Edmondo Viselli

Eringyum alpinum (Regina delle Alpi)

2018-08-01 06:43:30

Regina delle Alpi (nome scientifico Eryngium alpinum L.) è una pianta erbacea perenne dai fiori molto appariscenti appartenente alla famiglia delle Apiaceae. Sistematica Il genere della nostra pianta (Eryngium) comprende oltre cinquanta specie, alcune delle quali (una dozzina) appartengono alla nostra flora spontanea. Nelle classificazioni più vecchie la famiglia del genere Eryngium è chiamata Ombrelliferae ma anche Umbelliferae. Etimologia Il nome del genere (“Eryngium”) fa probabilmente riferimento alla parola che ricorda il riccio: “erinaceus” (in particolare dal greco “erungion” = “eringio”); ma potrebbe anche derivare da “eruma” (= difesa), in riferimento alle foglie spinose delle piante di questo genere. Il nome della specie (“alpinum”) deriva dalla zona d'origine dei fiori. Infiorescenza Il colore dell'infiorescenza è verde brillante alla base e azzurro ametistino (quasi cobalto) nella parte alta (le brattee dell'involucro). La forma è quella di un'ombrella contratta capuliniforme (capolini ovoidi cilindrici di circa 3 cm di altezza e 1,5 cm di diametro) ed è in posizione terminale sui rami principali. Le brattee dell'involucro sono da 12 a 20 a disposizione raggiante e consistenza rigida; sono inoltre bipennatifide (foglie composte le cui foglioline sono a loro volta pennate). I lobi di queste brattee sono setolose, quasi spinose (più esattamente sfrangiate). Lunghezza massima delle brattee: 25 cm. Distribuzione e habitat Geoelemento: l'origine della pianta è endemica della fascia alpina (Endem. Alpica). Diffusione: in Italia è considerata una pianta rara e comunque è presente solamente sulle Alpi (orientali e occidentali, non centrali). È presente anche nella Alpi Dinariche e nel Giura. Habitat: cespuglieti subalpini sassosi e zona delle megaforbiete; la specie è calciofila. Diffusione altitudinale: da 1500 a 2500 m s.l.m.

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Edmondo Viselli

Leontopodium alpinum (Stella Alpina)

2018-07-31 13:06:38

La Stella alpina (nome scientifico Leontopodium alpinum Cass., 1822) è una pianta erbacea perenne dall'aspetto cespitoso delle alte quote alpine appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Etimologia Il termine generico (Leontopodium) significa letteralmente “piede leonino”, ed è un adattamento latino del greco “leontopódion” (λεοντοπόδιον) da “léon” (= leone) e “pódion” (= piede), ed è stato introdotto nella nomenclatura floristica dal botanico Robert Brown (1817) facendo riferimento (non troppo felice) alla forma dei capolini fiorali simili ad una zampa di leone. Il termine specifico (alpinum) è latino e si riferisce alle zone di crescita della pianta. Il binomio scientifico attualmente accettato (Leontopodium alpinum) è stato proposto dal botanico e naturalista francese Alexandre Henri Gabriel de Cassini (1781 – 1832) in una pubblicazione (”Dictionnaire des Sciences Naturelles”, Strasburgo - Edizione 2) del 1822. Precedentemente questa pianta era stata denominata da Carolus Linnaeus con il nome di Gnaphalium leontopodium ed erroneamente posta nel genere Gnaphalium. Descrizione Si tratta di una pianta di bassa statura (8 – 15 cm, massimo 30 cm). La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette generalmente dalla neve, dotate di un asse fiorale eretto e spesso con poche foglie. Tutta la pianta è lanosa (o tomentosa-fioccosa) per limitare l'eccessiva traspirazione in quanto è originaria di habitat aridi (vedi il paragrafo “Corologia”). Distribuzione e habitat Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Orofita – Eurasiatico. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare l'origine di questa pianta sono le zone montuose calde e aride degli altopiani desertici dell'Asia Centrale (altre specie del genere Leontopodium si trovano in queste zone). I rilievi montuosi formatisi nel Miocene hanno contribuito in modo fondamentale alla formazione di varie specie alpine oloartiche tra cui anche la pianta di questa voce. In seguito la “Stella alpina” si è diffusa in Europa in tempi relativamente recenti durante le ultime glaciazioni. Il collegamento con le specie asiatiche è dimostrato ampiamente da diversi studi fatti sul genere Leontopodium dai quali risultano i stretti rapporti filogenetici di parentela con le specie asiatiche pur considerando la notevole disgiunzione geografica tra i due areali. Distribuzione: in Italia questa specie è presente solamente nelle Alpi ed è considerata rara a causa soprattutto della sua raccolta indiscriminata. Oltreconfine è presente nelle Alpi francesi, svizzere, austriache e slovene; sugli altri rilievi montuosi europei si trova nel Massiccio del Giura, Pirenei, Alpi Dinariche, Monti Balcani e Carpazi. Fuori dall'Europa questa specie è distribuita nell'Himalaya e in Mongolia. Habitat: l'habitat tipico di questa pianta sono i pascoli alpini (praterie rase alpine e subalpine); ma anche luoghi rocciosi e pendii franosi (ghiaioni alpini). Il substrato preferito è calcareo con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere secco. Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 1500 fino a 2600 m s.l.m. (massimo 3000 m s.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: subalpino e alpino.

Edmondo Viselli

Aster alpino (Astro alpino)

2018-07-31 12:52:54

L'Astro alpino (Aster alpinus L., 1753) è una piccola pianta erbacea, perenne spontanea dei pascoli alpini appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Etimologia Il nome del genere (Aster) deriva dal greco e significa (in senso ampio) "fiore a stella". Fu introdotto da Linneo nel 1735 ma sicuramente tale denominazione era conosciuta fin dall'antichità. Dioscoride fa riferimento ad un Astro attico (un fiore probabilmente dello stesso genere). Il termine specifico (alpinus) fa riferimento al suo habitat abituale. Il binomio scientifico attualmente accettato (Aster alpinus) è stato proposto da Carl von Linné (1707 – 1778) biologo e scrittore svedese, considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione ”Species Plantarum” del 1753 Descrizione La forma biologica della pianta è definita come emicriptofita scaposa (H scap): ossia è una pianta perennante per mezzo di gemme al livello del terreno e con asse fiorale di tipo cespitoso e subcaule. Distribuzione e habitat Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Orofita - Circumboreale. Distribuzione: è una specie specie montana delle zone fredde - temperate dell'Europa, Asia e Nordamerica. In Italia è una specie frequente nelle Alpi, meno comune negli Appennini dove, verso sud, raggiunge gli acrocori abruzzesi. In Europa è distribuita sui principali sistemi montuosi centro-meridionali come Massiccio del Giura, Massiccio Centrale, Pirenei, Carpazi, Balcani, fino a raggiungere il Caucaso. È presente anche in Asia centrale, in Siberia orientale e in Alaska, da dove verso sud irradia nei principali sistemi montuosi del Canada occidentale e del Nord-Ovest degli Stati Uniti. Habitat: predilige i pascoli alpini e le praterie aride, non disdegna ambienti rupestri o detritici e tollera bene anche substrati e litosuoli ofioliti ultrafemici. Sandro Pignatti nella sua “Flora d'Italia” si dilunga alquanto su vari habitat di questa pianta; qui ne riportiamo alcuni: ha una certa preferenza per le zone esposte a mezzogiorno; nelle Dolomiti è presente su substrati tipo marne ed arenarie raibliane (piano geologico del periodo triassico superiore di facies alpina[8]) e su tufi ladino-carnici (quindi non ha particolari preferenze sia su terreni calcarei che silicei); è inoltre scollegato ad una particolare fascia alpina altitudinale visti i ritrovamenti sia a quote basse (quasi da pianura) che alte. Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a quote comprese tra 1400 - 2800 m s.l.m.; frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: subalpino e alpino. In particolari condizioni ecologiche può scendere fin verso i 300 – 400 m s.l.m. di altitudine o risalire di poco oltre i 3000 m s.l.m..

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