Edmondo Viselli
Manina rosea (Gymnadenia conopsea)
2018-07-26 08:14:51
La Manina rosea (nome scientifico Gymnadenia conopsea (L.) R.Br., 1813) è una piccola pianta erbacea dai delicati fiori rosa, appartenente alla famiglia delle Orchidaceae. Etimologia Il nome generico (Gymnodenia) deriva da due parole greche: gymnos (= nudo) è adèn (= ghiandola) e deriva dal fatto che i retinacoli (le estremità nettarifere con ghiandole vischiose per far aderire il polline agli insetti pronubi) non sono racchiusi nelle borsicole ma sono praticamente “nude”. Il termine specifico (conopsea) deriva sempre dal greco konops e significa letteralmente “simile a zanzara”, probabilmente per la somiglianza che ha il lungo sperone del fiore con l'apparato boccale di quell'insetto, anche se il nome comune (manina rosea) è forse più indovinato (e senz'altro più grazioso). Il binomio scientifico di questa pianta inizialmente era Orchis conopsea, proposta dal botanico e naturalista svedese Carl von Linné (1707 - 1778) in una pubblicazione del 1753, modificato successivamente in quello attualmente accettato (Gymnadenia conopsea) proposto dal botanico britannico Robert Brown (1773 – 1858) in una pubblicazione del 1813. In lingua tedesca questa pianta si chiama Mücken-Handwurtz oppure Mücken-Nacktdrüse; in francese si chiama Gymnadénie moucheron oppure Orchis moucheron; in lingua inglese si chiama Fragrant Orchid. Descrizione L'altezza di questa pianta, fondamentalmente glabra, varia da 20 a 60 cm (massimo 80 cm). La forma biologica è geofita bulbosa (G bulb), ossia sono piante perenni erbacee che portano le gemme in posizione sotterranea. Durante la stagione avversa non presentano organi aerei e le gemme si trovano in organi sotterranei chiamati bulbi, organi di riserva che annualmente producono nuovi fusti, foglie e fiori. È un'orchidea terrestre in quanto contrariamente ad altre specie, non è “epifita”, ossia non vive a spese di altri vegetali di maggiori proporzioni. Distribuzione e habitat Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Euroasiatico – Temperato, ma anche Eurosiberiano (questa specie in Asia, al nord, si spinge fino nella Siberia). Diffusione: in Italia è comune sulle Alpi; rara sugli Appennini; assente in Sicilia e Sardegna. In Europa è altrettanto comune con esclusione dell'area dinarica. In Asia è comune nelle zone settentrionali al nord dell'Himalaya. Habitat: l'habitat tipico di questa pianta sono i prati e pascoli montani, ma anche le schiarite forestali (boscaglie di pini montani e gineprai). Il substrato preferito è sia calcareo che siliceo, con pH neutro, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido. Diffusione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 2400 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e subalpino.
Edmondo Viselli
Felce (Pteridophyta)
2018-07-26 07:46:53
Le Pteridofite (Pteridophyta, dal greco πτερίς "pteris" che vuol dire felce) sono una divisione di piante crittogame vascolari a cui appartengono specie usualmente note come felci, equiseti. Queste piante sono cormofite: sono costituite da un fusto, vere radici e foglie, e posseggono un sistema vascolare. Sono difatti le prime piante terrestri che hanno cominciato a differenziare un sistema di trasporto dei fluidi, permettendo così un ulteriore accrescimento in altezza a differenza delle Briofite (muschi) che non sono riuscite ad affrancarsi totalmente dalla vita acquatica. Le Pteridofite sono organismi aplodiplonti con alternanza di generazioni antitetiche eteromorfiche con netto predominio dello sporofito sul gametofito. Le felci sono un gruppo antico, apparso già nel Devoniano inferiore e rappresentato ancor oggi da circa 11.000 specie. A differenza di Angiosperme e Gimnosperme, le felci non sono dotate di semi ma si diffondono nell'ambiente mediante spore. Struttura Molte felci possiedono foglie vere e proprie (megafilli) a lamina intera o spesso pennata, denominati “fronde”. Le fronde sono provviste di numerose nervature e, nello stadio giovanile, si presentano arrotolate all'apice. L'arrotolamento avviene a causa della crescita più rapida della pagina inferiore dei giovani abbozzi fogliari. Lo srotolamento è definito vernazione circinnata. Nelle fronde la nervatura si ramifica in vari modi: di frequente sono presenti fronde pennate (da 2 a 4 volte), ma si trovano anche foglie indivise con nervatura mediana dominante e nervature laterali poco vistose. Le foglie portano sulla pagina inferiore parecchi sporangi spesso riuniti in gruppi detti sori. Le felci moderne sono suddivise in due gruppi: le felci eusporangiate e le felci leptosporangiate, sulla base del tipo di sporangio. Il fusto delle felci moderne è di solito un rizoma sotterraneo, ma nelle felci arboree tropicali esso può raggiungere dimensioni simili a quelle delle palme. Riproduzione Nelle Pteridofite troviamo un'alternanza di generazione ben distinta: dalla spora, aploide, che germina si sviluppa un protallo o gametofito, a forma ora di tubercolo, ora di lamina (come nelle felci) fissato al substrato tramite rizoidi. I protalli possono essere esclusivamente maschili, esclusivamente femminili oppure ermafroditi a seconda che ospitino organi maschili (anteridi), femminili (archegoni) o entrambe. All'interno degli anteridi sono presenti i gameti maschili (detti talvolta anterozoi), spesso ritorti a spirale, e mobili per la presenza di ciglia. Gli archegoni, strutture a forma di fiasco, contengono invece il gamete femminile, immobile. I gameti maschili entrano, grazie alla presenza di acqua, negli arghegoni e si uniscono al gamete femminile. In seguito alla fecondazione si origina un embrione che si nutre a spese del protallo, a cui rimane attaccato mediante un piede sviluppando subito la piantina vascolare o sporofito che è diploide. La pianta, a ciclo vitale avanzato, origina le spore. Queste sono rinchiuse dentro gli sporangi (spesso raggruppati in sori) e si possono sviluppare sotto la pagina delle fronde fertili o su strutture apposite (es. negli equiseti). Non sempre le foglie sono insieme sporangifere ed assimilatrici, nel qual caso si dicono trofosporofilli; in molti casi esiste una differenziazione fra trofofilli (foglie assimilatrici) e sporofilli (foglie sporangifere o fertili). Le spore possono essere tutte uguali e si parla di Pteridofite isosporee oppure distinte in macrospore (femminili) e microspore (maschili) e si parla di Pteridofite eterosporee. In questo caso anche gli sporangi si suddivideranno in microsporangi e macrosporangi. Inoltre a fianco dei due tipi di riproduzione sessuata e asessuata è frequente nelle Pteridofite la riproduzione agamica. La morfologia autosimilare delle foglie e degli steli costituisce un esempio applicativo dell'utilizzo della geometria frattale nell'interpretazione della natura.
Edmondo Viselli
Digitale (Digitalis)
2018-07-25 14:07:21