Edmondo Viselli

Hibiscus (Ibisco)

2018-08-01 06:52:03

Ibisco, scientificamente, e similmente Hibiscus, appartiene al genere delle Malvaceae e non indica una sola pianta bensì circa 300. Tra piccoli alberi, arbusti e piante erbacee, sono così numerose le varietà che con questo nome ci regalano fiori quasi sempre meravigliosi. Il nome deriva dal greco, probabilmente a deciderlo è stato un medico, Dioscoride, nel I secolo d.C.. L’Ibisco è però originario dell’Asia Minore, a farcelo conoscere è stato Ghislain de Busbeck, un ambasciatore fiammingo che ha soggiornato a Istanbul, alla corte di Solimano il Magnifico dedicandosi anche allo studiò la botanica e inviando in Olanda vari esemplari poi diffusi nel continente e arrivati fino ai nostri tempi. Oggi cresce tranquillamente anche in Europa anche se è originario delle zone temperate dell’Asia. E’ presente, sempre importato, anche in Nord America e nelle zone tropicali dove ha sviluppato varie specie che arrivano anche a 2 metri. Proprio in centro America, ad esempio, alcuni Ibisco provenienti dalla Cina incrociati ad altri autoctoni hawaiani hanno dato origine a piante spettacolari per dimensioni e colori, anche quelle in oggi diffuse in Australia e Nuova Zelanda non scherzano. In Nord America, originari dei quelle terre, ci sono l’Hibiscus militaris, con larghi fiori campanulati, rosa-crema, e l’Hibiscus moscheutos, con fiori rosso, rosa, bianco, giallo e arancione. Veniamo in Italia: nella Penisola parlare di Ibisco vuol dire parlare di Hibiscus syriacus, specie ornamentale tipo arbusto a foglie caduche con fioritura prevista da luglio ad ottobre, molto diffuso in coltivazione nei giardini e aiuole. Restando sul nostro territorio nazionale troviamo anche Ibisco rosso e particolarmente bello. Oltre a tre specie spontanea diffuse da Nord a Sud, nel Centro, soprattutto vicino a scarpate o rive di fiumi, troviamo l’Hibiscus roseus. Lo si riconosce perché è una bella pianta con alti steli ricoperti di grandi fiori di ibisco colore rosa vivo, quasi rosso. Sempre sul rosso c’è il diffuso Ibisco palustre: è una pianta erbacea con fusto eretti (80–150 cm) che per tutta l’estate produce numerosissimi fiori a forma di imbuto, larghi 15–20 cm, di colore bianco o rosa, ma ne esistono con fiori rosso intenso. Sono specie ibride. Sono note le proprietà farmacologiche dell’Ibisco da tempo: è antisettico, astringente, emolliente, digestivo, diuretico, purgativo, refrigerante, calmante, stomachico e tonico. Non c’è nulla da scartare, tutte le parti della pianta sono utili. Le foglie sono emollienti, diuretiche, refrigeranti e sedative, mentre i petali, i semi ed i calici maturi presentano le proprietà diuretiche e contro lo scorbuto come lo sono anche i frutti. Le radici, invece, molto amare, hanno notevoli qualità emollienti e fanno passare la tosse. I fiori dell’ibisco fanno bene ai capelli in forma di shampoo, il loro estratto, poi, è alla base di cure contro disordini del fegato, alta pressione sanguigna. C’è chi sostiene che l’Ibisco sia afrodisiaco, tutto da verificare, ma nessuno lo ha negato finora al 100%. L’Ibisco, così bello, non può non avere un impiego anche ornamentali: l’Hibiscus syriacus, con la fioritura estiva di fiori bianco, rosa, viola e lilla, è ricercato per dare colore nei giardini, oltre che sui terrazzi o in forma di alberelli isolati e siepi. Anche l’Hibiscus rosa-sinensis, con fiori ad imbuto rosso smagliante, che spuntano uno alla volta dalla primavera all’estate, è spesso ospite dei nostri giardini ma solo se c’è un clima mite. Col freddo preferisce il vaso. Troviamo l’Ibisco anche in cucina: dall’Hibiscus sabdariffa si ottiene il karkadé con cui si confezionano le note tisane e le meno note confetture, inoltre i frutti dell’Hibiscus esculentus si usano come verdura, nel mondo, dove è indicata con i nomi di Gombo, Okra o Bamja. Infine, anche se suona strano, c’è una specie utilizzata nell’industria cartaria perché ricca di cellulosa: l’Hibiscus cannabinus.

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Edmondo Viselli

Eringyum alpinum (Regina delle Alpi)

2018-08-01 06:43:30

Regina delle Alpi (nome scientifico Eryngium alpinum L.) è una pianta erbacea perenne dai fiori molto appariscenti appartenente alla famiglia delle Apiaceae. Sistematica Il genere della nostra pianta (Eryngium) comprende oltre cinquanta specie, alcune delle quali (una dozzina) appartengono alla nostra flora spontanea. Nelle classificazioni più vecchie la famiglia del genere Eryngium è chiamata Ombrelliferae ma anche Umbelliferae. Etimologia Il nome del genere (“Eryngium”) fa probabilmente riferimento alla parola che ricorda il riccio: “erinaceus” (in particolare dal greco “erungion” = “eringio”); ma potrebbe anche derivare da “eruma” (= difesa), in riferimento alle foglie spinose delle piante di questo genere. Il nome della specie (“alpinum”) deriva dalla zona d'origine dei fiori. Infiorescenza Il colore dell'infiorescenza è verde brillante alla base e azzurro ametistino (quasi cobalto) nella parte alta (le brattee dell'involucro). La forma è quella di un'ombrella contratta capuliniforme (capolini ovoidi cilindrici di circa 3 cm di altezza e 1,5 cm di diametro) ed è in posizione terminale sui rami principali. Le brattee dell'involucro sono da 12 a 20 a disposizione raggiante e consistenza rigida; sono inoltre bipennatifide (foglie composte le cui foglioline sono a loro volta pennate). I lobi di queste brattee sono setolose, quasi spinose (più esattamente sfrangiate). Lunghezza massima delle brattee: 25 cm. Distribuzione e habitat Geoelemento: l'origine della pianta è endemica della fascia alpina (Endem. Alpica). Diffusione: in Italia è considerata una pianta rara e comunque è presente solamente sulle Alpi (orientali e occidentali, non centrali). È presente anche nella Alpi Dinariche e nel Giura. Habitat: cespuglieti subalpini sassosi e zona delle megaforbiete; la specie è calciofila. Diffusione altitudinale: da 1500 a 2500 m s.l.m.

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Edmondo Viselli

Leontopodium alpinum (Stella Alpina)

2018-07-31 13:06:38

La Stella alpina (nome scientifico Leontopodium alpinum Cass., 1822) è una pianta erbacea perenne dall'aspetto cespitoso delle alte quote alpine appartenente alla famiglia delle Asteraceae. Etimologia Il termine generico (Leontopodium) significa letteralmente “piede leonino”, ed è un adattamento latino del greco “leontopódion” (λεοντοπόδιον) da “léon” (= leone) e “pódion” (= piede), ed è stato introdotto nella nomenclatura floristica dal botanico Robert Brown (1817) facendo riferimento (non troppo felice) alla forma dei capolini fiorali simili ad una zampa di leone. Il termine specifico (alpinum) è latino e si riferisce alle zone di crescita della pianta. Il binomio scientifico attualmente accettato (Leontopodium alpinum) è stato proposto dal botanico e naturalista francese Alexandre Henri Gabriel de Cassini (1781 – 1832) in una pubblicazione (”Dictionnaire des Sciences Naturelles”, Strasburgo - Edizione 2) del 1822. Precedentemente questa pianta era stata denominata da Carolus Linnaeus con il nome di Gnaphalium leontopodium ed erroneamente posta nel genere Gnaphalium. Descrizione Si tratta di una pianta di bassa statura (8 – 15 cm, massimo 30 cm). La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap), ossia sono piante erbacee perenni, con gemme svernanti al livello del suolo e protette generalmente dalla neve, dotate di un asse fiorale eretto e spesso con poche foglie. Tutta la pianta è lanosa (o tomentosa-fioccosa) per limitare l'eccessiva traspirazione in quanto è originaria di habitat aridi (vedi il paragrafo “Corologia”). Distribuzione e habitat Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Orofita – Eurasiatico. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare l'origine di questa pianta sono le zone montuose calde e aride degli altopiani desertici dell'Asia Centrale (altre specie del genere Leontopodium si trovano in queste zone). I rilievi montuosi formatisi nel Miocene hanno contribuito in modo fondamentale alla formazione di varie specie alpine oloartiche tra cui anche la pianta di questa voce. In seguito la “Stella alpina” si è diffusa in Europa in tempi relativamente recenti durante le ultime glaciazioni. Il collegamento con le specie asiatiche è dimostrato ampiamente da diversi studi fatti sul genere Leontopodium dai quali risultano i stretti rapporti filogenetici di parentela con le specie asiatiche pur considerando la notevole disgiunzione geografica tra i due areali. Distribuzione: in Italia questa specie è presente solamente nelle Alpi ed è considerata rara a causa soprattutto della sua raccolta indiscriminata. Oltreconfine è presente nelle Alpi francesi, svizzere, austriache e slovene; sugli altri rilievi montuosi europei si trova nel Massiccio del Giura, Pirenei, Alpi Dinariche, Monti Balcani e Carpazi. Fuori dall'Europa questa specie è distribuita nell'Himalaya e in Mongolia. Habitat: l'habitat tipico di questa pianta sono i pascoli alpini (praterie rase alpine e subalpine); ma anche luoghi rocciosi e pendii franosi (ghiaioni alpini). Il substrato preferito è calcareo con pH basico, bassi valori nutrizionali del terreno che deve essere secco. Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare da 1500 fino a 2600 m s.l.m. (massimo 3000 m s.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: subalpino e alpino.

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