono anche l'adozione di un bambino che non ha alcun legame biologico con nessuno dei due partner.

Claudia La Terra

Founder Senior

sapete Cosa sono i paradisi fiscali?

2018-06-21 14:33:52

Il luogo perfetto per chi possiede molto, ma non ci vuole pagare le tasse sopra. I paradisi fiscali sono quei Paesi che attirano capitali stranieri con una tassazione minima (in alcuni casi addirittura nulla) sui depositi bancari per i soggetti non residenti. In più offrono una serie di servizi accessori, che possono essere leciti o illeciti. Qualche esempio? Il segreto bancario molto spinto e il rifiuto di collaborare con le autorità tributarie degli altri Stati per identificare i titolari di conti e depositi e stanarli. Persino se si tratta di criminali o trafficanti di droga. Spesso i paradisi fiscali sono paradisiaci anche dal punto di vista turistico. Il motivo? Chi scappa coi soldi all’estero, in genere, preferisce posti tropicali dove si fa la “bella vita”. Non è un caso, infatti, che nell’elenco dei paradisi fiscali più noti figurino località come le Barbados, le Bermuda, i Caraibi o le Isole Vergini britanniche. D’altra parte, hanno un loro appeal anche paesi come il Liechtenstein, roccaforte della discrezione dove in caso di emigrazione definitiva è possibile godere una vita da ricchi in tranquillità. Oppure Panama, il paradiso fiscale dei potenti del mondo. Qui hanno nascosto i propri miliardi leader mondiali, miliardari, star del calcio e della tv come il premier britannico David Cameron, il presidente russo Vladimir Putin, il pallone d'oro Leo Messi e l'attore e star di blockbuster Jackie Chan. L’enorme afflusso di denaro dall’estero può rendere i paradisi fiscali paesi molto ricchi. Solitamente, però, a trarne vantaggio è solo una piccola parte delle popolazione locale. Il reddito pro capite del piccolo Liechtenstein, ad esempio, è uno dei più elevati al mondo, grazie anche a una favorevole legislazione bancaria e fiscale che ha indotto molte società straniere a stabilire la loro sede legale nel paese. Ecco i pincipali paesi compresi nella "black list" del Ministero delle Finanze italiano: Alderney, Andorra, Anguilla, Antigua e Barbuda, Antille Olandesi, Aruba, Bahamas, Bahrein, Barbados, Belize, Bermuda, Brunei, Costa Rica, Dominica, Emirati Arabi Uniti, Ecuador, Filippine, Gibilterra, Gibuti, Grenada, Guernsey,Hong Kong, Isola di Man, Isole Cayman, Isole Cook, Isole Marshall, Isole Vergini Britanniche, Jersey, Libano, Liberia, Liechtenstein, Macao, Malaysia, Maldive, Mauritius, Monserrat, Nauru, Niue, Oman, Panama, Polinesia Francese, Monaco, San Marino, Sark, Seychelles, Singapore, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Svizzera Taiwan Tonga Turks e Caicos, Tuvalu, Uruguay, Vanuatu, Samoa.

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